a Juventus campione d'Italia ma non solo. La stagione 2011/12 della nostra Serie A è davvero stata un'annata a forti tinte bianconere. Ecco tutti i voti di fine campionato: il nostro pagellone.
JUVENTUS 10+: molto si è detto, molto si dirà. Non resta che dare il massimo dei voti possibili alla squadra che ha vinto il campionato esprimendo il calcio migliore grazie al migliore allenatore dell'anno, Antonio Conte. La stagione perfetta. E non solo per l'imbattibilità da record, le 21 partite senza incassare gol e uno scudetto vinto nonostante nemmeno un attaccante sia andato in doppia cifra.
UDINESE 10: non solo si sono confermati quando nessuno avrebbe pensato che il miracolo si potesse compiere di nuovo. Hanno addirittura migliorato il piazzamento in classifica della stagione scorsa: dal quarto al terzo posto nell'anno in cui sono stati venduti Zapata, Inler e Sanchez. Chi l'avrebbe mai detto? Nessuno tranne o che conoscono come opera il club friulano - il numero uno per programmazione in Italia - e quelli che sanno come lavora Guidolin. Un terzo posto che sa tanto di scudetto.
ATALANTA 9,5: in pochi pensavano che con 6 punti di penalizzazione sul groppone sarebbe potuta arrivare una salvezza tranquilla. E, invece, Stefano Colantuono ha compiuto un miracolo vero e proprio portando i nerazzurri a quota 52 (anche se la classifica recita 46) e quindi al record di punti in massima divisione per gli orobici. Nonostante i patimenti legati al calcioscommesse e le mille paure, è stato un campionato pazzesco.
CATANIA 9: la squadra che dopo la Juventus praticava il miglior calcio in Italia era quella di Vincenzo Montella, vera e propria scoperta stagionale insieme ad Antonio Conte. Un Catania che sino alle ultime giornate è rimasto anche in corsa per un posto in Europa grazie a un 4-3-3 offensivo e ispirato dalla velocità di Gomez, dall'abnegazione di Bergessio e dalla regia della rivelazione Lodi. Senza dimenticarsi del vecchio leone Legrottaglie.
BOLOGNA 8: una salvezza insperata in autunno, dopo che il profeta in patria Bisoli non era riuscito a far girare i rossoblù. Poi è arrivato Pioli e tutto è cambiato. Il tecnico ha dato la svolta alla stagione portando i felsinei a esprimere un gran calcio. Trovando in Diamanti e Ramirez due fuoriclasse assoluti.
PARMA 8: mai in lotta per non retrocedere, ma senza acuti particolari sino alla volata finale. Quella che con Donadoni in panchina ha portato al record assoluto nella storia del club di sette vittorie consecutive. Una stagione iniziata con Franco Colomba - allontanato dopo il tracollo con l'Inter nonostante un buon bottino in classifica (19 punti in 17 giornate) - e chiusa all'insegna del bel gioco grazie a un Sebastian Giovinco da Nazionale (15 gol e 11 assist per lui). Che sia la svolta della gestione Ghirardi, che mai aveva ottenuto così tanti punti in campionato (56, validi per il settimo posto ex aequo con la Roma)?
SIENA 8: la migliore neopromossa dopo l'Atalanta. Una squadra che per molti versi ha vissuto un campionato analogo a quello dei nerazzurri, considerando le implicazioni per il calcioscommesse che ne hanno un po' tormentato il finale. Ma Sannino, costruendo sulle basi lasciata dalla promozione di Conte (un po' come Ventura a Bari nel 2009/10), ha portato la squadra a una tranquillissima salvezza. Bel gioco, grande organizzazione. E un talento assoluto come Mattia Destro, in doppia cifra alla prima stagione da titolare.
LAZIO 7,5: alla fine è stato quarto posto, nonostante un mercato di gennaio indegno che è costato a Edy Reja mezza Champions League (associato soprattutto a un altissimo numero di infortunati). Merito soprattutto di uno staff tecnico tanto sottovalutato quanto di valore. Non tanto di un Lotito che dopo i colpi estivi non ha dato seguito al progetto biancoceleste. E adesso?
CHIEVO 7: il ritorno di Mimmo Di Carlo è coinciso con la seconda salvezza tranquilla consecutiva dopo quella conquistata con Stefano Pioli. Un vero e proprio classico nella storia di un club che nell'ultimo decennio ha sbagliato soltanto una stagione. Questa volta, però, c'è anche la ciliegina sulla torta di tanti giovani lanciati ad ottimi livelli: Acerbi, Dramé e Bradley su tutti. Il solito piccolo capolavoro di Sartori e Campedelli.
CAGLIARI 6: Cellino ne ha combinate di cotte e di crude come sempre, azzeccando acquisti poco pronosticabili come Thiago Ribeiro e Ibarbo (senza dimenticarsi del decisivo Pinilla arrivato a gennaio) ma anche turbando non poco l'ambiente con i soliti avvicendamenti in panchina. Donadoni è stato allontanato in estate, Ficcadenti è stato rimpiazzato da Ballardini salvo poi tornare per il finale di stagione. Salvezza, punto.
LECCE 6-: voto alto se si conta che i salentini hanno chiuso al terzultimo posto e non sono riusciti a salvarsi nonostante un grandissimo girone di ritorno. Ma proprio questo tentativo matto e disperatissimo guidato da Serse Cosmi sarebbe valso di più. Nonostante una squadra di basso livello, l'ex tecnico del Perugia dei miracoli ha sfiorato l'impresa. Da dieci, invece, l'atteggiamento dei tifosi e il loro applauso post-retrocessione. Non sembrava nemmeno di essere in Italia.
NOVARA 5,5: niente salvezza e penultimo posto finale, ma pensare a una salvezza con una rosa molto simile a quella che aveva portato i piemontesi dalla Prima Divisione alla Serie A era difficile da pronosticare. E, invece, Attilio Tesser - nonostante l'avvicendamento con Emiliano Mondonico - è riuscito a garantire una stagione dignitosa, togliendosi anche qualche sfizio nel finale, quando sono arrivati alcuni rinforzi di valore come Mascara e Caracciolo. Salvarsi sarebbe stato chiedere troppo.
MILAN 5: una stagione ricca, anzi ricchissima, di errori. Una vera e propria occasione persa per Massimiliano Allegri e tutta la società rossonera. Erano campioni d'Italia. Ma, nonostante il miglior Ibrahimovic di sempre (quanto meno dal punto di vista realizzativo), è arrivato un secondo posto che non può non deludere. Mille rimpianti, mille infortuni.
NAPOLI 5: vale il discorso fatto per il Milan, seppure in scala minore. Gli azzurri dovevano fare il salto di qualità e, nonostante le giustificazioni avanzati da Walter Mazzarri, questo c'è stato soltanto fino a un certo punto. In Champions League e in Coppa Italia. Ma il campionato è un'occasione buttata dopo l'altra. Esemplare il match-point fallito a Bologna. I mezzi per confermare il terzo posto c'erano eccome.
PALERMO 4,5: la salvezza è arrivata, ma per Maurizio Zamparini si tratta della peggiore stagione da presidente rosanero. Un'annata vissuta pericolosamente con una squadra completamente ricostruita dopo le partenze di Sirigu, Nocerino e Pastore. E ben tre allenatori. Da Stefano Pioli - esonerato in estate e poi rimpianto - a Bortolo Mutti, passando per Devis Mangia. Con una squadra del genere era difficile ottenere qualcosa in più della salvezza, ma il campionato è stato impostato e gestito nel peggiore dei modi.
ROMA 4,5: il progetto di Luis Enrique è già andato a farsi benedire, forse non ancora quello di Baldini e Sabatini. Un campionato iniziato male e finito senza nemmeno la qualificazione in Europa League conquistata nella stagione precedente. Bene la fase offensiva, malissimo quella difensiva. Ripartire sarà dura, soprattutto se non si riconosceranno i piccoli passi in avanti fatti con la ristrutturazione di una rosa svecchiata dopo un quinquennio di grandi successi.
INTER 4: ed è andata bene che la cura Stramaccioni è valsa una rimonta quasi del tutto riuscita in campionato, altrimenti anche il sesto posto finale sarebbe stato un miraggio. Alla fine è Europa League. Il massimo risultato al termine di una stagione in cui tutti hanno sbagliato tutto. Dai dirigenti agli allenatori (Stramaccioni escluso), passando per la squadra (ad eccezione di un Milito da record). Ora bisogna ripartire.
FIORENTINA 4: campionato davvero da brividi per la Viola. Iniziata con l'equivoco legato a Sinisa Mihajlovic - confermato nonostante fosse inviso alla piazza - e a Gilardino - rimasto nonostante volesse andarsene, ma solo sino a gennaio- e conclusa con il fattaccio di Delio Rossi. Se non altro, Vincenzo Guerini è riuscito a portare la squadra alla salvezza. Un traguardo per nulla scontato in certe condizioni. Ma che sia un anno buttato è sotto gli occhi di tutti.
GENOA 4: ok, la salvezza è arrivata. Ma i progetti erano altri. Campionato tranquillo, sogni europei in virtù del solito mercato rivoluzionario voluto da Preziosi. Eppure, da Malesani a Marino (con ritorno) è stato soltanto un campionato di sofferenza pura. Qualcuno, almeno, si ricordi di ringraziare De Canio.
CESENA 3: ultimi in classifica nell'anno in cui doveva arrivare il salto di qualità, garantito dalla conferma di Parolo e dagli arrivi di Mutu, Martinez e poi Santana e Iaquinta. Un flop totale da Marco Giampaolo (il vero personaggio negativo della stagione) a Mario Beretta, con l'inframezzo di Daniele Arrigoni in panchina. Ripartire adesso sarà dura, anche a livello economico, dopo le macerie di questa retrocessione inattesa.