Il Napoli non vola più, ha perso le ali. L’involuzione di Callejon (un gol nelle ultime 19 partite, depennato dalla nazionale spagnola), la stagione grigia di Mertens (un gol nelle ultime dieci) e l’infortunio di Insigne hanno tarpato alla squadra le corsie esterne dove era vincente per velocità, fantasia e colpi in rete. E’ possibile che Benitez abbia chiesto agli esterni di attacco di coprire di più (lo ha chiesto a Callejon, lo pretendeva da Insigne, schiera De Guzman a sinistra) per dare più protezione alla difesa che prendeva troppi gol. Se è così, ha rinunciato al tridente spettacolare in passato. Il potenziale offensivo è calato dai 104 gol dell’anno scorso a 74 reti a tre quarti della stagione (47 in campionato, 21 in Europa, 4 in Coppa Italia, 2 a Doha nella Supercoppa). Nel ritorno, Higuain è fermo a tre gol in campionato (dieci all’andata). Le squadre impegnate in Europa perdono punti in campionato. Nel girone di ritorno 16 punti perduti dall’Inter, 15 dalla Roma, 13 dal Napoli, 11 dalla Fiorentina, 10 dal Torino. Fino a oggi, il Napoli ha dilapidato 16 punti in casa. Il secondo peggior deficit interno fra le prime sei (Fiorentina 18 punti persi sul suo campo). Il Napoli accusa 11 punti in meno rispetto all’anno scorso. Queste sono le cifre e non basta dire che la squadra azzurra è in corsa su tre fronti perché i fronti cominciano a vacillare. Il terzo posto si è allontanato a -5 (la Lazio ha recuperato 7 punti sul Napoli nel girone di ritorno). Il secondo è a sei lunghezze e sarà decisivo Roma-Napoli alla ripresa del campionato (sabato 4 aprile, appuntamento a mezzogiorno). Al di là delle cifre c’è un Napoli che ha perso l’identità offensiva del primo anno di Benitez. Fermo restando l’instabilità della difesa (ottava peggior difesa del campionato), l’attacco non ha più smalto e incisività. Con le ali tarpate, il Napoli arruffa un gioco senza sbocchi. Contro l’Atalanta può recriminare su un palo, due salvataggi sulla linea e la palla-gol mancata da Higuain (miracolo di Sportiello), ma la squadra è stata lenta e senza idee. Non c’è movimento senza palla che viene portata per linee orizzontali favorendo il piazzamento delle difese avversarie. Sulle corsie, poi, le sovrapposizioni dei laterali di difesa sono poco efficaci. I centrocampisti non sono geni nella costruzione del gioco. Nelle difficoltà, il Napoli tenta sbocchi offensivi con iniziative individuali. Può riuscire il colpo di magia, ma le marcature avversarie non consento di saltare più uomini. Il Napoli, poi, non ha specialisti sui calci piazzati (forse Gabbiadini). Stando così le cose, forse un cambio di modulo sarebbe stato necessario giocando con due punte (Higuain rimane spesso e volentieri isolato). Nelle emergenze del risultato, Benitez ricorre al 4-2-4, ma è una strategia per recuperi disperati. Insomma, non funzionando più il Napoli dell’anno scorso, il tecnico madrileno doveva inventarsi qualcosa. Le proteste del Napoli sull’arbitraggio di Calvarese sono legittime, ma male esposte. Sul campo, dopo l’incrocio dei piedi che dava via libera a Pinilla (fallo più “clamoroso” visto dallo stadio, meno “pesante” visto e rivisto in tv), né Henrique, superato dal cileno, né l’intera squadra ha “assediato” l’arbitro come usa fare la Juve con molta veemenza. Se Calvarese ha sbagliato, lo ha potuto fare comodamente. C’è da dire che, fallo o non fallo di Pinilla, Henrique copriva male la palla e la metà campo del Napoli era deserta sul lancio lungo di Dramè (Koulibaly lontano da Henrique). Errore difensivo più errore dell’arbitro, magari. Ma un Napoli che si porta avanti confusamente, col giro-palla lento e poca profondità, lascia sempre campo agli avversari. Basta perdere un pallone a metà campo o gli altri azzeccano il lancio per la punta e la frittata è fatta. C’è la sosta, ma con otto nazionali azzurri in giro per il mondo Benitez potrà lavorare poco sull’intera squadra. In viaggio Gabbiadini, Higuain, Hamsik, Inler, Mertens, Albiol, De Guzman, Ghoulam. Undici giorni persi per ricompattare la squadra, mentre si annuncia un aprile terribile con otto partite.