Notizie Calcio - Si chiamava “Poker senza Zaniolo” la chat WhatsApp finita al centro dell’inchiesta della procura di Milano sulle scommesse clandestine nel mondo del calcio. Un nome ironico, ma significativo, perché Nicolò Zaniolo – all’epoca ancora alla Roma, oggi alla Fiorentina – non era tra i partecipanti. Lo erano, invece, diversi nomi noti: Sandro Tonali e Nicolò Fagioli, entrambi in Nazionale; Leandro Paredes, campione del mondo con l’Argentina; l’attaccante Cristian Bonaiuto del Padova (ex Cremonese); il portiere della Juventus Mattia Perin; il centrocampista bianconero Weston McKennie e il difensore spagnolo Junior Firpo, ex Leeds United.
Secondo le accuse, il gruppo utilizzava quella chat per organizzare partite di poker su piattaforme online non autorizzate. Alla regia di tutto, secondo la Guardia di Finanza, c’era Tommaso De Giacomo – noto come "Tommy" – figura chiave nell’organizzazione delle poker room virtuali e nell’intermediazione tra i calciatori e i siti illegali. Come si legge nel decreto di sequestro firmato dalla gip Lidia Castellucci, De Giacomo si occupava di creare gli account per ogni giocatore, ricaricare i conti con ingenti somme (fino a 10.000 euro ciascuno) e gestire l’accesso alle partite.
In una conversazione risalente al 15 novembre 2022, lo stesso De Giacomo spiegava a Fagioli: “Creo un account per ognuno, carico i soldi e vi faccio giocare… posso creare un tavolo privato, ma non è facile organizzarlo in 4 minuti”. A un certo punto, alcuni membri della chat hanno provato a spostarsi su un’altra piattaforma con commissioni (rake) più basse.
Fu proprio Perin a suggerire un nuovo sito, distribuendo credenziali e istruzioni fornite da un contatto non identificato. Anche Bonaiuto dichiarò di aver utilizzato, durante il lockdown, una piattaforma simile e senza commissioni. Questa iniziativa non piacque a De Giacomo, che reagì subito. Secondo gli inquirenti, Fagioli lo avvisò del tentativo di cambiare sito e Tommy replicò seccamente: “Prova a giocare un centesimo sul sito di Perin e smetto di parlarti”.
Per evitare la "fuga" degli altri giocatori, Fagioli avrebbe quindi riferito ai compagni di presunti problemi tecnici con il nuovo sito, indirizzandoli nuovamente verso la piattaforma gestita da De Giacomo, che nel frattempo ne aveva proposta un’altra con commissioni equivalenti a quelle del sito segnalato da Perin.
In questo contesto, Fagioli ha avuto un ruolo centrale: distribuiva credenziali ai partecipanti e faceva da ponte tra i calciatori e De Giacomo, che gestiva il denaro e le piattaforme. Per questo, secondo gli investigatori, non era solo un utente, ma un vero intermediario. “Ho indicato a Zaniolo il sito illegale su cui scommettere su roulette e poker”, ha ammesso Fagioli agli inquirenti. Tuttavia, in quella chat di poker, Zaniolo – come già suggeriva il nome – non figurava.
I sospetti cominciano a crescere anche all'interno del gruppo. È Mattia Perin, infatti, a sollevare i primi dubbi: “Non giocano perché non è il loro sito, ora scopriamo la polvere sotto il tappeto… si svelano gli altarini, questa cosa mi puzza”.