PIÙ che la classifica, cambia il rapporto tra Benitez e giocatori molli come gusci vuoti: erano troppi distanti per vincere, uno sulla luna a fantasticare un calcio surreale e loro sulla terra a giocarsi punti, soldi, faccia. De Laurentiis giovedì è intervenuto a modo suo. Con il torto di chi agisce in ritardo, di chi si si era illuso di telecomandare un’azienda con i tweet; ma con il pregio di una chiassata che eliminasse equivoci, ipocrisia, compromessi. Ha colpito tutti, e senza riguardi per nessuno. Si è sostituito all’allenatore commissariando la sua gestione con un ritiro punitivo. Ha scosso i giocatori ipotizzando nel suo furore cieco stili di vita sbagliati. Che abbia indovinato o no, erano il solo motivo plausibile per spiegare il divario crescente tra le qualità professionali, la congruità degli ingaggi, la miseria dei risultati. Anche i ribelli dell’ultimo tumultuoso sabato devono oggi ritenere doveroso il ritiro e opportuno proseguirlo. Basta parole e promesse da spergiuri. Una vittoria non deriva solo da chiassate e urla, certo. Il Napoli ha recuperato un’idea di calcio attraverso lo studio severo dell’allenatore. Benitez ha quindi corretto il modulo, riversando la presunzione tutta sulla schiena del suo rivale. Montella ha deluso dinanzi ad pubblico che un giorno potrebbe essere suo. La vanità del possesso palla condiziona la Fiorentina: sei gol in due gare, tre della Juve e tre del Napoli, gioca specchiandosi nella sua effimera bellezza. Buona poteva essere l’idea di far giocare Salah da punta. Il francese non è mai a disagio. Quando Salah si defila, provvede Gargano ad abbassarsi. Gomez entra troppo tardi, e sistema ancora meglio la difesa del Napoli. Ma il professore dal modulo inflessibile stavolta lodevolmente si adegua: avendo Gabbiadini seconda punta in tandem con Higuain, Benitez rivede le posizioni chiedendo a Callejon e Mertens uno sforzo maggiore. Giocare venti metri dietro. La nuova posizione riduce le distanze dei due esterni. Strinic è più concreto di Ghoulam, Mertens si moltiplica: arretra, rincorre, addirittura segna il primo gol. Non si aprono quei micidiali spiragli laterali in un assetto molto prossimo al 4-4-2, esaltato da Higuain che corre e lotta con l’orgoglio del purosangue frustato in retta d’arrivo. Benitez indovina i cambi, appaiono così due interessanti rinforzi: Insigne (sublime assist a Hamsik) e Zuniga. Non c’è modulo valido senza freschezza atletica, anticipo nei contrasti, agile sviluppo del gioco. Tutto quello che è stato ritrovato. Più che i rimpianti, conta ora questo diverso Napoli lanciato su nuovi orizzonti. Viene proprio voglia di credergli.