PRIMA in guerra, ora in politica l’immagine è in sole due parole. “Fuoco amico“. Il Napoli è stato colpito tra volte da “Fuoco amico”. Le prime due sventagliate sono di Mariano Andujar, il portiere argentino dalla faccia dura, butterata e torva da film di azione. Impassibile dopo quei maledetti errori, i due gol presi dal Parma sono più suoi che di Palladino e Jorquera. Sulla pelle del Napoli bruciano poi ferite di puro autolesionismo: flaccido primo tempo, mollemente vissuto senza fremiti né reazioni, senza genio né orgoglio, senza l’ira per i due goffi gol e senza quella febbre che la sconfitta della Roma doveva già far esplodere. Gli altri colpi sono arrivati da amici nemici di casa: il furore di tre napoletani e di un ex allenatore del Napoli che si erano lasciati travolgere da Lazio e Cagliari (“Chiamate Parma 0-4, 0-4...”) e che ieri avrebbero venduto anche l’anima per non darla alla squadra dei loro rimpainti. Il portiere Mirante è di Castellammare, saltava come un gatto, e dopo la partita ha litigato con Higuain, per motivi che nessuno dei due avrà voglia di rivelare. Nocerino è del Pallonetto di Santa Lucia, è stato sul punto di passare al Napoli, una delusione per i suoi, una famiglia rispettata nel quartiere. Palladino è di Mugnano, ha dato alla sua lotta tratti epici. Lo stesso Donadoni, malinconico cerbiatto a Napoli, ha mostrato faccia e occhi da lupo roso da lungo digiuno. Perché tanta acredine nel Parma? Il Napoli lasci pure cadere la domanda. La risposta non sarebbe difficile, ma è inutile. Se ne ponga una sola. Perché dall’alto delle sue ambizioni, dei traguardi inseguiti e solo sfiorati, delle responsabilità di squadra tecnica e strapagata non ha mai quelle accelerazioni frenetiche, fino a subire le piccole formazioni che troppo spesso non riesce a battere. Benitez si è finalmente convinto che a Napoli c’è qualcosa di più urgente del suo contratto, e ha raggiunto con il presidente l’unico accordi che conti. Sospendere la trattativa. La stessa prudenza non è stata usata con i giocatori: Andujar avrà provato disturbo sapendo che tornerà Reina. Se ha rilevato con onore i guanti sdruciti di Rafael, dopo un lacerante flop, è questa la considerazione a stagione aperta? Assente Maggio, con Gabbiadini che non copre a destra, un intero settore è abbandonato per un tempo al sole di Parma. Si arriva alla ripresa per vedere Callejon e Higuain, capaci di rigenerare Mertens e l’intera squadra, in un finale travolgente ma arginato da un Parma che se avesse giocato sempre come con Juve e Napoli sarebbe in zona Champions. Implacabile con ospiti illustri, ha lasciato per mesi che altri ballassero sul suo disastro tecnico e finanziario. A Napoli non resta che rialzarsi giovedì in Ucraina, dove si gioca tutto o quasi. Coraggio, ritrovi se stesso. Nelle Coppe è o no il Napoli di Benitez?