ESCLUSIVA - Di Gennaro: "De Laurentiis detto 'E mo vec je'. Napoli da scudetto? Sì, ma ce facimm fa fess! Perchè quel dirigente della Juve sbraitava dietro Conte?"

Le Interviste  
ESCLUSIVA - Di Gennaro: De Laurentiis detto 'E mo vec je'. Napoli da scudetto? Sì, ma ce facimm fa fess! Perchè quel dirigente della Juve sbraitava dietro Conte?

Angelo Di Gennaro, noto attore e comico partenopeo, ha parlato ai microfoni di CalcioNapoli24 in esclusiva analizzando i temi caldi del momento con comicità e sana ironia che non guastano mai. Queste le sue dichiarazioni: 

Signor Di Gennaro innanzitutto come sta?
“Abbastanza esaurito, grazie! Si dice sempre tutto bene, ma in realtà non è così”

Napoli, la sua città, la nostra città. Cosa rappresenta per lei?
“Napoli rappresenta le mie origini, rappresenta la mia crescita, la mia rabbia, la mia gioia e la mia delusione…rappresenta la vita”

E allora, senza veli, vogliamo rispondere al Sig. Amandola riguardo al caso “puzza”?
“Non ho la presunzione di rispondere al Sig. Amandola. Ma credo che le indignazione o la rabbia non devono essere soltanto un’espressione. Le risposte bisogna darle con i fatti, dimostrando che noi abbiamo voglia di crescere non indignandoci. Essere indignati e poi cadere in contraddizione, non è una cosa giusta. Faccio un esempio: se ci si arrabbia perché qualcuno parcheggia in terza fila e poi un chilometro più giù parcheggiamo allo stesso modo, fa capire che nell’esprimerci siamo bravi tutti, ma nei fatti siamo tutti uguali”

E il calcio cosa rappresenta per lei?
“Il calcio è uno straordinario sport che cresce con l’essere umano. Il primo gioco che si impara da ragazzini è proprio il calcio che quindi rappresenta i sogni di un bambino. Chi è tifoso, in realtà, non è ancora cresciuto. I tifosi sono eterni bambini e si spaventano di crescere. Il calcio è illusione e perciò si resta bambini”.

Quanto fastidio prova nell’aver perso contro la Juventus a Torino e quanto l’aver perso con il Dnipro?
“Queste sono due sconfitte differenti tra loro. Quel volersi convincere, perché la società ci ha fatti convincere che non bisogna arrabbiarsi per l’Europa League, non è positivo, mentre invece ci ha convinto che possiamo ambire a traguardi importantissimi come lo scudetto. Ci hanno ammorbidito, ma c’è un errore di fondo. Non si è investito abbastanza, in modo che le due competizioni potessero essere giocate alla pari. Questa è una strategia che ci portiamo dietro nella politica e nei grandi business. “Ce facimm fa fess”, con una velocità incredibile. Loro sanno che non potevano permettersi due squadre o forse non hanno voluto creare due squadre all’altezza e questo è tutto…”

A proposito di Dnipro e di Europa League, lei condivide questo turnover?
“Queste non sono scelte di Mazzarri. Il calcio è un business. Ci sono collaboratori come l’allenatore, il direttore, i calciatori, che mettono in pratica quello che chiede la società. Ci si siede a tavola e si cerca di capire come “se po’ fa renar”. Non crediamo alle favole. Mazzarri non fa turnover perché lo decide lui, ma perché bisogna mettere calciatori in vetrina che possano poi essere venduti al miglior offerente e anche se non ci piacciono li dobbiamo vedere in campo perché “s’anna venner””.

Napoli-Chievo, ancora Marek Hamsik, e la corsa riprende. Ma per quale obiettivo? 
“In questo campionato possiamo permetterci di correre verso un grande traguardo che si chiama scudetto, per un semplice motivo: è un campionato mediocre, senza squadre forti. Hamsik non mi ha mai entusiasmato in questi anni. Ora mi ha smentito e mi ricredo profondamente su di lui. Questo fa capire che probabilmente l’estro di Lavezzi, bravo si ma che giocava per sé e non per gli altri, limitava le sue giocate e non gli permetteva di esprimersi come desiderava, cosa che ora riesce a fare con maggiore continuità senza la presenza di questa mina vagante. Ci hanno fatto credere che fosse un dio a Napoli, ma non era così. Lui ha avuto il tempo di ambientarsi e crescere con il Napoli. Insigne invece no. Lui è arrivato in un Napoli che deve vincere e quindi è costretto a crescere rapidamente e a portare quei risultati immediati, come lo scudetto”.

Supercoppa: arbitro Mazzoleni, giudice di porta Rizzoli. Mazzoleni sabato convalida un gol in fuorigioco al Milan e Rizzoli ne fa di tutti i i a Catania a favore della Juventus. Ma perché questi arbitri non vengono fermati secondo lei?
“Faccio una considerazione molto ingenua: la statistica dice che è la squadra ad avere più tifosi in tutto il mondo. Se la matematica non è un’opinione, il conto è presto fatto. Con un arbitro e due guardalinee, due su tre tifano Juve, ora sono in cinque e la percentuale cresce sempre più…Esiste ancora una regola ben precisa che un arbitro campano non può arbitrare una squadra campana e altrettanto se tifa per quella squadra. Tenendo presente che la maggior parte dei tifosi juventini sono meridionali o figli di emigranti nati a Torino, questo mi fa pensare che un arbitro pugliese, catanese o campano è di parte perché tifoso della Juve. Allora non usciremo mai da questo vortice…La Juve sarà sempre protetta proprio per questo motivo. Noi saremo sempre penalizzati. Ieri ho visto anche un filmato di un dirigente della Juve che dal campo, appena il Catania ha segnato, si agitava e in continuazione parlava a telefono. Bene, a “chi stev chiamman”? Non credo che chiamasse la moglie per dire: ‘stong arrivann, mina a pasta!’”.

Faccia un appello al presidente De Laurentiis…
“E’ un po’ come se dicessi: voglio lanciare un appello al presidente della Repubblica affinchè faccia finire la disoccupazione, allora direi ‘na strunzat’. Il mio appello, che poi è un desiderio, al presidente del Napoli è quello di non attaccare gli arbitri e lo sta facendo. Infatti era un pò come dire al vigile che non sa fare il vigile e lui allora direbbe: ‘accuost e damm’ a patente e o librett’. Gli direi anche però che dietro di se c’è una città importantissima che non deve essere sottovalutata. C’è una miniera che può portare a grandi soddisfazioni, ma deve investire, tenendo rapporti buoni anche con il tecnico, perché mi sembra proprio un rapporto tenuto in piedi ‘ca sputazzell’”

Oggi ci si diverte a dare dei nomignoli, lei come chiamerebbe De Laurentiis?
“E mo vec io! A Napoli c’è questa abitudine di dire questa cosa, ma alla fine non se lo vede mai nessuno”.

Mazzarri?
“Mazzarri mi è simpatico, lo chiamerei: ‘e che teng a verè’”

Cavani?
“Cavani è la filosofia napoletana che cammina: ‘io faccio, non so voi’ “.

Hamsik?
“Lui è glaciale”

Gianello?
“Non ci sono differenze tra le città, ma nella qualità dell’uomo. Un uomo sa riconoscere gli errori…”

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