Ultimissime Calcio Napoli - A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto
Mauro Esposito, allenatore, ex attaccante di Cagliari e Roma. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Ha scelto di allenare l’under13: scelta difficile, cosa si prova?
“Ho scelto apposta di lavorare con i giovani proprio perché oggi hanno tante distrazioni rispetto a quando ho incominciato io. Il calcio era tutto quando ero piccolo. Neanche pranzavo per andare ad allenarmi. Oggi vanno al campo solo per allenarsi e non vedono l’ora di finire. Va’ fatto capire ai ragazzi di oggi che è sempre difficile andare a giocare a certi livelli ma è più facile di vent’anni fa. Oggi lavoro a Pescara e ci sono tanti giovani talenti. Magari non riesci a raggiungere il sogno, però devi impegnarti”.
Hai collezionato sei presenze con la nazionale: hai fatto parte anche delle qualificazioni mondiali 2006?
“Sì, poi ebbi un grave infortunio al ginocchio. Lippi mi aveva convocato anche nel pre-ritiro di maggio, ed io rimasi fuori nei 23 definitivi. Non toglie che ho fatto parte di un gruppo che, poi, aveva vinto il mondiale”.
Un rimpianto quello di non aver giocato il mondiale?
“Direi di sì. Per due anni avevo fatto tutte le qualificazioni. Se non avessi avuto quell’infortunio, magari ci sarei andato in Germania. Il dispiacere è grande. Vedendoti sfuggire quel mondiale è chiaro rimanerci male. Però allora c’erano grandi campioni, tant’è che lo vincemmo. Resta la soddisfazione di averne fatto parte”.
Lei aveva gran talento, cosa che oggi manca in nazionale… Uno come lei farebbe comodo…
“Penso di sì. Molte squadre giocavano con gli esterni, quindi in nazionale non ci mancavano. Avevo fatto benissimo a Cagliari in quegli anni e quindi le convocazioni me le sono meritate: le convocazioni di Lippi significano che meritavo di far parte di quel gruppo”.
Due vittorie nelle ultime due partite: una rondine fa primavera?
“Spalletti l’ho avuto a Roma, lo conosco. Non riusciamo ad avere una qualità di giocatori adatta per fare una competizione importante. Spalletti ha capito dove ha sbagliato, ed ha stravolto quelle che sono le convocazioni, per ripartire con una mentalità diversa nei giocatori. Oggi non abbiamo tanta qualità nei giocatori, però non siamo neanche quelli dell’Europeo. Siamo pur sempre l’Italia, con ottimi calciatori, e possiamo dire la nostra in competizioni così importanti”.
Quanto è difficile essere apprezzati nel calcio che conta quando giochi in una squadra piccola? Ricci ha mostrato di avere qualità giuste, mentre tre mesi fa è stato convocato Fagioli dopo la squalifica…
“La convocazione di Fagioli nella Juve che non ha giocato è discutibile, ma non ci sono tanti giocatori di qualità maggiore. Ricci, oggi, sta dimostrando di avere qualità, e oggi ha ritenuto opportuno convocarlo. Magari all’Europeo sarebbe stato prematuro. Per me questa convocazione è stata una scelta tecnica”.
Il Cagliari è stata la sua isola felice: è il pubblico a dare il supporto, oppure non ci sono pressioni?
“Le pressioni ci sono, però si sta bene. A Cagliari puoi sbagliare un po’ di più, e nessuno ti punisce. A Roma, se sbagliavi, rischiavi di rimanere in panchina. In Sardegna sono stato arrivato a 21 anni, riuscivo ad esprimermi con serenità, avevo voglia di giocare e di mangiarmi il campo: c’erano tutti i presupposti per fare bene e sono stato sei anni ad alti livelli. A Roma invece ero reduce da un infortunio al ginocchio. Sicuramente non ho sfruttato le occasioni per fare bene; tra l’altro, non era facile farsi spazio in un gruppo che era ricco di talento”.
Quali insidie nasconde la trasferta di Cagliari per la squadra di Conte?
“Ranieri è stato un allenatore pratico, non vedevi la squadra giocare bene. Ero sicuro che avrebbe salvato il Cagliari. Con Nicola, invece, ho visto qualcosa di positivo. Ho visto la voglia di fare la partita, che non è facile per una squadra piccola. Il Napoli deve stare attento perché è una partita aperta e può succedere di tutto. Certamente il Napoli è più forte e può vincere, ma al Sant’Elia, il Cagliari, vuole fare bene”.
Sei fiducioso della guida di Conte?
“Si doveva cambiare, ed il Napoli ha scelto l’allenatore giusto dopo l’annata fallimentare dell’anno scorso. Serviva un allenatore di spessore. Conte vuole vincere ed è l’uomo giusto. Certo, ci vuole tempo per assimilare il suo metodo: nelle prime tre, c’è stata qualche difficoltà, anche se ci sono state le vittorie con Parma e Bologna”.
Lukaku o Osimhen?
“Sono due giocatori completamente diversi. Il nigeriano attacca sempre la profondità, nessun difensore vorrebbe incontrarlo. Lukaku, invece, è potente, in area si fa sentire. Nel gioco di Conte, penso che quest’ultimo sia più adatto. Se Conte l’ha voluto così fortemente, è perché conosce le sue qualità e sa cosa può dare nei suoi schemi”.
Al Napoli ci sono tanti esterni: Kvara, Politano, ora c’è Neres. Chi sceglierebbe come titolari, dietro la prima punta?
“Non vedo nessuno dietro la punta. Li vedo solo esterni. Forse dei tre, penso che Neres sia quello che meglio potrebbe adattarsi dietro Lukaku. Politano è uno che deve partire dall’esterno e puntare l’avversario. Kvara, anche, è un esterno: è un giocatore fondamentale, quando lui ha la palla, ti da sempre la sensazione di farti male. Può saltare l’uomo, fare gol: nel Napoli, gioca lui, e poi altri dieci”.