Le carote prima e le uova poi non hanno che rispedito al mittente una frittata preparata dalla Roma ai tifosi con una striscia di sconfitte e pareggi deludenti e servita in un piatto gelido con l’eliminazione dalla Coppa Italia. Ma dalle provocazioni «culinarie» alle minacce di morte il passo è stato a dir poco breve. «11 calciatori, 11 bare» è la scritta comparsa la notte tra giovedì e venerdì sui muri esterni del centro sportivo di Trigoria. Una frase intimidatoria, firmata «Asr», vergata con vernice nera a poche ore dalla contestazione davanti agli Studios di via Tiburtina e a poche settimane da quella che era sembrata solo una provocazione goliardica. Il primo dicembre in trenta si presentarono davanti al Bernardini con cinquanta chili di carote: «Buon appetito conigli!» augurarono ai giallorossi dopo il pareggio sul campo del Bologna, l'umiliante 6-1 patito al Camp Nou contro il Barcellona e la sconfitta in casa 2-0 contro l'Atalanta.
Dall’ironia alla volgarità, con gli insulti e le uova lanciate giovedì sera contro il pullman con a bordo i giallorossi. Per quello sfogo di duecento tifosi, allontanati dagli agenti della Digos e del Reparto Mobile, la Questura non ha preso provvedimenti. Una contestazione decisa e forte, che avrà forse reso la cena di beneficenza indigesta. Niente più. Dalla rabbia al delirio delle minacce di morte il passo è stato uno scatto in tempi record. La stessa frase lapidaria, comparsa a Trigoria, è stata copiata e incollata in un altro muro della città. Tanto per ribadire il concetto. La partita imperdibile di domani è un esame facile per Garcia, mai così a rischio esonero. I giallorossi giocheranno quasi allo specchio, con un Genoa agli abissi della classifica, contestato dai tifosi ed eliminato dalla Coppa Italia il giorno prima della Roma da quell’Alessandria che sfiderà lo Spezia. Una prova semplice, per rimettere a posto una panchina mai tanto traballante, ma che pesa sulle spalle di Garcia come un macigno. Il traghettatore che potrebbe riportare i giallorossi a riveder le stelle è alle porte, sognando Conte.
Ma intanto la battaglia per difendere la squadra dal tracollo, è iniziata. Le scuse di Pallotta non bastano: ieri mattina sui cartelloni pubblicitari ai lati della strada che porta ai campi del Bernardini sono apparse le scritte: «Noi romani e romanisti vi urliamo indegni. Ominicchi senza palle, solo la maglia» e «Non meritate questa maglia e questa città. Indegni, tutti colpevoli, giocatori e società». «Roma non si discute, si ama» cantava Venditti e cantava la curva Sud prima di sfidare i divisori decisi dal Prefetto Gabrielli per questioni di ordine pubblico. Ma i tifosi, disertato lo tadio ben prima della battaglia con la squadra a partire dal declino post derby, vestono la maglia dei contestatori. Voltate le spalle ai giocatori ancora vincenti, per sfidare la Questura, fischiano, insultano e portano avanti una guerra dalla quale si sono ritirati oltre un mese fa. Roma si ama(va) e si discute. Garcia, imperturbabile come sempre, agli invitati di giovedì sera aveva detto: «Dopo la tempesta arriverà il sole, ci saranno ancora belle giornate». Se parlasse del suo incarico o delle sorti giallorosse non è chiaro.