Il Napoli è primo, ha il diritto di sognare e il dovere di lottare, vincerà lo scudetto solo ricordando quanto Igrande sia stata ieri l’Inter nell’esplosivo finale. Mancini non si è mai arreso, né lo fa ora, ma si sarà pentito della formazione. Se ne va con due rimorsi, ravviando con indifferenza il ciuffo delle sue vanità. Voleva escludere Icardi, l’ha portato in campo, ma l’argentino si è rivelato un carbone spento. Inevitabile la sostituzione con Telles, per coprire lo spazio lasciato dall’espulso Nagatomo. Ha poi sottovalutato il clima: la sua Inter pensava di menare, menare e ancora menare, come predicava senza arrossire Felipe Melo in una intervista, un picco di cattivo gusto nel calcio mercenario. Ci si è messo anche il colombiano Guarin un attimo prima della gara: agitava una mano tesa e obliqua forse per ricordare ai suoi i consigli dell’assente Melo, «menare, menare» . Mancini sapeva, aveva letto tutto, dove placare i bulli. Ma chieder loro di giocare da grande club, come nel vigoroso finale. L’Inter solida e non veloce, fisica e non agile, ha creduto invece per un’ora che il gioco duro e confuso potesse prevalere sulle geometrie ritmiche del Napoli di Sarrfi. Con Icardi in meno, perché isolato, l’Inter ha provato a interrompere i triangoli volanti del Napoli. Ma era già sotto di un gol, il prodigio di Higuain per indovinare i centimetri liberi tra Handanovic e il suo primo palo: l’Inter ha continuato a giocare come le era stato chiesto. Brozovic soffocante su Jorginho, Guarin aggrappato ad Hamsik in una sfida personale vinta dal capitano del Napoli prima di sfiorire. Medel davanti ad una difesa ipnotizzata da Higuain. Discreti Perisic e Ljajic esterni, ma solo il secondo trascinerà la squadra ridotta in dieci, nel secondo tempo e in una posizione più centrale. Nagatomo, è qui la chiave. Schierato a sinistra: è ammonito per un duro fallo su Callejon, si concede un folle diritto di replica su Allan, tutto in nove minuti. L’espulsione complica i piani dell’allenatore nerazzurro Mancini più del calo di tensione del Napoli per Sarri, pagato con il 2-1. Il duello tra il poliglotta e l’autodidatta riaccende la partita. L’Italia splende sulle panchine della notte scudetto. Mancini rilancia l’Inter, con l’’ingresso di Biabiany e Jovetic, si intravede un Napoli stanco: pur in superiorità numerica. Affaticato appare Hamsik, più di Insigne e Callejon. E Sarri non può che escluderli con lodevole tempismo, El Kaddouri è più solido di Insigne e trattiene la palla, David Lopez contrasta più di Hamsik, Maggio difende più di Callejon. Sarri si affida al fantastico Reina, ad Allan e al un inesauribile, gigantesco Higuain. Napoli primo in Italia, il suo bomber da Pallone d’oro.