Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Repubblica, parlando da una suite imperiale di un hotel a 5 stelle di Milano.
Il presidente ha parlato della Juventus e del potere in Italia del club degli Agnelli. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli24.it:
"Juventus? Io non ho paura. Loro hanno dietro la famiglia più potente d’Italia da oltre 100 anni e un budget triplo, ma noi siamo Napoli, abbiamo un allenatore magnifico come Sarri e una squadra di valore, ce la possiamo fare. Anche se abbiamo contro tutti, non c’è un opinionista televisivo che sia identificato col Napoli, poi ce n’è uno che imperversa, è romanista ma alliscia sempre quelle del nord per ovvi motivi. Molti pensano che siamo una città e una squadra minore. Arrivasse lo scudetto, vorrei regalare ai napoletani un anno di festeggiamenti: se lo sarebbero guadagnato tutto".
«È stato un mercato da 10. Lo si definisce “di riparazione” perché serve a chi sta andando male, ma io cosa dovevo riparare, cosa si è scassato? Siamo primi, nel 2017 abbiamo totalizzato 99 punti, nel 2018 siamo partiti forte, Ghoulam e Milik stanno rientrando: di cosa avevamo bisogno? Verdi era un acquisto in prospettiva, perché può giocare nei tre ruoli d’attacco, ma alla fine non è voluto venire, non so ancora perché. Per Politano stavo per spendere 29 milioni che forse erano buttati, perché poteva giocare solo da esterno e se magari sbagliava le prime due partite, con Sarri era morto…»
«Alla fine del mercato il Sassuolo si è fatto vivo per cederlo, alle 22.47 abbiamo inviato tutta la documentazione poi si è scoperto che i documenti per Ounas il Sassuolo ce li aveva restituiti senza timbro e firma… inutile fare dietrologia, su, ci siamo capiti. La piazza mugugna, ma la piazza non sa mettere in campo la squadra, non sa fare mercato, fa spesso solo corrida. I tifosi hanno sempre ragione ma bisogna farli ragionare. E nella vita non ho mai cercato il consenso, sennò facevo il politico».
«Mah, non lo so… Se l’hanno fatto per Politano allora è stato un favore a noi. Su Younes, che alla fine abbiamo acquistato per luglio, come Ciciretti, a un certo punto c’è stata una triangolazione, lo volevano gli amici degli amici in Germania…il Bayern? L’ha detto lei. Cose di Eca, Uefa, lasciamo stare… Ma non dico nulla. Quando arrivo in Lega devo indossare un habitus sopportandi e supportandi, non posso pensare di sedermi con gente che mi ha pugnalato. E poi i conti si fanno alla fine: prima o poi qualcuno avrà bisogno di qualcun altro, no?»
La Juve è il Potere?
«La Juve appartiene alla famiglia più importante d’Italia da oltre 100 anni, e il potere non è mica questione di soldi, ma di rapporti, che possono creare condizionamenti anche in modo silente, a tutti i livelli. Ricordo che hanno avuto in regalo 2/3 dello stadio, che ebbero circa 75 milioni per costruirlo, poi gli furono concessi ettari di terreni, va tutto bene per carità. Ma io combatto da 7 anni per riavere finanziamenti che erogai al Comune di Napoli altrimenti non potevamo giocare al San Paolo. La Juve ha 3-400 dipendenti, noi una sessantina. Hanno il triplo del nostro budget, ma per ora ci stanno dietro. E a questo punto dico pure che sono un bravo imprenditore perché i nostri conti sono migliori dei loro: non abbiamo debiti con banche, con le quali abbiamo un rapporto unico in Europa, e il bilancio è ok».
Lo scudetto si deciderà nello scontro diretto del 22 aprile?
«No. Si deciderà in base agli infortuni, e ad esempio quello di Cuadrado è un problema per la Juve, e alla sviste arbitrali, o a quelle “varriane”. Non ci sono certezze, se non che noi non abbiamo alcuna paura, e ce la metteremo tutta».
Le piace il Var?
«Ma certo, ne sono un sostenitore. In più crea suspense, rende tutto più divertente, ci sono tanti spunti di racconto. E nei nostri stadi, che spesso sono troppo silenziosi, ci voleva».
Alla Juve però la novità sembra non piacere.
«Ragazzi, lo sapete come va il mondo…».