L'arbitro italiano Luca Banti, presente al Festival del Calcio, è stato intervistato dall'edizione odierna de La Nazione: "Io credo chela tecnologia in campo – sono parole del fischietto di Livorno, internazionale – sia già un grande successo delle società. Dei club. Tutti hanno recepito positivamente lo sbarco del Var e i primissimi risultati sono già evidenti".
Può farci qualche esempio? «Nelle prime sette giornate di questo campionato ci sono state molto meno proteste in campo. I giocatori sono molto più attenti e corretti. Si sono commessi meno falli, sono già diminuite le ammonizioni e i cartellini rossi. Chi gioca sa che adesso c’è il Var, ci sono quelle immagini alle quali si può ricorrere e quindi si è recuperata correttezza».
Eppure qualche traccia di scetticismo rimane... «È normale. Stiamo vivendo una trasformazione epocale. Magari ne arriveranno altre, magari no, ma una cosa è certa...».
Quale? «A livello personale, può sembrare una semplice battuta ma non lo è: io dormo qualche notte in più rispetto al passato. Quante volte mi è capitato di andare a letto, di aver capito di aver sbagliato qualcosa, e di non aver dormito... Ora con il Var esiste una margine di correzione prezioso».
E a i tifosi che continuano a dire che gli arbitri sbagliano sempre, che cosa si può rispondere? «Be’... è così dalla notte dei tempi. A noi non è concesso l’errore. Mai. Altri possono fallire, un arbitro no. Un calciatore se sbaglia un gol a porta vuota ha... avuto un’occasione d’oro e magari è stato sfortunato. E lo si applaude. Noi se su un calcio di rigore prendiamo una decisione sbagliata è la fine».
Ci racconti una domenica con il Var. «È un aiuto, ma è bene ricordare che poi la decisione è sempre e comunque del direttore di gara. Che ci sono situazioni, quelle ’oggettive’ dove le immagini non sono utilizzate perché tocca all’arbitro l’unica e ultima parola. Poi, davanti a quello che il regolamento definisce ’chiaro errore’ ed è giusto rileggerne l’interpretazione scatta il ricorso al Var».
Tv, pulsanti, touchscreen: qualche anno fa si sarebbe parlato di fantascienza... «Invece la categoria degli arbitri è composta da grandi innovatori. Siamo persone che sanno trasformarsi, che sanno seguire le variazioni, le mutazioni. Anche quelle minime. Del resto, prendete una partita di calcio: è un avvicendamento continuo di nuove situazioni, minuto dopo minuto e noi siamo lì pronti a voltare pagina, un’azione dietro l’altra».
È vero che si sta pensando al ‘tempo effettivo’ di gioco? «Rispondo così: noi arbitri abbiamo dimostrato di essere aperti a qualsiasi tipo di rivoluzione, di innovazione. Sappiamo passare dagli auricolari, agli assistenti, fino aL Var e questo credo possa dire tutto».