Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni davanti alla Commissione parlamentare antimafia sul fenomeno delle mafie sulle altre associazioni criminali: "Ho accettato quest'invito e saluto l'intera commissione, ero a Los Angeles ma era corretto venire qui sebbene stessimo lavorando: credo che il rapporto con voi non sia importante soltanto per esaminare i problemi enunciati dal presidente, ma soprattutto per trovare una costruzione per un futuro mai fondato. Non sapevo nulla di calcio. Da un foglio di carta fallimentare ho trovato terra bruciata: sono partito dalla Serie C, arrivando da Hollywood dove lavoravo con Angelina Jolie, per ritrovarmi gli sputi in testa a Martina Franca. L'ho presa a ridere, ho verificato che però la stessa cosa succedeva anche in Serie B: in Serie A, invece, c'era un caos totale. Non esiste una mentalità non dico raffinata...ma almeno giuridicamente valida.
Non voglio parlare di assenza dello Stato, ma queste cariche federali concordate negli ambienti più alti per lasciare un certo posto ad una certa persona...dico, Santo Iddio, sono arrivato nel 2004 ma è dall'81 esiste una legge, la 91, che non è mai stata aggiornata, io la abolirei.
Facciamo un esempio: prima il calcio era frequentato da club, ad un certo punto il signor Walter Veltroni durante un governo Prodi, con una decisione che mi ha fatto avvicinare al calcio, ha deciso di trasformare i club in società per azioni con finalità lucrative. Ci fosse stato un presidente di Lega che abbia sposato all'epoca questa tesi...c'era solo un gioco di poltrone tra Matarrese e company, tra una presidenza di Federcalcio e di Lega. Già in Serie C avevo dubbi sul modo di fare calcio, noi che veniamo dal cinema e che apparteniamo alla Confindustria...considerato che in Italia non si può fare cinema: avendo vissuto per 40 anni nel cinema con successo, con uno zio che mi rimproverava il fatto di rimanere in Italia...a me piaceva andare a Capri o a piazza di Spagna, ma i conti alla fine davano ragione a lui.
Si doveva rifondare subito il calcio, siamo ostaggi di una legge perchè non possiamo fare nulla in uno stadio: sono sempre stato rispettoso delle richieste fatte dalle leggi, non possiamo avere rapporti con i tifosi perchè potremmo essere considerati legati a frange. A meno che non vengano a presentarsi durante ritiri o allenamenti, per stare con i loro beniamini, va tutto bene a patto che ci siano i poliziotti.
Sono molto contento di questa audizione, credo debba e possa dare corso ad un seguito di rapporti con tutte le varie rappresentanze del mondo calcistico per poterlo rifondare: con l'arrivo del ministro dello Sport Lotti mi aspettavo ci fosse subito una rifondazione del calcio: quando suggerisco di fare tabula rasa per fare un nuovo inizio...questo è invece il Paese dei compromessi, mi dispiace dirlo: me ne piacerebbe tanto andare, non ho accettato il compromesso. E' il paese dei 'non si può fare. Uno dei miei direttori sportivi mi disse (Marino, ndr) che eravamo 523esimi nel mondo, non mi sembrava una posizione eccezionale: adesso siamo quindicesimi, di strada ne abbiamo fatta pur avendo delle fatturabilità diverse da club europei ed italiani.
Il boss Lo Russo a bordocampo? Non era latitante. Faccio un distinguo tra i problemi accaduti per la Juventus e per altri problemi che riguardano le curve di tutta Italia: hanno tutte una loro logica ed una loro filosofia. E' un problema dello Stato e non dei club, il poter sindacare su quello che può essere ed esistere in una curva con 100-200-300-400 persone che appartengono a gruppi di stampo mafioso: questo è un problema che non può riguardare il club, è un problema secondo me legislativo. Non è il club a dire chi può andare allo stadio, ma può fare tutti gli sforzi richiesti a partire dalla tessera del tifoso che ha allontanato gli abbonati. A Napoli di abbonati in una città così calcistica ce ne sono appena seimila, secondo me pochi. La Tessera del Tifoso è una stortura, o tu obblighi chi viene allo stadio a fornirsene oppure diventa una colpa.
La sostituzione di Pierpaolo Marino? L'ho fatta nel giro di due settimane, perchè ad un certo punto volevo Mazzarri: stavo a Los Angeles e continuavo a dire che lo volevo, vedevo della resistenza. Marino mi parlò di una cifra spropositata per il suo salario, a casa di una sorella di mio padre avevo conosciuto Donadoni che mi sembrava una persona perbene: mi condizionai, presi Donadoni e Marino voleva prendere un altro. Non gli diedi retta: con Donadoni le cose non andarono bene, Marino voleva ricoprire tutte le varie fasi ed io cercai Mazzarri a campionato iniziato. Ci mettemmo d'accordo ad un prezzo più basso, dissi a Mazzarri di firmare ed aspettare tra una settimana: mandai via prima Marino e poi Donadoni.
La delibera della FIFA sulla liberalizzazione degli agenti? Sono in disaccordo con le istituzioni calcistiche, anche con la FIFA. Dico sempre ai miei di stare attenti: detesto il ruolo del moralizzatore, ma quando trovo dei mistificatori che si inventano le professioni - oppure i fondi che gestiscono calciatori e fanno il bello ed il brutto tempo. Noi paghiamo le commissioni il giusto, quando si parla di pagamenti all'estero non è che siano riprovevoli, a meno che siano fatti a società oscure delle isole Cayman. Noi paghiamo da banca a banca, su conti identificabili, facciamo tutto in maniera attenta. Ho sempre odiato gli agenti del cinema, figuriamoci quelli del calcio.
I nostri biglietti sono nominativi per legge, i cambi nominativi li abbiamo vietati da molti anni: se lo steward o il funzionario di polizia fa il dovuto controllo e c'è un documento d'identità diverso...si potrebbe fare soltanto nei limiti temporali già decisi.
Merchandising al San Paolo? Non si riesce a fare nulla, diverso sarà quando il Napoli riuscirà a costruire il nuovo stadio: semmai bonificassero la zona di Bagnoli, e si dovesse costruire una città del Napoli, allora avremmo i nostri negozi e non il pezzottato.
Il Napoli per me è un film in continua evoluzione, ancora non è uscito nella sale. Contento? Mi domando quanti film avrei continuato a fare in America, se non fossi tornato in Italia: ho rafforzato amicizie italiane.
Qui non esiste e non è mai esistita una legislazione d'aiuto agli stadi di calcio, l'unica volta che sono stati fatti nel 1990...se debbo andare a valutare i 75 miliardi o più spesi per il San Paolo...qual è quel magistrato che ha fatto una verifica sui soldi spesi? Lo stadio San Paolo è un cesso e tale è, ho dovuto investire alcuni soldi per mettere a posto determinate strutture, altrimenti le mogli dei calciatori e i figli non avevano nemmeno i bagni per fare i propri bisogni".