Ultimissime notizie Napoli - "Ho giocato per 23 anni a calcio, ma la prima domanda che mi facevano tutti era sempre la solita: come era Maradona?". Maurizio Neri, oggi allena nelle giovanili del Sassuolo, arrivò a Napoli nella stagione 1988-89. Fu acquistato dall'Ancona. Era uno dei giocatori più giovani in rampa di lancio e Ferlaino decise di puntarci su. Il suo ricordo di Diego si racchiude in quattro aneddoti straordinari che spiegano come l'uomo Maradona sia stato ineguagliabile: "Il primo giorno che misi piede nello spogliatoio del Napoli, avevo occhi solo per il posto scelto da Diego. Lo aspettavo con ansia ma alla fine non si presentò quel giorno. Scendemmo tutti in campo per allenarci. Ad un certo punto, dalla porticina che portava dallo spogliatoio al campo di Soccavo, vidi Maradona che non mi degnò di uno sguardo e si mise a palleggiare. Quella cosa mi ferì, ero un nuovo compagno. Mi sarei aspettato un saluto. Non ci ho dormito la notte"
Diego però era imprevedibile ed il giorno dopo: "Ci stavamo spogliando e sento il rumore dei passi di Diego che si avvicinava a me. Sapevo era lui, ma non avevo il coraggio di alzare lo sguardo. Mi fa: "Ciao Maurizio, io sono Maradona. Scusami se ieri non ti ho salutato, ma ho litigato con Ferlaino e mi giravano le palle. Da oggi in poi non ti devi preoccupare più di nulla, qualsiasi cosa ci sono io""
L'esordio con la maglia del Napoli al 70' in trasferta a Verona: "Vincemmo 0-1, si giocava in una bolgia come il Bentegodi dove non c'era un bel clima verso i napoletani. Mi tremavano le gambe, entrai al posto di Giacchetta. Diego mi vide teso e tra un'azione e l'altra mi fa: "Maurizio, se hai paura o non sai cosa fare, dammi la palla a me e non ti preoccupare tanto non la perdo mai". Questo era Diego, uno che si metteva a disposizione della squadra e dei più giovani senza mai far pesare la sua genialità"
Raccontaci di quel Siviglia-Lazio: "Giocavo con i biancocelesti. I miei compagni di squadra mi prendevano in giro. Sapevano del mio rapporto con Maradona e facevano: "Sono passati tanti anni, non si ricorderà mai di te". Arriviamo al campo, Diego entra nello spogliatoio dicendo "Dove sta Renato?". Nessuno capiva, io appena lo vidi sì. Renato era il soprannome che mi diede lui perchè gli ricordavo il suo amico Renato Portaluppi per come andavo in campo ed anche per i capelli. Tutta la Lazio rimase di stucco, ma non è tutto. A fine gara, in diretta televisiva, scambiò la sua maglia con la mia in segno di affetto. Nessuno mai sarà come lui"
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