"Ma che hai scritto? Io tifo Milan, non attaccare la mia società". Questo il rimprovero di Gigio Donnaruma, portiere del Milan al centro di mille voci di mercato, a suo cognato Carmine Paoletti, titolare de La Sfogliatina D’Oro, una nota pasticceria di Scafati. Infatti proprio lì da qualche giorno arrivano costantemente telefonate minatorie dopo il post sui social: "Chi ti critica non ti conosce, Milan società di pagliacci #chefpaoletti #iostocondonnarumma"
Queste le sue dichiarazioni ai taccuini de Il Mattino: "Non pensavo che le mie parole potessero avere tanto peso, è stata una reazione istintiva quando ho visto attaccare duramente mio cognato, che conosco da quando aveva 8 anni, da coloro che prima lo osannavano. Ho assistito alle sue recite da bambino, ero accanto a lui quando ha pianto di gioia realizzando il sogno di giocare in Serie A nel club che porta nel cuore, e ora lo vedo piangere e star male. Non ho pensato neanche per un istante di mettermi contro una società che ha fatto la storia del calcio. Nonostante io sia tifoso del Napoli nutro grande rispetto per il club rossonero, ma sono un essere umano. D’altronde non sono un personaggio pubblico, non pensavo a tutta questa risonanza mediatica. Ora arrivano addirittura minacce di morte nell’attività che la mia famiglia gestisce da quattro generazioni. La verità è che Gigio non ha mai detto di voler lasciare il Milan. Ha semplicemente chiesto tempo prima di decidere del suo futuro visto che voleva concentrarsi sulla nazionale. È stato il Milan a dargli l’ultimatum: voleva una decisione nell’immediato. Da lì è partita la reazione mediatica, ma è stata una cosa molto forzata. Ecco perché io ho avuto quello sfogo".