di Claudio Russo - twitter: @claudioruss
Male con il Napoli, così così con Gremio e Valencia, bene con il Cile, da valutare con il Queens Park Rangers. Qual è il vero volto di Eduardo Vargas?
A far innamorare il reparto scouting del Napoli, nell'autunno del 2011, fu una cavalcata mostruosa nella Copa Sudamericana dell'U. de Chile. Trascinata da un ragazzo dai tratti tipicamente sudamericani, che sulla fascia destra di un 4-3-3 faceva sfracelli e segnava gol a ripetizione fino a conquistare il simbolico secondo posto nella lotta per il Pallone d'Oro sudamericano alle spalle di un mostro sacro come Neymar.
Lo voleva il Chelsea, e tante altre squadre. La spuntò il Napoli di Mazzarri, Cavani-dipendente e monoschematico nel suo 3-5-1-1. Presentazione in grande stile, d'altronde stava arrivando a Napoli un gran giocatore o almeno un calciatore con grande potenziale. Hotel Vesuvio, golfo sullo sfondo, il sole che illumina il volto di un Vargas timido, ma che sembrava avesse le stimmate del predestinato, di colui che avrebbe preso il posto lasciato vacante dal Pocho Lavezzi.
Escludendo le prime prove, in cui dimostra di essere acerbo, soltanto una tripletta con l'AIK Solna in Europa League. Unica perla in mezzo a tantissime ombre, a partire con il rapporto quasi nullo con Mazzarri che parlava solo italiano e che lo schierava prima punta o i compagnia di Insigne, ed un carattere, pare, non facilissimo anche a livello di integrazione con i compagni. L'investimento vacilla, si decide di mandarlo via. Gremio prima, Valencia poi. Ma in Brasile e in Spagna, nella Liga, non eccelle. Qualche luce qua e là, ma del giocatore dell'U.de Chile è rimasto poco.
Ci prova Benitez, a rianimarlo, a Dimaro. Lo prova esterno destro nel suo 4-2-3-1, ma le scarse potenzialità nella fase passiva di gioco, quella che vorrebbe l'esterno offensivo ripiegare a centrocampo, non gli fanno avere il veto. Anzi, fanno avere a Vargas il foglio di via. Rinnovo di contratto, un segnale comunque di fiducia (l'ultimo?), e prestito al Queens Park Rangers. Oneroso, con diritto di riscatto a 10 milioni. Non sia mai dovesse andar bene, il Napoli rientrerebbe della spesa fatta per portarlo in Europa.
In Inghilterra l'avventura, come sempre, è dominata da luci ed ombre. Un inizio balbettante, poi il primo gol a settembre ed una doppietta al Liverpool. La costante però si chiama Cile: quando Edu veste la maglia della Roja si trasforma. E' sempre stato così, e la consacrazione è arrivata durante il Mondiale brasiliano con cui ha espresso prove decisamente superiori alla media, o quantomeno migliori rispetto alla pochezza mostrata con la maglia del Napoli.
Il problema adesso qual è? Per il Napoli, nessuno: la società azzurra lo ha piazzato nel modo migliore, e se dovesse riuscire a cederlo si metterà alle spalle i rimpianti di quel ragazzo che, trascinando l'U.de Chile, si era conquistato l'Eruopa a suon di gol. E che poi, dopo un'esperienza che scialba è dir poco, difficilmente ha trovato continuità di rendimento. A meno che non vesta la Roja. 18 reti in 36 partite non sono un caso. O forse sì, di quelli da far studiare ad uno psicologo. Perchè la metamorfosi di Edu Vargas è un mistero di cui, chissà, un giorno si verrà a capire il perchè.
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