Simone Inzaghi, allenatore della Lazio e prossimo avversario del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport. Ecco i passaggi più significativi: "La Lazio è nel mio destino. L’esordio in serie A contro di lei e poi nel ’99 arrivo e vinciamo subito Supercoppa europea, Coppa Italia e campionato. Facciamo un triplete storico e da lì è cominciata la mia cavalcata a livello calcistico. Probabilmente avrei fatto la mia carriera ugualmente, però senza il coraggio di Materazzi secondo me sarebbe stata più dura".
Il caos dopo la querelle Bielsa: "Invece si vede che tutti abbiamo un nostro destino assegnato e così ci sono stati problemi con Bielsa e a quel punto, come era giusto, mi hanno richiamato. Probabilmente qualcun altro avrebbe storto il naso, si sarebbe risentito, avrebbe detto no, avrebbe detto “mi è stata tolta un po’ di leadership”, avrebbe rifiutato di passare come seconda scelta. Però sapevo che la mia leadership, quella che contava, l’avrei potuta riconquistare con la gente a suon di risultati. E, per la squadra, sapevo che con i miei giocatori, nonostante fossi una scelta tra virgolette di ripiego, la leadership non l’avrei mai persa. Perché sapevo che i ragazzi mi avrebbero riaccolto a braccia aperte. E così è stato".
La finale di Coppa Italia: "Avendo giocato tantissimi derby so cosa vuol dire per la nostra gente. Eravamo coscienti della difficoltà perché sulla carta, guardando i budget e i fatturati, non ci dovrebbe essere partita con la Roma. Però sapevo che facendo la nostra partita gagliarda, aggressiva, avremmo avuto grosse chance. Poi dopo la partita di andata le mie speranze sono aumentate. Alla vigilia sapevo che c’era qualche rischio, perché abbiamo visto grandissime squadre subire rimonte pazzesche. Ma vedevo la squadra concentrata, che mi seguiva. A parte i primi dieci minuti in cui eravamo un po’ contratti, la mia sensazione, dalla panchina, era che la finale l’avremmo centrata. E’ un risultato straordinario: abbiamo eliminato Inter e Roma con le quali, per dimensione dei bilanci, non dovrebbe esserci partita. Ma abbiamo dimostrato che con la determinazione e l’umiltà si possono fare grandi cose".
Dove può arrivare questa Lazio: "Noi vogliamo ragionare partita per partita. Abbiamo fatto grandi cose, e martedì abbiamo fatto un’impresa che abbiamo voluto condividere alla fine, sotto la curva, con la nostra gente. Ma penso anche che avere sessanta punti in campionato sia qualcosa di straordinario. Ma non siamo appagati. Sappiamo che abbiamo otto partite di campionato, avremo la finale di Coppa Italia e quindi dovremo cercare di fare tutto nel migliore dei modi, perché vogliamo dare seguito a due mesi importanti, dopo questi primi otto di lavoro che sono stati eccezionali. Siamo quarti in classifica, ce lo siamo meritati, nessuno ci ha regalato niente, adesso avremo le ultime partite. Dobbiamo cercare di ottenere il massimo".
Obiettivo Champions se batte il Napoli: "Confrontando i budget non ci dovrebbe essere partita. Però abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela contro tutti. E’ normale che quelle davanti a noi sono delle corazzate costruite per fare la Champions. Ma in questo campionato basta una partita vinta o persa, un passo falso e tutto si può riaprire. Noi dobbiamo ragionare partita per partita: se ci metteremo la testa, il fisico, l’intelligenza e la determinazione nulla deve essere considerato impossibile".
Un giocatore che gli piacerebbe allenare: "Ce ne sono tanti. A me personalmente piace tanto Hamsik del Napoli. E’ un giocatore completo, forse, in questo, il migliore che ci sia in Italia".