Notizie calcio - Alessandro Cosentino, esponente del gruppo Fedayn della Curva B del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni dell’Ansa.
Queste le parole di Cosentino sul momento del tifo partenopeo dopo le recenti polemiche sul regolamento d’uso dello stadio Maradona:
“I fumogeni non sono stati lanciati in campo, è stata una forma di rabbia per dimostrare che noi siamo sempre qui. C’è stata una diatriba con in gruppo che faceva finta di niente, specialmente su alcuni cori che abbiamo sempre fatto insieme. Contro il Milan c’era questo silenzio ed alcune persone non si sono trovate d’accordo ed è successo questo fatto, ma tutto ciò che è violenza non è accomunabile allo sport ed alle partite di calcio".
Violenza nel mondo ultras? Da sempre c’è questo confronto tra un colore sociale e l’altro, quindi litigano gli amici per il calciotto ed avviene anche per i gruppi e per le loro fedi. Ci hanno chiamato terroni, terremotati e colerosi ma la gente sembra che se ne sia dimenticata. Sono anni che negli stadi d’Italia troviamo ostilità per la nostra terra. Gli scontri ci sono da sempre, condannati ed ingiustificati, ma succedono ovunque. Lo stadio di Napoli, invece, è uno dei pochi dove si sta ancora bene. Io non accomuno la parola Ultras alla violenza, noi abbiamo sempre fatto tanto sociale e manifestazioni per bambini e persone che hanno bisogno.
Noi facciamo tanti sacrifici per stare accanto al Napoli, lasciamo le nostre famiglie per stare accanto alla nostra passione. Tutte le coreografie di questi anni vengono pagate con le nostre tasche ed il nostro caro presidente era molto fiero e ne rimase sbalordito e disse che a questi costi bisognava farlo in tutti i settori dello stadio. Quando De Laurentiis arrivò a Napoli lo incontrammo all’albergo Vanvitelli a Caserta, lui poteva essere, dopo Maradona, il simbolo della rinascita a Napoli e avere una statua in tutti i quartieri di Napoli. Però non ha capito come porsi, in passato ha criticato la nostra terra ed anche oggi lo sta facendo con questa situazione assurda”.
Colloquio con De Laurentiis? Non è stato possibile farlo. Fino a ieri la contestazione arrivava dagli altri settori, credo che lui soffra di essere il primo attore e si è inventato la storia delle coreografie. Una settimana ti fanno entrare tutto allo stadio e quella dopo non lo consentono più. Una volta ci dicono perché è per gli incidenti con i romani, poi per gli incidenti di Francoforte. Uno però non può condannare senza capire da chi partono questi fatti. Oggi parlano del regolamento d’uso, ma dovrebbe valere per tutti anche per chi viene da fuori e questo non avviene.
Loro ci conoscono tutti perché l’ultimo arrivato lo fa da 20 anni. Non c’è bisogno di identificarci perché lo siamo già e conoscono che ragazzi siamo. Non abbiamo ma chiesto un biglietto gratis”.
Sull’ingresso del materiale allo stadio: “Il modulo è venuto fuori adesso, prima non ce l’hanno mai chiesto. Gli striscioni e le bandiere sono storiche, non ci è stato mai imposto nulla. Alle volte non li apriamo neanche perché lo sanno che non mancheremo di rispetto a coloro che controlla, gli steward ci conoscono ai cancelli".
Sulla festa Scudetto: “Oggi sono deluso e non ci penso. Siamo ragazzi che non meritavamo questo trattamento. Credo che il mio tempo sia finito, oggi tutto questo non mi appartiene più è un mondo virtuale di gente che parla a sproposito del movimento ultras. Come tutte le cose c’è un inizio ed una fine, il movimento ultras è morto già da qualche anno”.