Zeman: "Tifo Juve da sempre, dormivo con la maglia bianconera!". Poi incredibili confessioni su doping, 'Sistema' e alleanze

Le Interviste  
Zeman: Tifo Juve da sempre, dormivo con la maglia bianconera!. Poi incredibili confessioni su doping, 'Sistema' e alleanze

Zeman torna a parlare di Juventus e del marcio del calcio italiano

Napoli Calcio - Zdenek Zeman, uno degli allenatori più amati e discussi del calcio italiano e da sempre paladino della lotta al malaffare nel settore ha rilasciato una bellissima e lunga intervista al Corriere della Sera oggi in edicola. CalcioNapoli24.it vi propone brevi stralci in cui affronta i temi di Juve, doping, 'Sistema' e passione per la maglia bianconera

Lei per quale squadra tifa?

«Sono sempre stato juventino. Da piccolo andavo a dormire con la maglia bianconera».

Zeman juventino? Ma se avete avuto polemiche durissime.

«Con la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega. Ma la Juventus non comincia e non finisce con loro. Era la squadra di mio zio Cestmir Vycpálek: il più grande talento del calcio cecoslovacco prima di Pavel Nedved, che portai in Italia. La differenza è che Nedved, lavoratore maniacale, voleva allenarsi pure il giorno di Natale; mio zio invece amava le gioie della vita. Era stato a Dachau, e il lager l’aveva segnato. Ma mi dicono fosse birichino anche prima».

Lei denunciò l’abuso di farmaci nel calcio. La Juve finì sotto processo.

«Ma solo perché a Torino c’era un magistrato coraggioso, Guariniello. Io ho puntato il dito contro il sistema, non solo contro la Juve, che aveva molti seguaci. E il problema non erano solo i farmaci. Erano anche i passaporti falsi. Era anche il condizionamento degli arbitraggi. Era anche lo strapotere della finanza».

A cosa si riferisce?

«Al Nord c’era l’alleanza tra Juve e Milan; l’Inter ne era esclusa, e cercava di entrare nel sistema pure lei. Altre squadre, dal Parma alla Lazio al Perugia, erano in mano alla Banca di Roma: Tanzi e Cragnotti ne uscirono rovinati, come pure Gaucci. Che fece in tempo a caricare il suo Perugia a pallettoni, per far perdere lo scudetto del 2000 alla Juve, sotto il nubifragio».

In primo grado il medico dei bianconeri, Agricola, fu condannato, ma in appello fu assolto.

«Non perché il fatto non sussistesse, ma perché “non era previsto dalla legge come reato”. Saltò il presidente del Coni, cominciarono controlli anti-doping seri. E i risultati si videro subito».

Cosa accadde?

«Scoppiò lo scandalo del nandrolone. Giocatori trovati positivi inventarono scuse puerili. Couto del Parma, che era un capellone, diede la colpa a uno shampoo. Un altro, che era stempiato, a una lozione contro la caduta. Bucchi e Monaco del Perugia alla carne di cinghiale. Ci finirono dentro pure Davids e Guardiola. E io pagai un prezzo altissimo».

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