Zero tiri, un tocco in area, 28 palloni giocati, 71 minuti in campo. La partita di Leonardo Pavoletti è racchiusa tutta in questi quattro numeri, ma non ce ne sarebbe neppure bisogno, perchè che sia un corpo estraneo al Napoli appare evidente a chiunque. Aurelio De Laurentiis ha speso 18 milioni per strapparlo al Genoa già a gennaio e regalare un rinforzo a Maurizio Sarri, anche (e forse nella sua testa soprattutto) in prospettiva Real Madrid, considerando che il recupero di Milik sarebbe stato difficile. Così, quando al Bernabeu il centravanti italiano è finito addirittura in tribuna, la rabbia di AdL è esplosa.
Ma era giustificata oppure no? I numeri di Chievo-Napoli sono impietosi: gli azzurri hanno giocato un primo tempo costantemente all'attacco, come loro abitudine, pur senza brillare particolarmente come in altre occasioni sono stati padroni assoluti del campo. Eppure Pavoletti non è entrato in nessuna azione pericolosa.
Colpa sua? Non solo: certo, è arrivato dal Genoa non al meglio dal punto di vista fisico e giocare pochissimo non lo ha aiutato a ritrovare la forma. Ma il punto è che il Napoli non fa per lui. Questo Napoli, ovvio. Il gioco di Sarri è basato su fraseggi stretti, triangolazioni e accelerazioni. A Pavoletti servono soprattutto i cross, a Napoli le sovrapposizioni dei terzini servono per liberare spazio agli esterni d'attacco e di palloni alti in area ne arrivano pochissimi. Ecco perchè i dubbi sui rimproveri di De Laurentiis a Sarri aumentano sempre di più: ancor più rispetto a Gabbiadini, le caratteristiche di Pavoletti mal si sposano con il gioco dell'attuale tecnico partenopeo. E l'idea che si sia trattato di un acquisto sbagliato prende sempre più corpo.