Un altro triste anno che scivola via. Silenzioso, malinconico, maledetto. Swansea 2014, Palermo 2015. Le due tappe che hanno innescato l'uragano che si è abbattuto sulla carriera di Rafael Cabral Barbosa. Cambiandola per sempre, fino a fargli perdere tutto. Titolarità, Seleção, sogni. Tutto, appunto. Perché le speranze quando si inbarcò su quell'aereo direzione Europa erano decisamente tutt'altre. Trionfi gloriosi in Sudamerica, il ruolo di nuovo Julio Cesar in patria. Non a caso, infatti, l'ex C.t. Dunga puntò proprio su di lui dopo il disastro della nazionale brasiliana alla Coppa del Mondo. L'atleta di Sorocaba sarebbe dovuto essere il portiere del futuro, per il Brasile e per il Napoli. Poi il fulmine a ciel sereno, abbattutosi in modo fragoroso nella notte gallese che fino a quel momento si era rivelata magica per l'ex Santos. Una caduta, scomposta, che ha portato alla rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Una batosta dal punto di vista fisico, una mazzata sul piano mentale dalla quale il giocatore non si è mai totalmente ripreso. Il mancato controllo di sé, forse la paura di poter rivivere il calvario. Nel frattempo, un ambiente incandescente per i risultati. Così, sei mesi dopo il pieno recupero, la papera del Barbera. L'ennesima. Che convinse definitivamente Rafa Benitez a svoltare. E da lì la caduta libera, vertiginosa. Diventando addirittura il terzo portiere. Un'umiliazione.
Adesso, con l'anno nuovo, il brasiliano si affaccia verso una nuova vita. Non immediatamente, poiché tranne occasioni importanti a gennaio non ci saranno operazione legate ai portieri, ma di certo saranno gli ultimi sei mesi in una Napoli che comunque gli ha dato molto dal punto di vista umano. Un addio che sembrava scontato, sessione dopo sessione. Invece, prigioniero di un ingaggio pesante e soprattutto di un'illusione che gli ha lasciato credere di poter ottenere qualche occasione, alla fine è rimasto di volta in volta. Perdendo di fatto quelli che dovevano essere i migliori anni della sua carriera, così come treni che avrebbero potuto rimetterlo subito in carreggiata.
Il 2017, nel frattempo, gli darà velocemente una gioia. La più grande di tutte. Una bambina, Manuela. Il frutto dell'amore con la sua Vanessa che dura da tanti anni. Un modo meraviglioso per riiniziare e spiccare il volo, prima nella vita e poi tra i pali. Perché un ragazzo come Rafael Cabral, umile, servizievole e totalmente diverso dalla stragrande maggioranza di calciatori ribelli e viziati, merita davvero i più sinceri auguri per un grande prosieguo. Anno nuovo, vita nuova. Si può, si deve. Boa sorte, Muralha.
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