Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto il Presidente del Trapani Valerio Antonini.
Di seguito le sue parole, diffuse tramite comunicato stampa da CRC:
«Il rapporto tra me e Diego Armando Maradona si era consolidato negli anni poiché abbiamo lavorato insieme in Sudamerica per tanti anni. Noi abbiamo creato un qualcosa che nel mio settore che è quello della distribuzione di grano, è un qualcosa di unico grazie ai rapporti che Diego aveva con i presidenti. Abbiamo fatto un grande lavoro di team insieme anche a Stefano Ceci. Si era creata una sinergia straordinaria, conservo gelosamente ancora un audio di Diego in cui diceva che io ero uno dei pochi nella sua vita che gli aveva fatto solo guadagnare soldi e non gliene non aveva mai dovuio dare.
Io non solo sono convinto che Diego sia stato assassinato ma ho da anni tutta una serie di informazioni che gestivo direttamente poichè spesso con Diego andavamo in viaggi di lavoro in Venezuela, Cuba e Venezuela. Ne ho vista di cotte e di crude per cui potevo scrivere un libro.
C’erano personaggi che ruotavano intorno a Diego che hanno contribuito in maniera chirurgica a quello che è successo e mi riferisco a chi gestiva la parte legale di Diego che gli faceva firmare tutto ciò che doveva firmare anche quando Diego non era in buone condizioni. Tutte queste cose sono successe da anni.
L’Avvocato Matias Morla è il principale responsabile e il colpevole della morte di Diego poiché è lui che ha nominato le persone che facevano parte del suo entourage che si occupavano anche di controllarlo ma che in realtà lo facevano ubriacare e lo facevano ridurre in pessime condizioni per poi abbandonarlo. Matias Morla si occupava della scelta del medico e delle strutture su cui Diego si poteva appoggiare.
Il rapporto con le figlie è stato particolare, dovevi conoscere Diego per capirlo. Lui era un uomo difficile e particolare, stare vicino a lui non era comune. Le figlie sono cresciute sempre con alcune caratteristiche che erano molto simili al carattere della madre con cui Diego si scontrava tanto che con una delle due aveva un rapporto addirittura conflittuale negli ultimi periodi.
Ricordo ancora un evento particolare. Il 30 ottobre 2019 ero con lui nella casa che aveva affittato a Buenos Aires per il suo compleanno. Non c’era nessuno dei figli. Durante il suo compleanno i membri del suo entourage gli passarono da bere l’inverosimile tanto che chiamai la governance per dirgli che non stava bene ma loro continuavano a dargli birra e vino. Ad un certo punto arrivò la figlia Giannina e si scontrò verbalmente con Morla poiché il padre era in condizioni impresentabili. Nella totale indifferenza, gli fu risposto davanti ad una trentina di persone che Diego era così e stava bene e che loro non erano nessuno per ridurlo in quella maniera.
Quella sera capii che nessuno di quelle persone volevano veramente bene a Diego. Dopo mezz’ora mi ritrovo Diego a firmare dei fogli in bianco che servivano a qualcuno per poter dire di essere intestatario del brand e del nome di Maradona.
Stefano Ceci è stato l'unico che ha tentato di aiutarlo poiché gli è stato sempre vicino. C’è una causa in corso, questa situazione è legata ad un contratto che Stefano ha regolare con Diego con una società di riferimento di Morla in cui Diego cedeva tutti i suoi diritti d'immagine e di nome. C’è una causa in corso tra la società di Stefano e quella di Morla per chi ha effettivamente i diritti.
Negli ultimi otto anni sono successe alcune cose importanti nella vita di Diego che erano legate a me. Io portai Diego da quello che era il mio partner commerciale che era il più grande imprenditore nel mondo del grano, il Presidente Francesco Casillo, poiché avemmo l'idea di coinvolgere Diego per farlo diventare l’apripista nel mondo del business. Diego ha ricevuto decine di milioni di commissioni ma questi soldi finivano su un conto corrente svizzero che posso fornire alle autorità di Buenos Aires qualora me lo chiedessero, cointestato a Matias Morla e a Maradona a firma disgiunta che consentiva a Mrola di poter disporre di questi soldi come e quando voleva.
Inizialmente Diego aveva un conto corrente intestato solo a lui dove venivano versati gli importi alla commissione che lui aveva generato. Quando Morla cominciò a raffigurare Diego agli inizi del 2015, mi chiamò per dirmi che il corto corrente di Maradona è cambiato e di pregarmi di trasferire i soldi su quel conto. Rimasi interdetto in quel momento poiché era evidente che dietro questo interesse di Morla, c'era un suo secondo fine che era quello di poter mettere mano al capitale di Maradona e di poter disporre di quei soldi.
Morla voleva controllare interamente il patrimonio di Maradona. Diego era molto debole e consapevole di non avere nessuno vicino che potesse aiutarlo. Morla è stato abile a convincerlo del contrario che lui potesse essere una forza per Maradona e che potesse diventare un aiuto per lui. Io ho detto a Stefano di riportarlo in Italia, cercando di farlo vivere qui. Quando viveva a Dubai stava benissimo e quello fu il momento decisivo della vita di Maradona quando gli fu intimato di andarsene in Messico. In quel momento avevo capito che stava accadendo qualcosa di grosso. Quando arrivò il Covid Diego ebbe delle crisi poiché stava male e voleva uscire. Lui era stanco di vivere, me lo disse chiaramente.
Vi avverto: non abbandonate Maradona! Diego ha portato la bandiera di Napoli ovunque. Non è un fatto secondario quello che è successo, date voce a questa storia. Credo che sia giusto ricostruire la verità. Un uomo come Diego non doveva morire in quel modo. Ci sono dei responsabili ben precisi e vanno puniti».