«Ricostruzione del Napoli? Intanto è una indicazione avuta dal presidente, è l’idea iniziale di ciò che è rimasto dall’ultima stagione: ancora oggi non si capisce come mai una squadra che vince il campionato arriva a 40 punti dalla testa l’anno dopo. L’idea era di ripartire, scegliendo il mister che in fatto di ricostruzioni è il numero uno: anche all’Inter anni fa arrivammo in una situazione da rimettere in piedi, erano tanti anni che non vincevano nulla. In queste situazioni in cui ci sono difficoltà, Conte si esprime al meglio, lo intrigano e così ha accettato il Napoli. Mi chiamò e mi disse che era una situazione dove c’era molto da fare, un progetto a medio-lungo termine per riportare il Napoli dove gli compete. Queste cose intrigano anche me.
Quanta sete di vittoria ha il Napoli? Deve ritornare e stare a certi livelli, ci si deve arrivare col tempo e con la pazienza: noi stiamo andando oltre le previsioni, nessuno pensava che dopo un terzo di campionato ci si trovasse così. Vuol dire che è stato fatto un ottimo lavoro e serve continuare, la strada è lunga e difficile.
Cosa dico ai calciatori? Dipende dai momenti e dai ragazzi: abbiamo un gruppo di ottimi ragazzi e seri professionisti, ci ha agevolato ed i risultati si vedono. Ma ogni ragazzo ha una propria personalità, cambia l’intervento a seconda dell’individuo. Si parla a tutti, poi serve essere psicologi e capire cosa dire e capire in quel momento, valutare lo stato d’animo ed eventualmente aiutarlo. È capitato anche di intervenire in maniera dura come dopo il 3-0 di Verona, l’intervento non fu leggero ma era doveroso. Speriamo non capiti più.
Esiste un codice universale per comunicare? Dettato all’inizio della stagione, il codice nostro è quello un po’ di tutti i club: impegno, sudore, sacrificio, spirito di squadra, onorare la maglia, disciplina, spirito di appartenenza. Queste sono le regole basilari per arrivare all’obiettivo, abbiamo un gruppo che ci segue molto.
Risultati? Va dato merito all’allenatore, è il fuoriclasse del nostro gruppo. Poi anche giocatori ed ambiente, ma stiamo con n piedi per terra perché il nostro obiettivo inizialmente non era vincere il campionato. Però lì sopra ci stiamo volentieri, ma l’obiettivo è di arrivare alla fine cercando di essere tra le prime quattro per poi giocare la Champions League, importante anche economicamente. Ma a questo punto della stagione stiamo lì sopra perché qualche squadra sta mancando.
Come si prepara la vigilia di una gara importante? È importante cosa trasmette l’allenatore, con squadre di un certo livello non c’è molto da intervenire perché ogni calciatore vorrebbe giocare certe partite: non c’è bisogno dello stimolo dell’allenatore, ma solo mettere in pratica cosa pretende la guida tecnica in allenamento. Anche all’ultima partita l’azione del gol l’avevamo vista e rivista, c’è stata grande concentrazione per mettere in pratica le idee dell’allenatore.
La squadra che mi ha impressionato? L’Atalanta, assieme all’Inter, ritengo che abbia molto di più rispetto a tutte le altre e anche a noi: hanno una rosa consolidata da anni, si sono rinforzati e hanno quasi due squadre. Ritengo che siano le favorite per lo scudetto, poi ci sono le outsider come noi. Il campionato è anomalo finora, vista la classifica molto stretta in alto: mancano i punti del Milan così come la Juventus, torneranno su. Sarà una lotta fino alla fine e speriamo di sorridere tutti assieme.
Chi è Conte per me? Ci siamo visti e incontrati quando fu scelto come CT della Nazionale, c’era bisogno di un cambio anche in Federazione per il ruolo di team manager, Gigi Riva stava per lasciare e serviva un sostituto. Il presidente Tavecchio mi chiamò, gli sarebbe piaciuto se avessi preso il ruolo. Chiesi di chiedere al tecnico se andassi bene, io ho vissuto all’Inter e lui alla Juventus: organizzato l’incontro, ci trovammo subito a Milano in un ristorante. Dopo cinque minuti ci siamo capiti al volo, siamo stati due uomini di fatica, il nostro ruolo era simile e ci siamo subito ‘sposati’. Da allora siamo andati di pari passo con varie esperienze, anche all’Inter facendo bene.
Qui a Napoli sto vivendo benissimo, son felice e contento. Cosa mi piace di più? L’accoglienza e la passione dei napoletani è contagiosa, poi sincero sto vivendo una bellissima esperienza e non lo pensavo inizialmente. Sono contento di aver detto sì al presidente e a Conte, mi auguro che l’esperienza possa andare avanti ancora meglio, mi piacerebbe lasciare una traccia importante.
Il calcio moderno non mi piace tanto, ci sono troppe partite ed interessi: il mio era totalmente diverso, ma c’erano le tv in bianco e nero e non si possono fare paragoni. Però è un calcio che corre un po’ troppo: ogni giorno c’è una partita, non c’è mai una tregua e con tutti questi impegni ci sono tanti infortuni. Capisco le esigenze di club e società che hanno interessi economici, ma i ragazzi sono uomini e non macchine o robot. Non dico che serve tornare indietro, ma una via di mezzo sì. Così il calcio non mi piace.
Europeo vinto? Ricordo al termine dei rigori decisivi l’abbraccio tra me, Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Quell’immagine mi accompagnerà sempre».