Gennaro 'Palummella' Montuori si racconta a CalcioNapoli24: dalle origini del commando Ultrà fino all'addio da capo del tifo organizzato in Curva B. In uscita il suo film
Gennaro, come nasce la passione per il Napoli?
"A quattro anni, quando il Napoli vinse la Coppa Italia, ottenne la partecipazione alla Coppa delle Coppe ed era la prima volta che ci riusciva una squadra di Serie B. I miei fratelli mi portarono allo stadio e mi appassionai subito, era bellissima quella squadra. Quella passione poi non se n'è mai andata. La mia prima volta allo stadio, dunque, fu la partita contro la Stella Rossa di Belgrado".
Quando è nato il Commando Ultra'?
"Come denominazione non esiste, ero rimasto da solo. Andavamo nei distinti e simulavamo dei tamburi, poi alcuni amici del quartiere Sanità e del Vomero mi chiesero di aggiungermi al gruppo. Ero un trascinatore pur essendo un ragazzino. Poi successivamente il gruppo Ultras prese il nome di Commando Ultrà. La prima inaugurazione ci fu nel 1977, vennero anche Di Marzio e Savoldi. Il nostro obiettivo era creare un gruppo ultras in grado di rappresentare la città e trascinare la squadra".
Che ruolo hai avuto nel film di Nino D'Angelo?
"Ci sono tante discordanze. Nino D'Angelo mi disse che c'era l'intenzione di fare un film su di noi e che lui voleva interpretare un ragazzo della Curva B. Non fu chiaro però".
La coreografia di cui vai più fiero?
"Quella delle banane. I gruppi che avevamo lateralmente ridevano di quest'idea, ci furono ventimila banane e la scritta "Bye bye Verona". Era uno sfottò contro chi si augurava un'eruzione del Vesuvio. La più bella è stata quella delle stelline contro il PSG. Le feci senza il ferro ma con un pezzo di legno più lungo, così rischiammo meno. Eravamo tutti vicini e quindi qualcuno si bruciava. Mi chiamò anche il Questore, che mi chiese di assumermi le responsabilità. Ci bruciammo in 6-7mila di noi, ma eravamo così soddisfatti che uscimmo tutti felici, nonostante la sconfitta contro il Napoli. La Curva sembrava fosse fatta di fuoco".
Coreografia Vesuvio tricolore
"La annunciammo il giorno prima per il giorno dopo, si bloccò anche la tangenziale. Fu fatta con tanti sacrifici. Fu meraviglioso".
La partita più bella?
"Juventus-Napoli a Torino 1-3. C'erano ventimila napoletani guidati da me, il gol di Volpecina ci fece preparare, come i tifosi, alla vittoria dello Scudetto. Un altro momento importante è ovviamente la conquista della Coppa UEFA".
Cosa significa essere Ultras?
"Credo che puoi spiegarlo solo vivendo la Curva, tanti tifosi non li conosco più. Quando succedono certe cose fanno male, ma non posso permettermi di giudicare".
Quando hai deciso di lasciare il tuo ruolo da capogruppo?
"Il Napoli tornò in Serie A, ero indeciso e alla fine lasciai perché avevo capito una cosa: c'erano dei gruppi che non volevano che si tifasse e quindi mi fermai".
Rapporto di odio e amore con Ferlaino (contestazione)
"Ho ricevuto minacce all'epoca, qualcuno mi spingeva a contestare Ferlaino. Qualcuno voleva che Ferlaino cedesse il club, quelle polemiche hanno fatto solo del male al Napoli. Dopo Ferlaino si è indispettito ed è successo qualcosa che io posso solo immaginare, il Napoli non riusciva più a mantenersi solo con gli incassi. Lui faceva vivere tutti, anche le bancarelle, e quindi così incassava meno dal marketing".
Rapporto con ADL?
"Lo incontrai in treno e gli dissi che avrebbe potuto acquistare un paio di calciatori più importanti. Il Milan prese van Bommel, Cassano ed un altro. Il Napoli doveva acquistare Inler e non lo fece. Ci rimasi tanto male per le sue parole contro la città di Napoli, quando disse che abbiamo sempre sguazzato nella m***a. Tutta la stampa sarebbe dovuta andar via. Io gli dissi che la nostra m***a lo ha reso ricco ma tutti spensero le telecamere".
Trasferta più pericolosa?
"Una trasferta brutta in Italia è quella di Verona, una volta fui costretto a chiudermi in un bar. Cercavano me perché ero il simbolo. Ma nella gara d'andata li avevo accolti in Curva B, erano in due o tre. Li accompagnai al treno. Furono le stesse persone che poi al ritorno mi chiusero in quel bar. C'erano anche le vecchiette che chiedevano di uccidermi. Ero convinto di non sopravvivere e per questo misi la foto di mio figlio sul petto, alla fine intervenne la Polizia. Ad Udine fui colpito da un pugno di ferro".
Chi ha rovinato e ucciso Maradona?
"C'è qualcosa di forte qui, mi auguro che la Magistratura vada fino in fondo. Gli organi competenti dovranno fare chiarezza, è anche giusto. Sento qualcuno che dice di avergli regalato una statua. Qua si parla di cifre importanti, vuol dire che ha guadagnato molto su Maradona... Nell'ultimo periodo della sua vita non era capace di intendere e di volere. Costui mi invitò in pizzeria, con mia moglie che stava per passare ad altra vita, e poi mi fece pagare. Ha scritto un libro raccontando il suo viaggio a Cuba senza citarmi, mentre era andato lì grazie a me. Poi, in conclusione, aveva parlato male di Diego in mia presenza".
Quando hai capito che si drogava?
"Non l'ho mai capito. Ero molto sveglio, ma non capivo questa cosa. Ero preoccupato per lui quando sentii queste storie. Gli dissi di andar via se quelle storie fossero state vere. Gli spiegai che doveva andar via da Napoli con 30mila tifosi a salutarlo in aeroporto. Diego era più grande come uomo che come calciatore".
Momento più intimo con Diego?
"Ce ne sono cento. Ad Ischia dormimmo insieme e lui mi disse che voleva andare in discoteca. Ci andammo, si mise a parlare con una ragazza per molto tempo, senza mai superare i limiti. Tornammo in albergo a Ischia. Non riuscivo a dormire perché ero accanto a Diego. Alle cinque del mattino mi chiese se fossi sveglio e capii che anche lui mi rispettava molto. Al mattino dopo andò ad allenarsi. Si allenava sempre, non è vero quel che dicono. Era costretto a vivere di notte, perché di giorno era sempre assediato. Al di là di tutto, Napoli era la sua città. Con un po' di sacrificio da parte di tutti avremmo potuto salvarlo da chi ha approfittato di lui".
Film che racconterà la tua vita
"Il titolo sarà scelto da altre persone, racchiuderà tutti i personaggi che hanno fatto parte della mia vita. Ci sono tanti calciatori, tra cui anche Salvatore Bagni con il quale ci fu anche un equivoco. Qualcuno voleva metterlo contro Maradona... ".
Diego e la NASA
"Un giorno Diego mi chiamò e mi disse che c'erano quelli del "naso". Credo che intendesse dire "NASA" e gli proposero di portarlo sulla Luna. Lui rifiutò dicendo che giovedì aveva allenamento. Scoppiammo tutti a ridere. Avevo un bel rapporto anche con la moglie e le figlie. L'ho vissuto sette anni, sono stati meravigliosi. Lo porterò sempre nel cuore, spero di incontrare lui ed i suoi genitori. Lo chiamavo Gesù bambino. Maradona è stato raggirato, mi sono battuto per lui. Bruno Giordano amava profondamente Maradona".
"Palummella" possiamo dire che sarà questo il titolo?
"Mi auguro di sì, ma non deciderò io".