Aurelio De Laurentiis, presidente della SSC Napoli, ha parlato all'edizione odierna dei principali quotidiani. Ecco la sua intervista sulle colonne di Repubblica:
In città c’è grande fermento. La gente è smaniosa di vincere
«Lo capisco e abbiamo preso Ancelotti proprio per questo motivo».
Ma c’è pessimismo. Lei è stato anche contestato.
«Vorrei distinguere il tifo da stadio da quello generale, credo sia un aspetto fondamentale per chiarire la vicenda. I nostri appassionati sono presenti in tutto il mondo».
De Laurentiis prosegue, parlando dei tifosi e in particolae dei tifosi delle curve:
Ma neanche lei è stato tenero. I tifosi si sono sentiti attaccati...
«Non era mia intenzione generalizzare e quindi preferisco ribadirlo. Ho parlato di fenomeni isolati. Vorrei conoscere il numero delle persone che hanno affisso i manifesti in città, quando eravamo ancora in ritiro. Lo so che le frange delle curve mi contestano, ma questo è un ritornello che va avanti da anni. I risultati da noi ottenuti, da quando sono presidente hanno fatto in modo che i tifosi che ci seguono sono 40 milioni, come certificato dalla Nielsen e non pochi tifosi delle due curve».
C’è qualcosa di predeterminato secondo il presidente De Laurentiis?
«C’è uno scontro frontale in atto tra la nostra società e le frange più estremiste che albergano nella tifoseria».
La accusano di pensare solo al business.
«Ho scelto il mondo del calcio facendo impresa. È giusto amare la propria maglia, è un sentimento importante perché rappresenta il simbolo di una società, ma la dobbiamo smettere di scandalizzarci. I club di calcio sono società per azioni e quindi è logico affiancare al sentimento della passione, la ragione dell’imprenditore. E poi non mi pare che io non voglia vincere. Nello scorso campionato abbiamo conquistato 91 punti».
Quindi il suo Napoli resta competitivo?
«Assolutamente sì e non capisco questo clima distruttivo. In panchina c’è un grande personaggio come Carlo Ancelotti e non ho venduto quasi nessuno, anzi ho trattenuto tutti gli elementi più importanti. Il rinnovo di Koulibaly vale come un nuovo acquisto. Poi abbiamo preso giocatori importanti come Fabian e Verdi».
Il portiere è arrivato?
«Sì, abbiamo scelto Ospina».
Eppure sembra ci sia poco entusiasmo
«Non lo capisco. Anzi i tifosi dovrebbero addirittura ringraziarmi».
Per quale motivo?
«Il mio tergiversare con Sarri al Chelsea ha avuto l’effetto di ottenere una doppia garanzia: ho ottenuto dai Blues e dallo stesso Sarri la certezza giuridica di non appropriarsi dei nostri gioielli».
A proposito di Sarri, ma non vi siete mai più sentiti?
«Assolutamente no. Mi ha telefonato una volta solo la moglie, quando la situazione era bloccata. Ho spiegato che dipendeva soprattutto da lui, altrimenti ero pronto a pagarlo fino al 2020 per tenerlo fermo».
Dica la verità: ha mai creduto alla conferma di Sarri?
«Assolutamente no. È difficile andare avanti dopo un triennio. Da un lato aspettavo la risposta di Sarri, ma mi stavo già guardando intorno. Ho sondato Giampaolo della Sampdoria, Inzaghi della Lazio e poi ho pensato ad Ancelotti che era libero. Avevamo un rapporto cordiale da anni e gli ho chiesto se avesse voglia di tornare in Italia. Lui si è sentito gratificato perché il suo obiettivo era cimentarsi in serie A».
Comincia un nuovo ciclo.
«Bisogna fare tesoro dell’esperienza di Ancelotti e lui farà altrettanto con la nostra squadra. Mi ha detto sin dal primo giorno che i nostri erano veri campioni. L’organico gli piace, quindi gli dobbiamo dare il tempo necessario, almeno otto-dieci partite, per essere a suo agio. Tra l’altro, a differenza dello scorso triennio, farà giocare tutti e quindi capiremo perfettamente il valore di tutta la rosa. Ci sentiamo continuamente».
Che campionato sarà?
«Il calcio italiano è finalmente più competitivo, si sono mosse pure le altre. La Juve ha fatto la tirata, ma nessuna ha perso l’occasione di provarci».
Inter, Milan e Roma non sono rimaste a guardare. Chi la spaventa di più?
«Finché non le vedo, non posso giudicare. L’Inter sicuramente si è rinforzata, il Milan ha la sua forza che è Rino Gattuso. Ha studiato a memoria il miglior Sarri. La Roma ha smontato e rimontato, quindi non so decifrarla. Quando scopro un portiere come Alisson, non lo do via neanche per 100 milioni».
È vero che ha provato a prenderlo?
«Assolutamente sì, ma ho capito subito che sarebbe andato a Liverpool. Ho il dubbio che Roma e Liverpool abbiano lo stesso proprietario, così mi disse un uccellino qualche anno fa. Se fosse vero, le due squadre non potrebbero neanche disputare la Champions League».
Il sindaco de Magistris l’ha accusata di non investire un euro nel San Paolo.
«Se avesse detto davvero così, sarebbe l’ennesima dimostrazione che non sa fare il sindaco. Non sa neanche cosa gli accade in casa. Noi abbiamo investito tantissimo nel San Paolo. Il signor de Magistris deve stare attento perché se gli scateno addosso i nostri esperti giuridici, potrei chiedere i danni al Comune per quanto accaduto negli ultimi anni. Dovrebbe avere una maggiore cultura del rispetto. De Magistris deve smetterla di fare il Masaniello da quattro soldi. Volevo spendere 18 milioni nel San Paolo e posso dimostrarlo, quel genio di Auricchio ha parlato del finanziamento del Credito Sportivo, ma era impossibile ottenerlo con un dissesto finanziario. Ho convinto il presidente De Luca a mettere a disposizione altri 15 milioni per le Universiadi perché ne avevano stanziati solo cinque. E poi ogni anno abbiamo dovuto fare richiesta al Palermo perché il Comune non aveva i certificati a posto. Cosa dobbiamo pensare? Che siano degli incapaci e non abbiano la cultura del fare?».