A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Matteo Gianello, ex portiere, fra le tante, di Napoli e Verona. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Parliamo del Napoli. Domenica sera giocherà al Maradona contro il Verona, una delle due squadre che, all’andata, hanno segnato tre gol contro gli azzurri. Quella pesante sconfitta può essere un fattore motivazionale per una rivincita?
“Sicuramente. La rivalità tra le tifoserie è nota, ma anche Conte sa che il Verona è una squadra ostica. Ha avuto un periodo difficile, ma ora sembra essersi ripreso, con risultati positivi come la vittoria a Bologna e il pareggio con l’Udinese. Il Napoli, però, non è quello della prima giornata. Conte vorrà dimostrare che la sua squadra è presente e punta allo scudetto. Non credo che la sconfitta all’andata sia un peso, ma piuttosto un incentivo per continuare il percorso positivo intrapreso.”
Cosa è cambiato nel Napoli da quella prima giornata?
“Sono stati assimilati i concetti di Conte: possesso palla, aggressività e recupero immediato. All’inizio ci voleva tempo per adattarsi al suo metodo. Ora vediamo un Napoli trasformato, con giocatori che si sono integrati e altri che stanno dando un contributo importante. Se il girone di ritorno inizierà come è finito quello di andata, il Napoli sarà una squadra difficile da battere.”
Dunque, oggi il Napoli è più squadra rispetto a quella della prima giornata?
“Sì, assolutamente. La squadra della prima giornata non era ancora quella di Conte. Ricordo quella partita: c’erano state occasioni, ma mancava grinta e compattezza. Ora il Napoli ha un’identità chiara e un gioco definito.”
Il Napoli di oggi può davvero vincere lo scudetto?
“La classifica dice di sì. I numeri sono importanti: chi subisce meno gol e vince gli scontri diretti spesso trionfa. Il Napoli sta dimostrando di poter competere. Certo, ci sono altre squadre forti come l’Atalanta, l’Inter e il Milan. Il vantaggio del Napoli potrebbe essere il non giocare in Champions, ma questo non garantisce nulla. Deve continuare a pensare partita per partita, senza distrazioni.”