di Bruno Galvan
Era l’11 gennaio 1999, il Napoli era in B dopo essere indegnamente retrocesso con un campionato vergognoso dalla serie A. Quel giorno si giocava Monza-Napoli, sulla panchina azzurra c’era Renzo Ulivieri che lasciò il Bologna europeo per riportare gli azzurri in massima serie. Quel giorno andò a segno con un destro chirurgico dal limite dell’area, Angelo Paradiso. Tutti dopo quel gol avrebbero scommesso sul talento romano come nuovo gioiellino del Napoli, ma quella rete segnò una parabola discendente davvero inspiegabile. La redazione di CalcioNapoli24 ha contattato in esclusiva proprio l’ex numero 22 azzurro.
Angelo, come giudichi la stagione del Napoli?
“Assolutamente positiva, nonostante i tanti cambiamenti tecnici. Benitez ha lavorato in maniera importante, gli azzurri giocano insieme alla Roma, il più bel gioco del nostro campionato. Spesso gli azzurri sono andati in difficoltà perché in A, il gioco è lento mentre Rafa, venendo dall’Inghilterra, ama il gioco veloce con verticalizzazioni immediate”
Mertens e Callejon sorprese assolute, concordi?
“Personalmente stravedo per Mertens, è un calciatore devastante e lo si sta vedendo anche in questi Mondiali. Callejon è un elemento completo che ti garantisce corsa e soprattutto tanti gol”
In Spagna hanno insistito sul fatto che il Barça volesse offrire 70mln per Higuain. Se fossi il presidente De Laurentiis lo lasceresti partire per quella cifra?
“Senza dubbio l’avrei ceduto a quella cifra. Con 70mln ci compri altri tre grandi calciatori e diventi ancora più forte. Oggi comandano i calciatori: se vogliono andare via, alla fine ci riescono sempre”
Cosa serve a questo Napoli per avvicinarsi alla Juve?
“Servono due difensori rapidi che sappiano giocare la palla. Vedrei molto bene Vermaelen che ha esperienza internazionale e la personalità per giocare con il Napoli. Fossi in De Laurentiis prenderei subito Candreva dalla Lazio: ha qualità importanti e può giocare in svariate zone del campo”
Parliamo della tua carriera: come mai una parabola discendente dopo quel gol fantastico in Monza-Napoli?
“La mia carriera è stata molto particolare. Non ho capito ancora oggi perché non fui riscattato dal Napoli perché avevo fatto bene e volevo rimanere a tutti i costi. C’è stato qualcosa di losco dietro questo fatto perché non si riesce a capire come il Napoli riuscì a perdermi alle buste col Teramo, squadra di serie C. Ero innamorato della città, lì a Napoli ho anche parenti. Napoli era per me un punto d’arrivo e non di partenza. Avevo richieste importanti in quell’anno, ma volevo solo l’azzurro”.
Ti sei sentito tradito da qualcuno sul piano professionale? Perché non sei riuscito a sfondare ad alti livelli?
“I miei problemi iniziarono quando decisi di non affidarmi mai più al più grande procuratore che c’era all’epoca. Dopo questa mia scelta, iniziò la mia catastrofe calcistica. Ero titolare a Lecce in A, poi dopo 10 gare Cavasin non mi fece più giocare senza alcun motivo. E’ una cosa paradossale perché ero titolare nell’Under 21 e tutti quei calciatori che facevano parte di quella nazionale come Brocchi, Zauri, Zenoni, hanno fatto poi la carriera che hanno fatto, mentre io no”
Che effetto ti ha fatto vedere il ‘tuo’ 22 dopo tanto tempo sulle spalle del Pocho?
“Ho un aneddoto da raccontare. Il 22 a Napoli me l’ha messo un capo ultrà che definendomi o’ pazzo disse devi scegliere per forza quel numero. Beh rivedere quel 22 sul Pocho mi ha fatto sorridere perché allora vuol dire che il pazzo a Napoli non ero solo io…(ride ndr). Lavezzi è un calciatore straordinario che ha fatto infiammare la platea del San Paolo”
Ci sei mai più ritornato al San Paolo?
“Non ci sono più ritornato dal ’99. Ora ho preso il patentino da allenatore, mi piacerebbe allenare i bambini del Napoli. Quella di De Laurentiis è una società seria e solida”
@riproduzione riservata