Zerbin, l'ex allenatore racconta: "Venne dal Nord, l'ambientamento fu problematico. Con me giocò anche in un altro ruolo"

Le Interviste  
Zerbin, l'ex allenatore racconta: Venne dal Nord, l'ambientamento fu problematico. Con me giocò anche in un altro ruolo

Parla l'ex allenatore di Zerbin

Napoli Calcio - A Radio CRC nel corso della trasmissione “Si Gonfia la Rete†di Raffaele Auriemma è intervenuto Gianpaolo Saurini, allenatore

“Zerbin? È motivo d’orgoglio vederlo giocare nel Napoli e convocato in Nazionale. Theo Hernandez non va via solo a Zerbin ma a tanti calciatori.  In cosa è migliorato rispetto alla Primavera? All’inizio aveva meno convinzione e credeva meno nei propri mezzi. È venuto a Napoli dal Nord e l’ambientamento è stato anche abbastanza problematico. Poi fece un gol nella Youth League contro lo Shakhtar in trasferta, da lì ha acquisito più convinzione. Come calciatore ha delle qualità notevoli. È un giocatore duttile, si adatta a qualsiasi tipo di situazione però è evidente che il suo ruolo sia quello di esterno sinistro per rientrare dentro il campo.
 
Quando lo allenavo io ogni tanto ha fatto anche il trequartista e l’interno di centrocampo. È un ragazzo che assorbe molto, ma per caratteristiche è un classico esterno di fascia a sinistra. Il suo ruolo, dove rende di più è quello. Poi ieri ha fatto quell’incursione dove Maignan ha fatto una bella parata. Se sta cambiando qualcosa nella gestione dei club? È un bel periodo, dico che bisogna ragionare in modo diverso ispirandosi alle Nazioni che si sono proposte ad alti livelli, in riferimento al campionato di quest’anno, vedere Napoli e Atalanta capoliste dopo 7 partite fa un certo effetto. Una che si è riconfermata dopo lo scorso anno, l’altra che ha cambiato tantissimo dopo la permanenza di Gasperini.
 
Bisogna vedere cosa succederà dopo la sosta per i Mondiali, sarà un campionato molto particolare dove potrebbe esserci la sorpresa finale. Non parlo e non dico nulla perché sono diventato un napoletano acquisito, ma potrebbe esserci una sorpresa. Da premettere che ho vissuto sei anni a Napoli eccezionali, avevamo intrapreso un percorso di programmazione, di crescita dove siamo partiti il primo anno con calciatori come Palmiero, Roberto Insigne, Luperto, Tutino, Zerbin, Gaetano. Io credo che la programmazione sia alla base di tutto insieme alla pazienza con i giovani. Ci saranno annate in cui devi soffrire un attimino. Devi avere delle strutture che nel settore giovanile ti permettano di lavorare in un certo modo, quando c’ero io siamo arrivati ad un buon livello, davamo fastidio a tutti anche in Europa. Io credo che si possa fare un buon lavoro certosino che parte dagli istruttori.
 
La Campania è una regione che sforna talenti all’ordine del giorno. Io sono d’accordo sul fatto che culturalmente l’Italia ha poca pazienza e se mettiamo dentro un ragazzo del 2003 o del 2004 e lo mettiamo a giocare in Serie A, se vinci la partita va tutto bene, invece se non vinci no. A livello anche di cultura all’estero ti danno la possibilità di sbagliare e di crescere. Questi ragazzi si trovano in prima squadra e maturano più degli altri anche per questo. Bisogna avere pazienza e far crescere i giovani serenamente. Questo aspetto va migliorato in Italia. Bisognerebbe puntare un pochettino di più sui settori giovanili avendo più coraggio perché c’è tanta qualitàâ€.
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