E' tempo di voltare pagina: quando l'uomo conta più del calciatore

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E' tempo di voltare pagina: quando <i>l'uomo</i> conta più del <i>calciatore</i>

E così volge al termine (o almeno così pare, poi le sorprese sono sempre dietro l’angolo) l’avventura di Manolo Gabbiadini a Napoli. Arrivato in pompa magna all’ombra del Vesuvio nell’inverno del 2015 dopo sei mesi sensazionali alla Sampdoria, sotto la gestione Benitez è risultato a tratti straripante mettendo a segno nel solo girone di ritorno, tra campionato e coppe varie, undici gol in trenta partite. Un semestre a certi livelli, però, in una piazza come quella campana ed in una società tanto ambiziosa, non possono bastare ed infatti dopo l’addio del tecnico spagnolo è iniziato un lento declino.

Sotto la guida Sarri la percentuale di gare disputate è diminuita notevolmente e non a caso sono state 47 i gettoni messi insieme, conditi da soli, si fa per dire, nove centri. Dietro questa involuzione ci sono una serie di fattori che vanno dalla poca compatibilità al 4-3-3, diventato elemento cardine del “sarrismo” e con un gran lavoro spalle alla porta richiesto alla punta, fino ad arrivare ad un carattere non troppo esuberante che spesso lo porta ad incupirsi. Non può non incidere, inoltre, sulla psiche di un atleta l’andamento a dir poco straripante dei vari competitor con i quali si è trovato a lottare per una maglia da titolare: prima Gonzalo Higuain che infrange ogni record della storia degli attaccanti della Serie A, poi Arkadiusz Milik, con un impatto con la realtà di Napoli spaventoso, specie se si considera il fatto che, pronti-via, ha subito segnato a raffica, ed infine Dries Mertens, rivelatosi a quasi 30 anni un “nueve” non proprio autentico, ma nemmeno troppo “falso”.

Detto ciò, nonostante le critiche a volte feroci ed un’infelicità per il poco spazio, a Manolo, come uomo, noi tutti non possiamo far altro che inchinarci. Mai una parola fuori luogo, mai una polemica, con la società, con l’allenatore ed anche con i tifosi, che, per amore del vero, lo hanno sempre difeso a spada tratta. A sugellare il tutto, poi, il penalty trasformato a Firenze a tempo scaduto che ha regalato un punto fondamentale al Napoli contro la Fiorentina. Le strade di Gabbiadini e del Napoli probabilmente si divideranno, ma non c’è alcun dubbio che la piazza azzurro non dimenticherà mai questo bergamasco forse un po’ cupo ma che nasconde, dietro quello sguardo a tratti quasi triste, un cuor di leone enorme. Non resta altro da fare che voltare pagina e ripartire, magari dalla Germania, dove il Wolfsburg pare pronto a tornare alla carica per lui. E Napoli gli augura ogni tipo di bene e di successo.

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