Riechedly Bazoer, centrocampista 19enne olandese dell'Ajax accostato ieri al Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi di Helden Online. CalcioNapoli24 vi propone la traduzione: "Sono cresciuto in un povero sobborgo di Utrecht, dopo la scuola mi fermavo a giocare a calcio in uno spiazzo con i miei amici e mio fratello Irchandly con quest'ultimo che mi saliva sulle spalle in caso di sconfitta: è anche da queste piccole cose che è nato un rapporto molto stretto con lui. Peraltro ancora oggi in quello spiazzale si gioca a calcio ogni giorno, e tutti i ragazzi mi riconoscono: se ho un po' di tempo libero, ogni tanto torno lì e torno a giocare. I ragazzi mi chiedono come sono riuscito ad arrivare così lontano, ed io racconto sempre che giocavo lì ogni giorno. Qualche volta c'era anche Rodney Sneijder, che pure abitava vicino, ma non suo fratello Wesley che già era impegnato con l'Ajax. A Utrecht in molti mi riconoscono, e mi piace scattare una foto con i tifosi se mi viene chiesto. Ma nel centro di Amsterdam difficilmente andrò: non mi piacciono molto le folle, vivo nel tranquillo quartiere di IJburg con mio fratello che non gioca a calcio bensì, adesso, è il mio agente.
Sulla mia pagina di Instagram c'è scritto "L'odio è il nuovo amore", è il titolo di un mixtape prodotto da Winne, un rapper di Rotterdam, e contenuto in uno dei suoi rap. Ho ricevuto tanto odio dopo il mio trasferimento dal PSV Eindhoven all'Ajax, e ciò ha causato una mia reazione dopo averlo saputo. Penso...se mi odiano, io lo vedo come se fosse amore. Attualmente con il calcio sta andando bene, ottengo buoni risultati ma rimane comunque molto difficile: un giorno vieni definito il nuovo Leo Messi, un altro giorno sei un idiota. Sul mio profilo di Instagram c'è anche una citazione di Michael Jordan, quello che dice è così bello e stimolante: nella mia vita incontrerò tante difficoltà, e ciò che realmente conta è restare sempre con i piedi per terra.
Mia madre va in chiesta ogni domenica, spesso a Rotterdam, ma ne abbiamo una vicina anche a Zuilen: quando posso, vado...ma spesso giochiamo di domenica. Leggo la Bibbia, qualche volta in compagnia di mia madre ed in ogni caso sempre prima di andare a dormire. Mi fa pensare al dover pregare, al dover ringraziare per ogni giorno vissuto, se è andato tutto per il meglio in vista del giorno successivo. Non ho tatuaggi, meglio restare puliti. Tutto questo ha a che fare con la fede.
Spesso sono ad Eindhoven, vedo regolarmente ragazzi del PSV come Joshua Brenet e Rai Vloet: anche la mia ragazzi Annabel vive ad Eindhoven, la conosco dai tempi del PSV ma soltanto da un paio di mesi stiamo assieme. Frequenta ancora la scuola ed ha il suo studio da estetista: quando giocavo al PSV Eindhoven già era scoppiata la scintilla ma non funzionò tra di noi. Ho dovuto lottare, ma alla fine ce l'ho fatta.
Il debutto con l'Olanda? Ricordo che l'allenatore mi disse di scaldarmi, poi di sedermi, poi di riscaldarmi ancora: all'inizio non ero molto nervoso, anzi decisamente sobrio. Poi quando il mister mi chiamò mi salirono direttamente le farfalle nello stomaco. Sfortunatamente poi ho avuto un brutto infortunio da allora... Sneijder e Robben sono arrivati molto giovani alla nazionale maggiore, mi hanno dato molti consigli: in allenamento cerco di dare sempre il meglio e divertirmi. Peraltro in comune con Snejider ho anche il fatto che siamo legati ai nostri sobborghi di Utrecht.
Ho sempre molta fiducia in me stesso, so che posso e devo dare sempre il meglio di me anche al massimo livello. E' bello vedermi paragonato a grandi giocatori, ma resto sulla terra: io sono e sarò sempre Bazoer, gioco a calcio sempre nello stesso modo. Certo, magari ho dei dubbi sui miei infortuni ad esempio: ho un fisico resistente, ma ho avuto problemi al ginocchio e ai suoi tendini. Non so perchè, però continuo ad allenare i miei muscoli come sempre.
Voglio vincere con l'Ajax, ho un contratto fino al 2020. Mi piacerebbe andare al Barcellona tra un paio d'anni, non avrei molti dubbi: è il club dei miei sogni, Ronaldinho è sempre stato un mio idolo così come Dennis Bergkamp ed il mio allenatore Frank De Boer. Ciò che hanno dimostrato ai massimi livelli è incredibile, ogni tanto vado a rivedere le immagini del passato, ad esempio il passaggio di De Boer a Bergkamp durante la Coppa del Mondo nel 1998, ed il modo in cui Bergkamp controlla il pallone e poi tira. E' una leggenda".
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