Luca Toni ha demolito il Napoli del turnover perseguito con caparbietà da Benitez. Con la terza sconfitta in trasferta ormai è a rischio anche il terzo posto, l’accesso in Champions. Un fallimento costruito da Benitez con modalità talmente abituali da risultare offensive per gli osservatori, i tifosi e per lo stesso De Laurentiis impietosamente inquadrato dalle telecamere. E a questo punto, amici e avversari gridate in coro “Viva la Juve” che sta per conquistare al gran completo il suo quarto scudetto consecutivo e si offre alla Champions con grandi speranze. Ormai è certo: la Signora di Allegri è l’unica certezza (insieme agli umili Empoli e Sassuolo) del calcio nostrano afflitto da masochismo, che da tempo ama farsi del male (cupio dissolvi - direbbe Lotito). Il campionato è una corriera stravagante che avanza a fari spenti nella notte di una gestione disastrosa che non s’accontenta di far vittime illustri come il Parma ma cerca con instancabile impegno di cogliere il primato di peggior torneo continentale. La parentesi gloriosa della stupefacente “manita” di Europa League si è sollecitamente chiusa con sconfitte forse irrecuperabili ma peggio ancora va il Campionato che ha appena messo in tavola uno spezzatino indigesto, magari gradito alle paytivù ma offensivo dello sport e degli sportivi. Ieri anche la grande stampa si è accorta che un pomeriggio domenicale con tre partite modestissime e due eventi serali di scarso peso tradiscono non solo la tradizione, la regolarità del torneo ma la dignità dello spettacolo calpestata da chi pretende in cambio costosi abbonamenti. Una sola squadra merita - e lo ripeto con sincerità - non solo la posizione di prestigio che occupa ma l’applauso degli appassionati, anche di quelli - numerosissimi e armati fino ai denti - che la detestano: dico della Juve che affronta ogni impegno con serietà - come sabato a Palermo, dovendo rispetto ai tanti suoi tifosi accorsi al “Barbera” - con la formazione migliore, con il giusto mix di tecnica, fisicità e senso tattico, quasi per rendere omaggio al rientrante Barzagli; infine donando e donandosi la vittoria con un bellissimo gol di Morata che ci fa notare un'altra indiscutibile virtù bianconera: la capacità di reperire sul mercato, sempre, e a costi limitati, fior di giovani campioni, come Alvaro Morata, appunto, e Paul Pogba, ventiduenni dai gol decisivi. Mentre altri club storicamente illustri - segnatamente Milan e Inter - vanno cogliendo sui prati del mondo fiori appassiti e glorie smarrite. Dicevo della Juve che - pur impegnata in champions - affronta ogni impegno con la squadra migliore, per sottolineare - in piena attualità - la morbosa e suicida abitudine del Napoli di darsi al turnover che già gli ha impedito di battersi per lo scudetto (almeno diciotto punti gettati alle ortiche, spesso con avversari minori) e ora si prepara a negargli anche un posto in Champions mentre appena tre settimane fa poteva contendere il secondo posto alla Roma afflitta da pareggite. A Verona Benitez ha rinunciato per un’ora abbondante al suo splendido Higuaìn, reduce da una tripletta che ha dissolto la Dinamo di Mosca, e al faticatore Callejon che anche nei momenti peggiori può inventare la giocata decisiva; e ancora al favoloso Gabbiadini che vien tenuto ottanta minuti in panchina come se dovesse ancora apprendere “de visu” le lezioni mistiche del talebano di Liverpool, e poi è l'unico che rischia il gol; e al miracoloso rientro di Insigne che avrebbe sicuramente dato alla squadra un contributo di generosità e di classe. Fuori per esser risparmiati per un rètour di Coppa non periglioso, finiscono per faticare duramente - e inutilmente - nella fase più dura del match. Potrei dilungarmi con altri esempi ma prevale la noia di ripetermi. Nel contempo, così come spesso ho segnalato che questo calcio potrà essere salvato solo dai ragazzi italiani tenuti in castigo per dar posto a bufale straniere, sono felice - da vecchio appassionato cronista - di salutare un altro salvatore, Luca Toni, raro esempio di professionalità e sportività. Solo poche ore fa - prima della doppietta inflitta al Napoli - una giuria di giornalisti di cui faccio parte (e il presidente si chiama Sergio Zavoli) gli ha assegnato un riconoscimento in memoria di Beppe Viola, il cantore fascinoso di un calcio bellissimo e indimenticabile. Non oso immaginare cosa potrebbe dire oggi, Beppe, di “quelli che il calcio...” lo stanno distruggendo.