Di seguito proponiamo un articolo scritto da Vittorio Zambardino, collega di Wired.it, al direttore di Repubblica Mario Calabresi.
Caro Mario Calabresi,
t’hanno fregato. Avevi detto di volere un giornale che pensasse ai fatti, che li analizzasse, che li raccontasse senza isteria. E invece ieri, on line, avete guidato una gogna di insulti, lordura e condanne anticipate contro un colpevole di parola. Ecco ti prendo a pretesto per dire che io sono sempre dalla parte del colpevole. Perché non è che poi siate rimasti soli. Siete stati in tanti a chiedere la testa di Maurizio Sarri e perfino del Napoli – ascolto dal video di un eletto mezzobusto dei tuoi – ma mi chiedo cosa saprebbe fare qualche killer scelto siculoparigin, questa idea che il giornalismo sia scegliere un colpevole e massacrarlo fino a farlo a pezzi.
Bravi. Dietro vi son venuti tutti. Eravate così impegnati a bruciare Sarri che non vi siete accorti nemmeno, nel senso che ve ne siete accorti pochino, dell’emendamento Della Zuanna. Che io trovo francamente incompleto: non vedo perché limitarsi a punire chi fa fecondazione assistita o utero in affitto (maternità surrogata no?) sul pianeta terra.
E se Astrosamanta nel prossimo volo si mette ad affittare l’utero nello spazio, che facciamo la lasciamo libera?
Vedi, caro Mario, io so che cosa è l’omofobia. L’ho patita a tredici anni, quando imparai a difendermi con le mani, e l’ho patita nella redazione che tu adesso dirigi. L’hi patita per la verità anche a vuoto, quando non ce n’era “motivo” ma una volta “a ragione”. Ricordo un giovanotto che contava molto che faceva la voce effeminata quando passava davanti alla mia porta. Ricordo i rapidi cambi di discorso al mio apparire. Ricordo il vostro, il loro silenzio. Non mi sento vittima. Ho sempre ignorato alla grandissima i discriminatori “territoriali”, lavorativi come sui confini della sessualità, amando donne e uomini come e quando mi pareva. Ma una cosa mi è rimasta, questa sì’: mi sento sempre dalla parte dei colpevoli. Eh lo so, con te questo discorso potrebbe prendere una brutta piega, ma non la prenderà, “sta senza pensiero”.
Il punto è che il colpevole e la vittima non sono la stessa cosa e non sono facilmente identificabili. L’identificazione è controintuitiva. Io che sono per matrimoni gay, fecondazioni e tutto quanto non è previsto in quel loffio provvedimento ora all’esame del senato, vedo però che la nostra società si è perfusa di “gay di professione”. Hanno fatto del ghetto la loro forza. Del perbenismo la leva che solleva il loro mondo. Come sindacalisti corrotti, i loro “lavoratori” stanno in miniera, e fanno vita mediatica o anche solo prendono uno stipendiuccio parlamentare o una casetta comunale. E ce ne sono, ce ne sono. E voi li adorate, oh se li adorate, perché vi permettono di dire che voi siete i buoni e i progressivi e gli altri sono il maligno. Ebbene, io difendo Sarri e il suo insulto, che peraltro, converrai, è stato denunciato per pura convenienza di “real politk” calcistica, per destablizzare un concorrente.
Torniamo a noi. Con voi milioni di italiani che ieri si sono indignati contro Sarri. Ma come, vi sarete detti, dobbiamo punire questo schifo. Caro Mario, lo schifo è tanto più dentro le vostre organizzazioni che non lo immagini, è una cosa che hai capito, quando hai detto che siamo fustigatori di una realtà e poi raccontiamo maluccio, l’hai detto nel tuo discorso programmatico.
Ti racconto un aneddoto per rafforzare il concetto,
Qualche annetto fa – non sono io il protagonista perciò debbo essere assai evasivo – uno di voi ha subito un’aggressione notturna molto brutta, perché certi aspetti della vita gaya lo sono, sono aspetti pericolosi ed esposti, i diritti servono anche a questo, ad eliminare la clandestinità. Lui voleva testimoniare quello schifo. Voleva scriverne. Uno più autorevole fra voi gli chiese di lasciar perdere, “altrimenti in questo giornale non vai avanti”. Non posso far nomi, ma, Mario Caro, fidati, è successo davvero. Mi risuonavano queste cose nelle orecchie mentre leggevo la parola “orrore” sul tuo giornale a proposito di Sarri.
E così voi, con milioni di italiani, ieri vi siete indignati, e vi siete puliti le unghie sulla strega Sarri. Che ha torto. Ma io amo il torto. Il torto dice tutto della vita. Pensa, Delitto e Castigo non sarebbe mai scritto se Dostoeviskij si fosse messo dalla parte della vittima, cosa che pur fece. E nemmeno i Fratelli Karamazov. Ecco perché in Italia non ci sono grandi romanzi, perché Manzoni non si è mai messo dalla parte di don Rodrigo. Forse Pasolini, forse Busi, e infatti non scrive da nessuna parte.
Amo il torto. Amo la mia città. Soprattutto quando è sporca e quando vi disgusta. L’anno scorso avrei voluto che fossero puniti i cori che invocavano il Vesuvio, non è carino sentirsi augurare che una cinquantina di parenti vivi e la tomba dei propri genitori vengano sepolti dalla lava. ma il potere sportivo e mediatico decise che erano solo sfottò. Froci sì, napoletani no (e dico meno male, riconosco la libertà altrui di augurarmi la morte, ovviamente ricambiando).
E ora non mi rivolgo più a Calabresi, ma a voi, milioni di anime belle fra le quali abbondano i miei amici Facebook. Vedete, questo vostro amore per la gogna non è originale. Questo vostro desiderio di condanne esemplari e gesti riparatori non è una vostra invenzione. È la folla che sceglie Barabba: leggete anche voi un libro che sto leggendo in questi giorni, “Novantatré” di Mattia Feltri, parla dell’anno fatale di Tangentopoli. Vedrete che le tricoteuse del Movimento 5 stelle, quelli che augurano ai ministri di essere stuprate per dire i peggiori, sono pacifisti innocui al confronto di ciò che si disse in quei giorni. Siete così, forse dovrei dire siamo, perché in quei giorni fui anche una parte di quella latrina nazifascista cui demmo vita come paese.
Perché, vedete, miei amati, a noi è estranea la nozione che si chiama stato di diritto, e quell’altra che si chiama libertà di espressione. Per cui è difficile far capire al “frocio” che vuole liberarsi che i suoi diritti dovranno essere sacri per tutti, come sacro per lui (laicamente sacro) dovrà essere il diritto di chi vuol dire: “a me due uomini che si baciano fanno schifo”. È un’espressione che mi ripugna. Ma la libertà è la protezione di chi ti ripugna dal tuo pugno.
Sarà che io son fatto male – come direbbe Mancini, ho sessant’anni, anche di più, è una colpa, chissà se vecchio cazzone è meno offensivo di “frocio”? – ma penso sempre che se riesci a capire il tuo avversario e a tenere insieme due idee, fra loro contraddittorie, capirai meglio la realtà. Se riuscirai a capire cioè che Mancini è insieme una persona offesa, che forse si è dovuta nascondere una vita, ma che in questa occasione sta facendo il paraculo perché vuole danneggiare e destabilizzare un concorrente diretto, io trovo che questa sia una comprensione migliore della realtà.
I fatti sono complessi, maledettamente complessi, i giornalisti dovrebbero saperli raccontare, non dovrebbero lisciare il pelo alla canaglia sanguinaria. Non dovrebbero imbarcarsi nella missione di cambiare il mondo, basterebbe raccontarlo per com’è. Altrimenti il povero professor Eco ne esce completamente delegittimato: i social hanno dato la parola agli imbecilli rompendo il monopolio dell’imbecillità sanguinaria dei giornalisti e dei professori.
Alla luce di tutto questo io trovo discretamente infami e di volta in volta, goffi, ridicoli, ipocriti i pezzi usciti ieri e oggi. Compresi quelli usciti sui giornali e i siti napoletani che prendono le distanze.
Ipocriti perché l’ipocrisia è un rifugio facile, mentre la comprensione è sempre meglio del dogma, ma è faticosa. Ma sarebbe un mondo migliore se tutti lo facessimo, no?
Ma non lo fa nessuno. E io mi sento un po’ stanchino, Forrest. Va be’ saluti
Dal vostro Profilo Sarrista Vittorio Zambardino
Viva Napoli, viva la monnezza, viva Diego Maradona e le sue narici, viva Maurizio Sarri, stronzo omofobo.