La sensazione non è delle migliori, si presuppone. Vinci un campionato di Serie B, hai i riflettori addosso, il tuo cartellino è di proprietà di una grande società dal passato vincente e dal presente in ricostruzione. Potresti giocarti una maglia da titolare, invece no. Finisci per seguire quello che è stato il tuo direttore sportivo, in un club del tutto nuovo dove di spazio, in realtà, è già praticamente scritto che ne troverai poco.
Gabriel, a scanso di equivoci, finirà la stagione con tre presenze in tutto. Zero in campionato, tre in Europa League con due gol subiti. L'inizio non fu dei migliori, alla prima amichevole all'Allianz Riviera contro il Nizza non regalò una grande prova: reduce da un'annata sciagurata con Rafael e Andujar, la porta del Napoli necessitava maggiori sicurezze e la presenza di Pepe Reina sembrava chiudere la porta a qualsiasi altro pretendente. "Sono venuto in azzurro per il grande progetto del Napoli, voglio che la mia carriera cresca. Tra campionato, Europa League e Coppa Italia e spero poter disputare molte partite" raccontava Gabriel a GloboEsporte il 1 agosto. La stagione non era ancora iniziata.
La concorrenza con Reina non c'è praticamente mai stata, a prescindere dalle parole del brasiliano ("Pepe è una persona spettacolare, lo seguo dai tempi del Liverpol e spero di imparare con lui. La concorrenza è sana e ti spinge a dare il massimo in allenamento per guadagnarti le tue possibilità. Con Rafael siamo molto amici e non c'è alcuna rivalità. Tutto questo ti aiuta a maturare. Io lavoro per essere pronto quando il mister mi chiamerà in causa, è questo il mio obiettivo"): Sarri lo ha buttato dentro contro Legia Varsavia (due volte) e Club Bruges, tra il primo ottobre ed il dieci dicembre. 106 giorni di panchina, potenzialmente 155.
Al suo arrivo confermò l'importanza della presenza dell'ex direttore sportivo del Carpi Cristiano Giuntoli, che lo prese l'anno scorso in Emilia-Romagna: "Ho scelto Napoli perché credo nel progetto di un club che vuole lottare per i vertici. Naturalmente la presenza di Giuntoli è stata molto importante per me, qui posso crescere come giocatore. Futuro? Al termine della stagione i due club si siederanno ad un tavolo per valutare le diverse opzioni. Adesso mi preoccupo solo del presente" dichiarò il 26 settembre a Goal.com. Qualche giorno dopo, avrebbe debuttato alla Pepsi Arena nella serata che vide Gonzalo Higuain segnare uno dei gol più belli dell'anno.
Sta imparando, Gabriel. A differenza di Rafael, affondato l'anno scorso dietro una serie di errori che hanno finito col minare la sua condizione psicologica (non è che poi Andujar abbia fatto meglio, al suo posto), il 23enne brasiliano ha ancora tanto tempo per imparare come lui stesso ha dichiarato: "Sarri è bravissimo, cura tutti i dettagli e mi ha sorpreso tanto la sua maniacalità. Cerca molto di lavorare anche sulla mentalità dei giocatori, sono molto contento di lavorare con uno come lui. Posso apprendere tanto, ci insegna davvero molto. Mi sono trovato subito a mio agio, il gruppo qui è spettacolare a prescindere dalle varie nazionalità". Tanti elogi ad un allenatore che, tuttavia, sulla gestione del gruppo è decisamente rigido: in campionato spazio a Pepe Reina, senza se e senza ma. Certo, Gabriel può ancora imparare tanto ("Pepe era uno di quelli che guardavo quando ero più piccolo, è fantastico per me lavorare con lui. Apprendo tanto, anche dal punto di vista personale è un grande poiché è sempre allegro. Con lui posso crescere e migliorare tanto" a Kiss Kiss Napoli).
Sfortunatamente per lui, le esperienze secondarie del Napoli (Europa League e Coppa Italia) sono finite praticamente subito. Dieci partite in tutto tra seconda competizione europea e coppa nazionale: eliminazione ai sedicesimi di finale con il Villarreal, eliminazione ai quarti di finale contro l'Inter. E' ovvio che possa trasparire un po' di delusione dalle parole di Gabriel a SKY ("Quando ho deciso di andare a Napoli ho valutato tante cose, non era semplice, venivo da un anno spettacolare a Carpi con la promozione. Sono soddisfatto di quello che ho vissuto con Sarri, non mi pento della scelta anche se ho giocato meno di quello che mi aspettavo") ma, considerato il ritorno di Luigi Sepe dalla Fiorentina - ed il suo essere cresciuto nel vivaio, importante in chiave europea - ed il contratto che legherà ancora per un biennio Pepe Reina al Napoli...il futuro di Gabriel non dovrebbe essere azzurro. Decisamente no.
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