Pasquale Mazzocchi è protagonista del nuovo episodio di Drive&Talk, format della SSC Napoli:
"La mia routine mattutina? La classica routine: mi sveglio verso le 8, poi magari può variare. Mi butto subito in doccia calda e negli ultimi minuti la faccio fredda. Una botta di adrenalina, così mi sveglio bene. Faccio colazione a casa se l'allenamento è di pomeriggio, altrimenti la faccio al campo. Un bacio a mia figlia e vado. Colazione? Varia, a volte faccio uovo e pane di segale, a volte faccio ricotta su pane di segale, con frutti rossi e un pò di miele. A volte faccio yogurt greco bianco con 5 grammi di miele e cioccolato fondente. Bisogna stare attenti, se vuoi stare a questi livelli è importante l'alimentazione. Dopo gli allenamenti, mi butto in macchina bello stanco, perchè la parte dell'allenamento non è solo quella centrale, facciamo lavori sia prima che dopo. Mi metto in macchina e vado a casa, abito vicino al campo. Gioco un pò con mia figlia e alcune volte mi metto a studiare gli avversari, vado a vedere alcune caratteristiche dei nostri avversari. A volte mi metto in palestra giù per fare un pò di stretching, che serve per il corpo.
A volte variano i giorni, lavoro un pò sulla respirazione per il diaframma. La maggior parte di noi respira un pò con il petto, ma si deve incamerare aria nella parte giù della pancia, in modo che entri più aria per respirare meglio, ma questo bisogna allenarla. Come è stato diventare papà? Un'emozione bellissima, poi su questa cosa qui faccio sempre un pò di discussione con mia moglia. Ti racconto un aneddoto: quando è nata mia figlia non ero in ospedale. Il parto era la mattina, andiamo lì in ospedale perchè lei si doveva operare e il medico ci dice "non vi preoccupate, state qui, ci vorrà un pò di tempo", ma io nel frattempo avevo la macchina al centro sportivo. Mia moglie ha partorito al Vomero e dico a mia moglie "vado a prendere un attimo la macchina e torno.
Nel frattempo, mi chiama mio suocero e mi dice che è nata, quindi quando arrivo lì era già nata. Che padre voglio essere? Voglio essere un punto di riferimento importante per lei, voglio farle capire e abituarla alle difficoltà che potrebbe incontrare. Magari lei può avere una vita più agiata visto il lavoro che faccio, ma questo non deve cambiare i suoi sogni e quello che vuole durante gli anni, quello che potrebbe avere rispetto agli altri bambini e non dare per scontato le cose. Non vorrei far trascorrere a lei quello che ho vissuto io, che ci sono state cose belle e brutte. Fargliele passare in modo più agiate, ma farle capire l'importanza di quelle cose. I valori che mi hanno trasmesso i miei genitori, mi hanno fatto capire cosa sono le cose importanti e reali della vita. La mia infanzia? Chi nasce a Napoli è difficile scegliere un altro sport da bambini, ti butti sempre a giocare a calcio, se lo sai fare o meno. A Napoli piace a tutti e da bambino sono sempre stato appassionato, stavo dalla mattina alla sera con il pallone tra i piedi. Mi svegliavo un giorno e volevo fare dieci palleggi di destro e dieci palleggi di sinistro, un altro giorno volevo mantenere di testa il pallone per cinque minuti di fila. Tutte cose che ti portano a crescere durante il tempo e ti fanno appassionare sempre di più a questo sport. Quando sei bambino lo fai con passione, poi è un'altra cosa quando diventa un lavoro. La mia carriera che è iniziata dalla Serie D, togliendo le giovanili che comunque sono stati importanti e mi hanno aiutato a crescere, è stata molto soddisfacente. Quando vieni dal basso e arrivi a questi livelli, cerchi di essere anche un punto di riferimento per altri calciatori, che iniziano in quelle categorie lì per poi arrivare in alto. Il punto, però, è che non bisogna soltanto volerlo, bisogna muoversi a fare tutte quelle cose che to portano a competere per quei livelli. Io durante la mia carriera ho rifiutato molte cose, durante la mia gioventù. Quando sei un pò più giovane, ci sono tutte quelle cose che ti portano a divertirti, magari a fare serata con gli amici, fare la sera un pò più tardi. Non ho fatto serata con gli amici, forse due o tre volte durante la mia carriera, perchè pensavo sempre al giorno dopo che mi dovevo allenare bene. Pensavo a dormire bene, a mangiare bene. Ovviamente io l'ho fatta un pò estrema la cosa, ma quando uno vuole una cosa non bisogna soltanto volerla, bisogna lavorare per ottenere quella cosa lì!
Le rinunce? Non si tende a guardare ciò che c'è dietro, ci son stati giorni dove ho dormito col giubbotto addosso perché non avevo un euro ed ero lontano da casa, non avevo nessuno! Li ricordo tutti quei momenti, so cosa ho trascorso e passato per arrivare a questi livelli, tutti i sacrifici fatti. Tutti quei giorni che magari hai dovuto far finta di avere mal di testa, per non uscire con gli amici a mangiare un gelato perché non avevo soldi! Questo gli altri non lo vedono, lo sai solo te: e non lo racconti a chi ti dice 'Sei fortunato'. Ora stiamo facendo una intervista ed è giusto dirlo così chi si approccia a questa vita, sa qual è la strada e non bisogna abbandonare alle prime difficoltà. Al tempo stesso, se riesci ad arrivare dove volevi, ti togli tantissime soddisfazioni! Chi mi conosce bene ed ero in Serie D, le persone che mi volevano bene mi dicevano: 'Che fai lì, torna e vai a lavorare, guadagni di più', ma io non mi sono mai fatto intimorire dai momenti di difficoltà".