Il dott. Alfonso De Nicola, da anni a capo dello staff medico del Napoli, è stato intervistato dal giornalista Silver Mele per "Ne parliamo da Dimaro", trasmissione televisiva in onda su Canale 8. De Nicola ha fatto il punto sulla situazione a pochi giorni dall'inizio del ritiro di Dimaro: "Si vede una grande motivazione da parte dei ragazzi. Molti di loro hanno veramente rinunciato a qualche settimana di vacanza in più. Molti sono stati impegnati con la Nazionale fino a giugno ed hanno deciso comunque di unirsi al gruppo. Stiamo facendo delle valutazioni positive dal punto di vista clinico e fisico, meglio degli altri anni. Sarà che hanno fatto poche vacanze, siamo molto soddisfatti. Io dico sempre che quando gli altri stanno fermi, noi dobbiamo correre. Sono ragazzi giovani, che seguono i consigli. Siamo veramente contenti di come abbiamo trovato il gruppo. Stiamo cominciando a studiare anche i nuovi, che piano piano impareranno ad inserirsi nel gruppo. Da questo punto di vista, Sarri è un grandissimo motivatore, così come Giuntoli: riescono a motivare perfino noi dello staff medico".
Il rapporto con i calciatori: "Il mio rapporto è da fratello maggiore. Dicono che Hamsik sia mio figlio, ma io sono stupito sempre da tutti i ragazzi. Diawara e Zielinski, per esempio, sono due ragazzi che hanno solo bisogno di essere assistiti da chi ha più esperienza, ma sono ragazzi semplici con tantissima voglia di lavorare".
Su Ounas: "L'ho trovato bene. E' uno che deve adattarsi ai metodi di lavoro di Sarri, che la squadra la fa lavorare: il Napoli è una delle squadre che corre più di tutte. Ounas si adatterà, è un ragazzo molto intelligente".
L'esplosione di Mertens: "Mi aspettavo che fosse un grande campione, perché è molto intelligente e si dedica molto al suo lavoro. Mi aspettavo che esplodesse e Sarri è riuscito a capire come fare".
Tanti riconoscimenti internazionali per lo staff medico del Napoli: "Il presidente è colui che ci ha impostato. E' stato lui che mi ha fatto capire come poteva essere interpretato il mio ruolo in società. Ci ha fatto capire che dovevamo investire sulla formazione, sulla ricerca, sulla meritocrazia. Non abbiamo mai lasciato spazio alle raccomandazioni, è per questo che i miei collaboratori si sentono molto realizzati, sono tutti ragazzi molto capaci. Quando si fa formazione, non ci sono problemi. Oggi ci sono io a capo dello staff medico, domani ci sarà qualcun altro, ma non cambia niente. Il napoletano si affeziona alle persone e lo ha anche fatto con noi, ma, come si dice, morto un Papa se ne fa un altro. Quello che conta è creare un metodo, basato sull'applicazione e sullo studio".