Un'icona del calcio italiano degli anni 80 e 90, un'attaccante che ha fatto le fortune di Genoa e Torino con i suoi gol e le sue giocate funamboliche. Un uomo che al calcio ha dato tutto, prima per i tifosi e poi per se stesso. "Il calcio italiano mi ha dato da mangiare e non lo dimenticherò mai", queste le parole dell'Uruguaiano che torna a parlare dopo anni di silenzio. CalcioNapoli24 ha intervistato in esclusiva Carlos 'Pato' Aguilera.
La sua voce è tornata ad essere squillante dopo anni di spiacevoli vicissitudini che appartengono ad un passato temporalmente prossimo ma remoto nell'animo: "Innanzitutto voglio ringraziarti per esserti ricordato di me".
Prima di procedere con l'intervista, mi è sembrato obbligatorio chiarire un punto: "Carlos, è un onore parlare con te, il calcio italiano e gli appasionati di questo sport non possono ricordarti, perchè non ti hanno mai dimenticato".
Direi di cominciare dal tuo arrivo in Italia...
"Devo tutto al mio agente Paco Casal, che convise il Genoa a portarmi in Italia. Allora una squadra non poteva avere più di tre stanieri e io ero exstracomunitario. Spinelli fu convinto a darmi una possibilità e io riuscii subito a ripagare la fiducia. I miei compagni mi aiutarono tantissimo e riuscii subito ad adattarmi al calcio italiano. I tifosi mi amavano e sentivo il loro affetto. 700 mila persone mi adoravano, una città intera mi adorava, tutti mi volevano bene tranne una persona: il presidente Spinelli".
Perchè ti chiamano 'Pato'?
"Vuol dire papero! E' un soprannome che mi hanno affibiato da bambino. In sudamerica si usa dare un soprannome a tutti. Probabilmente quando ero piccolo camminavo in modo strano...proprio come un papero".
Che problemi avevi con Spinelli?
"Io nessuno, ma lui non mi voleva in squadra. Anche i compagni mi dicevano che il presidente non mi vedeva di buon'occhio fin quando fu lui stesso a dirmelo in una discussione che avemmo negli spogliatoi. Gli dissi di ammetterlo anche ai giornali invece di continuare a sotenere ai microfoni di volermi prolungare il contratto. Non lo fece mai e fui costretto a lasciare Genoa a malincuore. Voleva essere un personaggio ma i veri presidenti erano gente come Agnelli e Moratti...non lui. Non potevo restare visto che non avevo la sua stima e spero che i tifosi rossoblu adesso lo abbiano capito. Amo Genova e non l'avrei mai lasciata".
Dopo Genoa perchè scegliesti il Torino?
"C'erano tante squadre che mi volevano tra cui la Juventus ma Scoglio, allora allenatore del Torino mi volle fortemente con lui. Accettai e feci la scelta giusta. Il mister era veramente una persona speciale e mi accolse dicendomi: 'Diventerai l'idolo dei tifosi granata'. Gli risposi che era pazzo...ma alla fine ebbe ragione lui. Che riposi in pace e che mi guidi dall'alto: era un padre per me".
In quel momento ti ha cercato anche il Napoli?
"Si, ricevetti un'offerta anche dal Napoli. Era una squadra fortissima, imbattibile. Fare risultato al San Paolo non era nemmeno lontanamente preventivabile. Quella tifoseria e quello stadio erano incredibili. Mi sarebbe piaciuto tanto vestire la maglia azzurra, sarebbe stato un sogno per me ma la trattativa non andò in porto. Cose che capitano".
La parola 'Napoli' che emozioni ti rievoca?
"Delle sensazioni indimenticabili. Ho giocato da avversario al San Paolo e ho ancora i brividi se ci ripenso. Alla fine della partita scambiai la maglietta con Diego. E' un cimelio che conservo gelosamente. Maradona è sempre stato un idolo per me: ho chiamato mio figlio come lui in suo onore. Poi giocare contro Alemao, Careca, Ferrara...che ricordi".
Il portiere e il difensori che ti hanno messo più in difficoltà?
"Di sicuro Pagliuca, ma ho avuto la possibilità di giocare anche con Marchegiani. Luca era capace di grandi interventi. Grazie alle sue parate vincemmo la Coppa Italia 92-93 battendo la Roma in finale nonostante i tre rigori concessi ai giallorossi nella gara di ritorno. Vierchowod e Ferrara sono stai i due avversari che mi hanno messo in grande difficoltà. Due grandi campioni".
Il gol più importante che hai segnato in Italia?
"Di sicuro il mio primo gol in Serie A contro l'Ascoli. Non lo dimenticherò mai".
E il più bello?
"Quello del 2-2 contro la Juventus con la maglia del Torino nel 1993. Era la semifinale di ritorno di Coppa Italia al 'Delle Alpi': grazie a quel gol eliminammo i bianconeri".
Tra qualche giorno ricorrerà il 26 esimo anniversario della storica vittoria ad Anfield Road
"E' già passato tutto questo tempo? (ride n.d.r.). Lo ricordo come se fossi ieri. Quando entrai in campo fu l'unica volta che ebbi paura di giocare una partita in 20 anni di carriera. Mi tremavano le gambe e sentivo il pubblico ad un passo dal terreno di gioco tifare a squarciagola. Era una vera e propria bolgia, ma riuscimmo con una grande prestazione a battere il Liverpool. Quel Genoa fu la prima squadra italiana ad espugnare Anfield Road. Uscimmo tra gli applausi di tutti i tifosi inglesi e quando succedono queste cose, non puoi non amare il calcio".
Hai avuto come compagno di squadra al Genoa un certo Ruotolo: un vero napoletano...
"Gennaro è stato veramente un compagno di squadra esemplare ed un grande capitano del Genoa. Quando parlava napoletano, però, non capivo nulla (ride n.d.r.). Era un esempio per me: in campo non si risparmiava mai e non smetteva mai di correre. Era davvero infermabile e giocare insieme a lui era veramente semplice".
I tuoi partners d'attacco sono stati Francescoli, Skuhravý e Casagrande: con chi ti sentivi più a tuo agio?
"Sicuramente con Francescoli, per il semplice fatto che ho giocato con lui da quando avevo 16 anni e si era creato un feeling speciale. Enzo ed io ci completavamo perfettamente. Ovviamente, anche con Thomas e Walter mi sono trovato benissimo. Skuhravý partecipava più alla manovra mentre Casagrande era un grande finalizzatore"
Torniamo ad oggi: segui il calcio italiano?
"Certamente! Juventus e Napoli stanno facendo un grande campionato e la lotta è molto avvincente. Il Napoli gioca benissimo e lo ha dimostrato anche a Palermo vincendo con un rigore di Higuain, mentre la Juve è un rullo compressore: non si ferma mai. Voglio spendere due parole su Di Natale: per il suo calcio ho avuto sempre un debole e sono felice che ancora oggi giochi a certi livelli e dia il suo apporto in campo"
Napoli-Genoa come finira?
"Inutile dire che il mio cuore batte per i rossoblù e sono contento che grazie alla vittoria contro il Torino, siano in una posizione di classifica più tranquilla. A Napoli sarà veramente dura perchè questo Napoli al San Paolo è veramente imbattibile".
Il Toro può fermare la cavalcata della Juventus?
"Magari! Nel derby può succedere di tutto. Certe partite non si giocano...si vincono. Non scendi in campo per te stesso o per i soldi. Scendi in campo solo per i tifosi e puoi fare solo una cosa per renderli felici: vincere".
Higuain o Cavani?
"Sono giocatori molto diversi, ma Cavani è più completo. E' una gazzella, fa tanti gol ed ha una classe immmensa. Mi prenderai per pazzo ma per me, el Matador è anche più forte di Suarez. Higuain è un grandissmo attaccante ma ha bisogno di una squadra che giochi per lui".
Non voglio farti nessuna domanda sulle tue vicissitudine giudiziarie e fisiche. Chi è adesso Carlos Alberto 'Pato' Aguilera?
"Ti ringrazio. Ho passato momenti molto bui e sono stato colpito da tre infarti a cui sono sopravvissuto per miracolo. Tutto questo mi ha fatto capire cosa veramente conta nella vita. Puoi avere tanti soldi, raggiungere il successo ma senza la salute tutto è completamente inutile. Ho imparato a godermi i miei figli, la mia famiglia e i miei amici. Lavoro per una Tv Nazionale come commentatore sportivo e sono veramente sereno e grato per quello che ho".
Hai fatto parte da protagonista all'epoca d'oro del calcio italiano. Quando ci pensi...cosa provi?
"Sono felicissimo che mi si ricordi ancora. Sono grato al calcio italiano perchè mi ha dato da mangiare e non potrò mai dimenticare. Ai tifosi del Napoli dico che sono veramente stupendi, un pubblico veramente speciale come la loro città. Adoro i napoletani perchè sono come me...persone di cuore".
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