L’imprenditore sorrentino ha creato Msc con la moglie Rafaela. Ora in azienda ci sono i figli e il genero. Il gruppo è diventato in 50 anni il primo operatore merci al mondo e il terzo nella crocieristica. E adesso punta sui porti
Una flotta privata di oltre novecento navi cargo e venticinque da crociera, dai piccoli traghetti che operano nel golfo di Napoli a quelli più grandi di Gnv, alle gigantesche portacontainer della classe Celestino Maresca, lunghe 400 metri e capaci di trasportare ognuna 24 mila container, fino alla nuovissima World America, la nave da crociera battezzata il 5 aprile a Miami, in Florida e costata più di un miliardo di euro. Il comandante Gianluigi Aponte, 85 anni a giugno, da Sant’Agnello, sulla costa sorrentina, conosce i mari del mondo come nessun altro.
La sua Msc, nata a Napoli negli anni Settanta con un mercantile preso a nolo che faceva la spola con le coste africane e diventata adulta a Ginevra, con unici soci lui e la moglie Rafaela, figlia di un banchiere svizzero, è oggi il primo operatore cargo al mondo, il terzo nel mercato della crocieristica. Un orgoglio italiano, anche se la sede è in Svizzera, perché molti uffici strategici restano nella Penisola. Una leadership incontrastata sui mari di tutto il mondo: 609 navi di proprietà, evidenzia un rapporto dell’operatore specializzato Alphaliner, a cui si aggiungono 291 scafi legati da contratti di utilizzo di vario tipo. Complessivamente la flotta di Aponte arriverà presto a mille, perché Msc ha già firmato ordini, a vari cantieri, per 132 nuove navi. Nel solo settore del cargo, la capacità complessiva di trasporto è calcolata in 6,47 milioni di teu, ovvero Twenty-foot equivalent unit, che significa Unità equivalente a venti piedi, una misura standard utilizzata nel settore del trasporto marittimo e della logistica. Ap Moller-Maersk, seconda nella classifica dei trasporti marittimi, ne ha quasi un milione in meno.
Da quel cargo che puntava l’Africa, Aponte ha saputo creare una realtà unica e in continuo divenire. Con un unico baricentro, la propria famiglia. La moglie è socia, i figli sono presenti in tutti gli snodi decisivi: Alexa segue tutte le partite della finanza e in particolare il settore crociere, con attenzione e competenza, anche Diego è a diretto riporto del padre, presidente del gruppo e di Til, uno dei primi operatori terminalistici mondiali. Con loro Pierfrancesco Vago, marito di Alexa, che riveste un ruolo strategico e ha il grande merito di aver ideato e guidato il deciso allargamento del business al settore delle crociere all’inizio del nuovo secolo. Fino ad allora, le crociere in casa Msc erano una divisione ancillare, nate quasi per caso, per quel senso di comunanza e appartenenza che aveva portato Aponte a rilevare dal fallimento la famosa Achille Lauro, la nave da crociera che portava il nome del comandante che lui tanto aveva ammirato come armatore e sindaco di Napoli, sorrentino proprio come Aponte. Sul ponte di comando c’è posto solo per queste cinque persone. Gli altri sono manager, come Soren Toft, a capo di tutto il settore cargo, oppure riferimenti di diretta fiducia del comandante: per l’Italia, ad esempio, Franco Ronzi, il cugino con cui è cresciuto, presidente di Marinvest e Franco Zuccarino, alla guida di Msc Italia, che lavora con Aponte da 50 anni.
Msc è a prova di scalata. Il capitale è saldamente nelle mani della famiglia, la Borsa non è neppure un’opzione. Il gruppo ha navigato tutti i mari facendo leva solo sulle proprie forze e non intende cambiare rotta adesso. Non ce ne sarebbe motivo. La solidità è fuori discussione, anche se la comunicazione finanziaria è ridotta al minimo. Il 2022 fu un anno particolarmente brillante, che Msc chiuse – secondo dati non ufficiali e mai confermati ma neppure smentiti – con un fatturato di 86,4 miliardi di euro e 36,2 miliardi di utile netto, praticamente cento milioni al giorno. Prima di allora, nessuna comunicazione e neppure dopo. Ma è l’ordine di grandezza che rileva.
Adesso il gruppo, che sta diversificando nelle crociere al punto che dall’inizio del secolo ha varato una nave all’anno, aprendo anche al segmento lusso con Explora Journeys, guarda ai porti, ai terminal. A Miami, principale scalo crocieristico d’America, ha investito oltre 400 milioni di euro in un progetto realizzato da Fincantieri e inaugurato all’inizio del mese. Un biglietto da visita fatto di eleganza, tecnologia e italian style, come vogliono essere le stesse navi da crociera. Ma il progetto è molto più ambizioso. Attraverso Til, Aponte sta comperando 43 scali in tutto il mondo dai cinesi di Hutchison. È al fianco dei fondi di BlackRock (10%) e di un fondo di Singapore (20%), ma controlla l’ampia maggioranza del capitale (70%). Sta mettendo piede anche a Panama, controllando i due scali sul Pacifico e sull’Atlantico, con BlackRock stavolta in maggioranza (51%) e Msc al 49 per cento. La logistica, il gruppo Msc ne è convinto, sarà il business del futuro. Per questo sono stati investiti 200 milioni a Gioia Tauro, dove arrivano i grandi cargo e partono le navi per Genova e Trieste e i treni per Verona, su una linea refrigerata dedicata all’agrifood italiano. Già, i treni: Msc controlla anche il 50% di Italo, operatore dell’alta velocità in Italia e in ossequio alla intermodalità ha affiancato anche una flotta di sette aerei cargo che operano anche da Malpensa verso 20 destinazioni in Europa, Stati Uniti e Asia. Rimane il nome, ormai anacronistico: Msc sta per Mediterranean shipping company. C’è chi lo vorrebbe cambiare con Wsc, World shipping company, più vicino alla realtà.