Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Sky:
Sull'inchiesta delle curve?
"Intanto l'inchiesta è in corso e non posso che esprimere gratitudine alla magistratura e alle forze dell'ordine per quello che stiamo facendo. Noi ci siamo messi a disposizione e stiamo collaborando al fine di debellare questo fenomeno straordinario in negativo. Sono attività criminale che non c'entrano niente con lo sport. Ho vissuto decenni precedenti in cui c'era una violenza fisica consumata all'interno o all'esterno dello stadio, ma era nell'ottica di quello che è un fenomeno di calcio. oggi siamo davanti a una situazione difficile da debellare per una società. Ringrazio la magistratura e le forze dell'ordine, noi stiamo collaborando al fine di garantire trasparenza. È difficile contrastare un tipo di violenza quando è consumata da tante persone, credo che sia un fatto culturale. Si deve lavorare fin dalle elementari spiegando che il gioco del calcio è un gioco. Oggi manca la cultura della sconfitta, bisogna saper perdere. Non ci sono dei giudici che alla fine della partita devono esprimere un verdetto".
Poteva fare di più per evitare troppi contatti tra giocatori e ultras?
"Si può e si deve fare molto di più. Oggi le figure all'interno del sistema aiutano tantissimo nel garantire una certa trasparenza, noi società possiamo fare qualcosa acculturando i calciatori a quelle che sono le leggi dello Stato, noi lo facciamo. Durante facciamo delle lezioni in cui spieghiamo, ma poi è difficile entrare nella vita privata di un calciatore, poi lì è una parte d'ombra dove non possiamo entrare, possiamo aiutare il giocatore con una cultura maggiore".
In molti la definiscono il personaggio più potente del calcio italiano: cosa ne pensa?
"No, io sono una persona che ha raggiunto il pieno della propria esperienza calcistica, conosco bene questo settore avendo iniziato da ragazzino. L'aspetto che dobbiamo combattere è la litigiosità e dei personalismi esasperati. Dobbiamo essere tutti uniti per portare avanti un fenomeno che a tratti traballa nel confronto alle altre nazioni europee. Dobbiamo rivolgerci al Governo, i grandi problemi sono il Decreto Crescita che non ci dà la possibilità di utilizzare gli stranieri con agevolazioni che un manager ha. Guarda caso, nel momento in cui è stato attuato il Decreto, le nostre squadre sono arrivate tutte in fondo nelle Coppe. Ci siamo ritornati anche, l'Atalanta ha vinto".
Così non si darebbe spazio ai giovani italiani.
"Basta calibrare, mettendo un tetto verso l'alto così che il mondo giovanile non venga toccato. Non si va a prendere un 16enne straniero perché non avresti lo sconto, ma giocatori affermati che facciano crescere gli altri".
Presidente della FIGC, Ministro dello Sport, a questa idea ci sta pensando?
"Sono un amante del mondo del calcio e dello sport, sono contento della mia carriera e sono contentissimo di fare il presidente dell'Inter, un ruolo che mi occupa molto. Poi mi dedico a osservare a ciò che avviene attorno a noi. Una delle grosse pecche del nostro sistema è che non può garantire lo sport in modo gratuito ai nostri bambini. Abodi è un ministro moderno, acuto, insieme a Valditara devono creare il connubio tra attività scolastica e sportiva". Resterai all'Inter ancora a lungo? "Sì, all'Inter sto bene per cui spero di dare risultati, contribuire ad ottenerli".
Finale di Champions, sogno o obiettivo?
"Dobbiamo sempre garantire di essere competitivi per di essere lì, dopodiché si vince o si perde. Noi dobbiamo perseguire di essere lì al momento giusto, è un atto non di arroganza, ma di ambizione sportiva. Nello sport bisogna esser ambiziosi altrimenti non si vince. Quando alcuni miei colleghi dicono 'bisogna arrivare tra le prime 4', io non sono molto d'accordo. Bisogna avere la sfacciataggine anche di avere obiettivi utopistici, credere in questo".
Il metodo Marotta qual è?
"Il mio metodo è quello di aver ascoltato per grande parte della mia vita tutti quelli che erano più vecchi di me. Dopodiché nella seconda parte della mia vita cerco di dare gli insegnamenti che ho ricevuto. Mi diverto ancora moltissimo, altrimenti non farei questo mestiere. La passione è quella che mi stimola, l'adrenalina della partita non te la dà niente e nessuno"