Nikola Maksimovic si confessa ai microfoni di 'Tuttomercatoweb.com'. Tanti aneddoti e retroscena legati al Napoli, a Sarri, Ancelotti e Gattuso.
Hai giocato nel Napoli, hai giocato con Sarri
"E sono stato anche molto vicino alla Lazio: mi aveva cercato quando c'era ancora Simone Inzaghi, la sua ultima stagione. L'accordo era quasi fatto, ma tutto salta quando lui decide di lasciare la Lazio e di andare all'Inter".
Quando iniziano i contatti?
"Già durante la stagione. Fu la prima squadra italiana a cercarmi dopo che si capì che non avrei rinnovato il contratto col Napoli. Proprio Simone in un pranzo con Immobile e Insigne chiese di me, a quel punto Lorenzo mi chiamò per dirmi che Inzaghi mi voleva e che c'era questa opportunità. Dopo un paio di settimane ospitammo a Napoli la Lazio e a fine partita entrai nello spogliatoio biancoceleste per chiedere informazioni. Parlai con Reina, con Milinkovic-Savic, tutti mi chiamavano per dirmi di andare... Però doveva chiamarmi anche qualche dirigente per dirmi qualcosa, altrimenti cosa avrei dovuto accettare?"
Tutto salta con l'arrivo di Sarri, ma con lui che rapporto hai avuto?
"Ci conosciamo nell'estate 2016, io arrivo dal Torino l'ultimo giorno di calciomercato. Quindi non avevo fatto il ritiro e nei 20-25 giorni precedenti ero stato in Serbia perché per trasferirmi a Napoli dovevo fare questo, il presidente a Torino non aveva mantenuto la parola e io tornai a casa per forzare la mano. Arrivo e a quel punto oltre a rimettermi in condizione devo imparare la famosa linea difensiva di Sarri... Lui all'inizio mi dice: 'A te serve tempo, vai piano, vai piano'. Ma poi il tempo passa, la squadra vince e le cose non cambiano. Sarri è una persona così, un po' scaramantica, e non cambia quando le cose vanno bene. Lo vedevi anche nei cambi, erano sempre gli stessi e sempre allo stesso minuto".
Il secondo anno sei presente già dal ritiro, eppure le cose non cambiano
"In estate mi confrontai subito con Sarri e gli dissi: 'Mister, io voglio giocare e forse è meglio che io vada in prestito. Ci sono Koulibaly e Albiol, lo capisco, però per me così è difficile'. Lui invece mi chiedeva pazienza, mi diceva che ero giovane. Ma su di me c'era pressione, c'era attesa: io mi ero trasferito per quasi 30 milioni di euro ed era difficile per me accettare quella situazione che non cambiò. Mi metteva una partita, col Crotone feci anche gol, ma poi non mi schierava per 7-8 partite. E così per 3-4 volte. Questo atteggiamento del mister non mi è piaciuto tanto e forse per questo non avevamo un rapporto buonissimo".
E quindi nella stagione dei 91 punti, a gennaio, decidi di andare in prestito allo Spartak Mosca
"A me serviva continuità, sei mesi dopo c'era il Mondiale in Russia. Quindi parlai con Carrera che mi promise di farmi giocare tutte le partite: fu davvero un uomo di parola, andai in Russia e mi fece giocare 12 partite. Fossi rimasto a Napoli ne avrei giocata una...".
Sarri oggi dice: 'Questo Napoli è più profondo come rosa rispetto al mio'. Però dal tuo racconto traspare che anche lui non aveva intenzione di dare spazio a tutti
"Ha sbagliato troppo da questo punto di vista. Per vincere lo Scudetto, per ottenere qualcosa di importante non puoi giocare solo con 12-13 giocatori come faceva lui, devi utilizzare tutta la rosa. Sarri è un bravissimo allenatore, uno dei migliori con cui ho lavorato. Ho imparato tantissimo soprattutto sulla fase difensiva, ma se utilizzi solo 12-13 giocatori, gli altri cosa pensano? Così si crea un'atmosfera negativa. Chi ogni giorno non giocava era arrabbiato con lui e non ero solo io, ce n'erano tanti altri. E' stato il suo limite, non riuscì a sfruttare la rosa per ottenere qualcosa di importante e vincere lo Scudetto. Adesso è un'altra storia: parlando coi giocatori si vede, Spalletti cambia spesso e giocano anche i giovani che lo scorso anno non erano nemmeno in Serie A. Spalletti riesce a coinvolgere tutto il gruppo che è poi ciò che ha fatto anche Ancelotti, anche se in quel momento la Juventus era troppo forte, non si poteva far nulla".
Arriva Ancelotti e tu trovi molto più spazio
"Io tornavo dalla Russia e lui iniziava la sua avventura a Napoli. Gli dissi: 'Mister, sono reduce da due stagioni a Napoli che per me non sono andate bene. Facciamo il ritiro così tu vedi cosa posso dare e poi a quel punto decidi se posso essere utile per questo Napoli oppure no. Se tu pensi che non posso essere utile vado via in prestito, non ho problemi'. Mi rispose subito: 'Nikola io so tutto di te e voglio che tu resti qui. Ti assicuro che giocherai in questa stagione e lo farai benissimo'. Dopo non mi disse più nulla, ma in quella stagione giocai tantissimo e tutte le gare più importanti. Lui poi ha visto una cosa che magari altri non avevano visto: mi schierò anche terzino, fu il primo a vedermi in quel ruolo. La fiducia che mi ha dato Ancelotti non me l'ha data mai nessuno".
Vi siete sentiti responsabili per come è finita l'avventura di Ancelotti a Napoli?
"La decisione di non andare in ritiro fu nostra, il presidente parlò di ritiro punitivo ma noi giocavamo ogni tre giorni ed eravamo sempre in ritiro. Perché aggiungere altri 10 giorni di ritiro? Per noi le cose non andavano risolte così e quando dico noi non mi riferisco solo a Nikola Maksimovic ma a tutti quanti. Ancelotti vide il gruppo unito e ci diede supporto. De Laurentiis interpretò male quella posizione, pensò che Carlo si era schierato dalla parte dei giocatori e non dalla sua parte. E quindi dopo un po' lo mandò via... A me dispiacque, veramente, una persona come lui non l'avrebbe meritato. Lui ha fatto tantissimo per lo spogliatoio del Napoli, per la gente che lavora lì. Non era colpa sua, ma nemmeno colpa dei giocatori..."
Pagò l'aver compreso le vostre motivazioni
"Carlo aveva un rapporto da padre e da amico coi giocatori e questo non piacque al presidente. In quell'anno e mezzo ho parlato tantissimo con Carlo, è davvero una splendida persona e quando mi diceva qualcosa era davvero così. E poi io per Carlo in quel momento potevo fare tutto".
Puoi raccontarci esattamente cosa accadde dopo il pareggio col Salisburgo?
"Ancelotti venne nello spogliatoio e ci disse: 'Ragazzi, il presidente vuole che andiamo in ritiro, cosa volete fare?' 'Non andiamo in ritiro', la nostra risposta. Ma io andai subito dal mister e gli dissi che quella era una decisione della squadra e che lui col suo staff era giusto andassero in ritiro, non era giusto far ricevere una multa a persone dello staff che guadagnavano pochi soldi decurtando loro il 50% di uno stipendio o uno stipendio intero. Quindi loro andarono in ritiro e noi andammo a casa. Il giorno dopo scoppiò il casino con tanto di multa... Pensa che io sono stato tra i 3-4 giocatori che poi quella multa l'hanno davvero pagata perché gli altri o hanno rinnovato il contratto e l'hanno risolta al momento della cessione".
Sarai a Napoli in caso di vittoria dello Scudetto?
"Assolutamente, sarò in città a festeggiare. Al 100%. Mi hanno già chiamato una ventina di tifosi della Stella Rossa che vogliono comprare i biglietti per Napoli per festeggiare lo Scudetto".
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