Giampaolo: "Sarri mi disse "Se vado via, faccio il tuo nome". Siamo simili, ha sfatato un luogo comune"

Le Interviste  
Giampaolo: Sarri mi disse Se vado via, faccio il tuo nome. Siamo simili, ha sfatato un luogo comune

Marco Giampaolo, allenatore dell'Empoli che ha ereditato la panchina di Maurizio Sarri, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport:
 
Cosa c’è del lavoro di Sarri che ha mantenuto e cosa c’è di nuovo nel suo Empoli? 
 
"Sarri a Empoli è stato tre anni. Un allenatore che è più allenatore e meno gestore lascia una traccia, soprattutto quando gli viene dato un arco temporale così lungo. Maurizio (Sarri, ndr) ha lasciato un grandissimo culto del lavoro, principi di gioco che sono riferiti più alla palla che all’uomo. Il mio arrivo? Avendo le stesse idee, è come se li avessi già allenati. Per noi non è l’avversario da tenere in considerazione, ma pensare collettivamente e correre collettivamente in base al pallone. Il possesso palla, il cercare di giocare la partita senza farsela giocare dagli altri, rispetto all’Empoli di Sarri forse palleggiamo di più, le differenze sono nei particolari". 
 
Lei è stato scelto perché ha un modo di lavorare alla Sarri. 
 
"A gennaio Sarri mi chiamò, ero a Cremona, e mi disse: “Sappi, che se vado via ho fatto il tuo nome”. Io e lui ci conosciamo da anni, è venuto a vedermi tante volte. Il ds Carli è di Colle Val d’Elsa, quando allenavo il Siena lui ha visto il mio lavoro".  
 
Magari, quando va via da Napoli, Sarri fa il suo nome. 
 
(Giampaolo sorride per la prima volta) 
"Chissà... Se continua così, Sarri non andrà più via da lì..."
 
La capacità di gestire nei grandi club o di insegnare nelle piccole?  
 
"E’ un luogo comune. Sarri dimostra che non è così, quando venne Luis Enrique dissi che questo era un grande. E’ uno che ha messo fuori De Rossi in un Atalanta-Roma per far rispettare le regole, comportamenti forti che la squadra recepisce in maniera positiva, la squadra sa se quello è giusto. Devi sapere allenare e saper gestire, capire chi mina la mia credibilità. Capello a Roma sapeva gestire Cassano, al Real no: qual è la differenza? E’ il club che ha in mano la credibilità dell’allenatore".  
 
Juve e Napoli sono davanti a tutte perché sono le più forti o perché hanno gli allenatori migliori? 
 
"Hanno le squadre migliori e due allenatori diversi e di spessore. La Juve è lì perché ha il dna della squadra che deve stare lì e ha una grandissima società. Io penso che Allegri, un freddo, forte dentro, arriva a Vinovo in auto, fa il suo lavoro e poi va via. Non deve pensare ad altro. A Napoli è più difficile, a Roma anche, a Milano anche".  
 
Cosa rivede dell’Empoli di Sarri nel Napoli? 
 
"La stessa capacità di difendere con la linea alta, rubare palla il più alto possibile, la transizione veloce e l’idea della scelta di giocatori di qualità in determinati ruoli. La qualità ti permette di giocare bene, non puoi pensare di far giocare bene una squadra che non ha qualità. Il senso non è bilanciare: metto uno di qualità accanto a uno che corre. No. Metto due di qualità e li faccio correre". 
 
Se escludiamo il Napoli, chi gioca meglio in serie A? 
 
"La Fiorentina. Anche Sousa impiega un sacco di giocatori di qualità, utilizza Bernardeschi nel ruolo alla Lichtsteiner, ma se giochi con Bernarderschi esterno hai grandissima qualità e fai una scelta precisa. In più i viola fanno un possesso palla che ti ammazza. 
 
A proposito di giocatori convinti dai tecnici. Come ha fatto Sarri con Higuain?  
 

"Higuain ha riconosciuto che Sarri è un grande allenatore e ha capito che poteva avere vantaggi. Se uno è bravo, il calciatore se ne accorge. Se è bravo in campo, fuori, con i media. Sarri sa di calcio e li ha conquistati così". 
 
 

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