A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto il dottor Corrado Saccone, già preparatore atletico del Napoli. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Il suo Napoli vinse qualche coppa… "Sì, sotto la mia gestione, o meglio, sotto la mia piccola collaborazione, sono stati vinti due Coppe Italia e una Supercoppa d'Italia, che è stata bellissima, giocata a Pechino. Poi ci sono stati due secondi posti in campionato, quindi abbiamo fatto qualcosa di importante. È stato un bel periodo, durante il quale il Napoli si è formato, per poi diventare la grande realtà che è oggi."
Quanto teneva il Napoli, all'epoca, alla Coppa Italia? "La Coppa Italia è sempre stata un po' sottovalutata da molte società, come se fosse un trofeo di serie B. In realtà, in altre nazioni, come Inghilterra e Spagna, la Coppa Italia è vista con molto più rispetto. È una competizione importante, soprattutto nelle prime fasi, dove non puoi sbagliare. In quei momenti si vede la bontà del lavoro svolto, perché quando si gioca la Coppa Italia, di solito scendono in campo le seconde linee, e si vede se una società ha fatto un buon lavoro anche a livello di rosa e di panchina. Se una squadra è competitiva, anche le seconde linee devono essere pronte a dimostrare il loro valore."
Quindi la Coppa Italia non è solo un trofeo da rispettare, ma anche un'opportunità per testare la profondità della rosa? "Esattamente, la Coppa Italia è un trofeo che va rispettato. E, come dicevo, per un allenatore come Antonio Conte, è un'opportunità per testare la validità della propria rosa. Quando sei primo in campionato, come il Napoli, non puoi permetterti di fare esperimenti, ma la Coppa Italia può essere utile per verificare se la squadra ha alternative valide."
Quindi, la panchina del Napoli quest'anno è davvero un valore aggiunto? "Sì, assolutamente. Non mi piace fare distinzioni tra 'prima fascia' e 'seconda fascia'. Per me tutti i giocatori sono validi. Ovviamente, alcuni sono preferiti dall'allenatore per le loro qualità, ma una rosa competitiva deve avere anche una panchina forte. Per esempio, nel Napoli di qualche anno fa, avevamo giocatori come Cavani e Higuaín, che erano campioni assoluti, ma avevamo anche tanti altri giocatori importanti che hanno contribuito ai nostri successi. È la qualità della panchina che ti permette di lottare su tutti i fronti, e il Napoli ha una panchina più profonda di quella dell'Inter, ad esempio."
Sta dicendo che il Napoli abbia una rosa più competitiva rispetto ad altre squadre della Serie A? "Sì, assolutamente. L'ho detto fin dall'inizio del campionato. Dopo gli acquisti fatti dal Napoli, credo che sia la squadra più competitiva. Hanno una rosa profonda, con giocatori di grande qualità. E questo è stato confermato dai risultati finora. La qualità della rosa è fondamentale, e il Napoli ha dimostrato di avere i giocatori giusti per arrivare fino in fondo."
Anche se, come ha detto Antonio Conte, l'Inter ha due squadre. Non è d'accordo? “Non mi trovo d'accordo. Il Napoli ha una rosa che può competere con chiunque. L'Inter è sicuramente una squadra forte, ma la qualità del Napoli è evidente. Non c'è bisogno di aspettare anni per vedere dei risultati, perché il Napoli è già pronto a vincere. Non siamo una squadra di allievi da formare in due o tre anni, ma una squadra competitiva, con giocatori di alto livello."
Nella sua esperienza al Napoli, quale calciatore, sotto il profilo atletico, l’ha impressionata di più? "Questa è una domanda difficile, perché ci sono stati molti giocatori straordinari. Però, se devo rispondere in modo secco, ti dico Cavani. Era un fenomeno sotto l'aspetto atletico, un vero e proprio 'coccodrillo'. Ma anche Lavezzi era un atleta incredibile, così come Hamsik, che aveva una capacità straordinaria di apprendere rapidamente e di adattarsi. E non dimentico Maggio, che era un atleta eccezionale. La domanda su chi fosse il migliore atleticamente è complessa, perché ogni giocatore ha delle caratteristiche diverse. Cavani, però, era un vero fuoriclasse."
Dunque, dietro le prestazioni individuali di un campione influisce anche il contesto ed i compagni di squadra? "Esatto, è più facile essere una 'prima donna' che un 'gregario'. Chi è la stella ha un palcoscenico molto più grande. Ma un 'gregario' ha un lavoro altrettanto difficile e spesso viene sottovalutato. È più difficile essere un giocatore che non parte sempre titolare e che deve dimostrare il proprio valore ogni volta che entra in campo."