Ciò che succede in campo, rimane in campo. Questo è risaputo: dal campetto della Chiesa sino ai campi di serie A, ogni giocatore non porta risentimenti verso gli avversari e, soprattutto, nei confronti dei compagni. Tutto ciò che si verifica in campo, finisce lì. Così come finirà tra le mura di S.Antimo lo screzio tra Negro ed Otranto.
Cosa è successo? Siamo nel secondo tempo, minuti di recupero. Il Napoli riparte in contropiede e la difesa del Frosinone è in evidente difficoltà: tre contro tre. A destra Luise, a sinistra Otranto e al centro Negro portatore di palla. Otranto si smarca, il suo avversario è lontano e gli lascia campo libero. "Solo": urla Otranto al compagno agitandosi per farsi vedere. Negro s'intestardisce, cerca la porta: tira e il portiere si oppone. La palla gli torna tra i piedi, tira ancora e stavolta è rete. Otranto, però, non l'ha digerita. Non va verso il compagno ad esultare: rosso in viso, accigliato. Aspetta che Negro torni all'altro lato del campo per affrontarlo: non si capisce bene, ma scuote vistosamente il dito indice come a dire: "Non si fa così". Allora, Negro deve difendersi e, stavolta si sente chiaramente: "Eri in fuorigioco". Otranto non ci sta e replica: "Ma quando mai". Finisce lì, il Frosinone batte il calcio d'inizio a centrocampo e gli animi si placano.
Cosa sia successo negli spogliatoi non lo sa nessuno: solo il mister e i ragazzi. Però, quel che è sotto gli occhi di tutti è la disapprovazione di Otranto. Negro ha effettivamente peccato di egoismo, non gli ha passato la palla. Da buon attaccante, ha preferito tirare in porta per cercare il gol e scalare la classifica marcatori. Ci è riuscito e, screzi a parte, va bene così.