Alessandro Nesta e Antonio Conte sono stati certamente dei simboli del calcio dei primi anni 2000. Entrambi sono stati capitani delle loro squadre del cuore - Lazio e Juventus - e non hanno mai nascosto il loro legame forte proprio con Roma e Torino anche quando sono andati altrove. Da calciatori si sono incrociati molte volte. Alessandro e Antonio furono convocati da Dino Zoff ad Euro 2000; quello del cucchiaio di Totti e di Toldo versione muro contro l’Olanda in nove contro undici per intenderci. Una delle delusioni più grandi della carriera fu data a Conte proprio da Nesta. La finale di Champions League 2003 a Manchester vide trionfare il Milan sulla Juventus. In quel match, il difensore giocò titolare mentre il centrocampista partì dalla panchina per poi fare il suo ingresso in campo ad inizio secondo tempo. “Ricordo la finale persa quando era al Milan. È stata l’ultima finale della mia carriera, la giocammo a Old Trafford e finì 0-0 - dichiarò l’attuale allenatore qualche anno fa - Fui sfortunato, presi la traversa con un colpo di testa e perdemmo ai rigori. Ancelotti era il precedente allenatore della Juventus, poi andò al Milan e credo abbia avuto una grande rivincita”. Pensare che quella finale avrebbero potuta giocarla entrambi con la maglia bianconera. La Juventus infatti, nell'estate del 2002, era in pole per ingaggiare Nesta dalla Lazio ma fu beffata sul rush finale - negli ultimi giorni d'agosto- proprio dal Milan.
Il legame tra Conte e Nesta è andato avanti negli anni. Entrambi fanno parte della Hall of Fame della F.I.G.C, riconoscimento istituito nel 2011 da Fondazione Museo del Calcio e FIGC per celebrare i giocatori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio italiano. In un’intervista rilasciata qualche anno fa, Nesta ha elogiato proprio Conte definendolo un modello da seguire come all’allenatore. Queste le dichiarazioni rilasciate dall’attuale tecnico del Monza in quella occasione: “In Italia non è facile. Ho parlato con il Crotone, ma probabilmente non sono ancora pronto per una situazione simile: loro devono salvarsi ed è un contesto che non ho mai vissuto. Non voglio fare il passo più lungo della gamba. A marzo comunque torno in Italia per gli aggiornamenti: dovrei andare da Gasperini, sono molto curioso di vederlo all’opera. E poi sarebbe bello vedere Sarri, con Conte è uno dei miei modelli”.