Enrico Fedele, agente di Paolo Cannavaro, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Toniiavarone.it
Direttore ci spiega perchè Paolo Cannavaro è andato via da Napoli?
"Cannavaro non voleva andare via, ma c'è stato un processo di rinnovamento da parte della società che ha voluto 'demazzarrizzarsi' . In questo processo è rientrato anche Paolo. C'è stato un netto taglio con l'era Mazzarri da quando è arrivato Benitez. All'epoca si aprì un nuovo ciclo, sia negli uomini che nella mentalità. Non andò via solo Paolo, lasciarono la società i vari Aronica, Campagnaro, Cavani, De Sanctis, Dzemaili, Behrami. Tutti sono stati ceduti in virtù di quel nuovo progetto che doveva essere messo in atto."
Questo cambiamento radicale è stato voluto dal presidente De Laurentiis o da Rafa Benitez?
"Dalla società. E' evidente però che la stessa società a suo tempo si sia consultata con il tecnico e abbia dato vita a questo cambiamento radicale."
In che rapporti sono oggi Paolo Cannavaro e la SSC Napoli?
"Buoni. Certo dispiace lasciare la propria squadra dopo tanti anni. Paolo era il capitano, ha vinto e sofferto con quella maglia, ha alzato una Coppa Italia, ha affrontato una Champions League, però il calcio è così, non ci devono essere rancori."
A suo tempo fu fatta una proposta contrattuale a Cannavaro per ridurre il suo ingaggio?
"No, assolutamente. Paolo aveva altri due anni di contratto con il Napoli. La cessione fu ultimata non in scadenza contrattuale."
Oggi, e soprattutto con Benitez, Cannavaro sarebbe potuto tornare utile a questa squadra?
"A mio giudizio Paolo sicuramente non è un giocatore di livello inferiore rispetto a quelli presenti in difesa nella rosa del Napoli. Però puoi essere bravo quanto vuoi ma se non c'è una grossa organizzazione difensiva, come c'era con Mazzarri, comunque vai in difficoltà."
Lo vede possibile un suo ritorno al Napoli?
"Assolutamente no."
Neanche da dirigente?
"Ah questo non lo so, chi può dirlo. Forse a lui farebbe piacere. Per il momento pensa ancora a giocare qualche anno, poi nel tempo le cose cambiano. C'è bisogno di una certa predisposizione. Alcuni giocatori al termine della loro carriera sono più portati per fare gli allenatori, altri i dirigenti."