Alessandro Renica ha partecipato al Memorial Match andato in scena oggi a Casoria tra il Napoli campione d'Italia stagione '87 e la Rappresentativa Giornalisti campana. A fine partita, lo abbiamo intervistato in esclusiva per CalcioNapoli24.it: "10 maggio '87, ti senti napoletano? Sì, assolutamente sì: alla mia età mi son reso conto che i napoletani sono un popolo straordinario. Siete veramente i migliori, avete una marcia in più e potete andare a testa alta: la vostra allegria, la vostra accoglienza non esiste da nessun'altra parte nè in Italia nè nel mondo.
Ricordo di quella giornata? L'immagine che porto dentro da sempre è vedere il San Paolo tutto d'azzurro: il sabato, il giorno prima, Maradona fece l'annuncio chiedendo a tutti i tifosi di venire allo stadio con qualcosa d'azzurro. Quando entrammo in campo con la Fiorentina vedemmo tutto lo stadio azzurro: la gente aveva sciarpe, bandiere, non vedevi più la gente ma un muro azzurro! Fu una cosa che solo Napoli poteva fare, quell'immagine mi ha shockato. Razzisti? Erano quattro stupidi fortunatamente che non esiston più. Allora il Napoli era il 'ciuccio' e capivamo l'importanza sentendo le persone anziane di Napoli che speravano nel primo scudetto.
Partita decisiva di quella stagione? Tanti parlano del 3-1 a Torino, quella sì ti dà consapevolezza, ma il giorno che ho festeggiato di più è stato quello della matematica certezza della vittoria: eravamo appesi sempre a momenti delicatissimi. Ricordo che perdemmo a Verona, pareggiammo una partita ed eravamo in una piccola crisi, poi però arrivò il Milan: avremo messo in discussione il campionato se non avessimo vinto. Ci ho riflettuto su questa cosa: vinci solo quando hai la matematica vittoria.
Il segreto di quel Napoli? Avere grandi campioni prima di tutto, senza di quelli non vai da nessuna parte: avevamo Maradona che era il 'Dio del calcio' e si era consacrato come il migliore al mondo. Avevamo Bagni che era un Nazionale ed era un animale in mezzo al campo, Giordano davanti che tra assist e gol ha risolto tanti problemi. Bruno mi ricorda tanto Higuain, anche se Giordano era anche meglio nella finalizzazione. C'era Beppe 'Palo 'e fierr', tanti campioni che con un'unità di intenti e consolidandosi siamo diventati anche amici: questo è importante. Anche le mogli sono state importanti, poi a volte ci si dimentica: la 'Mary' di Bruscolotti che organizzava le cene, mia moglie stessa, la moglie di Bruno che era molto dolce. Credo abbiano contribuito anche loro.
Vittoria in Coppa Italia? Mi ricordo uno dei miei più bei gol da 45 metri: partì il tiro ed entrò sotto la traversa! Partì un tiro incredibile, sbloccò la partita. Gol alla Juve? Noi giocavamo spesso in stradi stracolmi, con Maradona che portava tanta gente allo stadio: in quella gara ce n'erano 110 mila secondo me, con altri 20 mila fuori allo stadio! All'andata avevamo perso 2-0, eravamo ai tempi supplementari e Diego era uscito per infortunio. Arriva il mio gol e solo chi era lì può capire cos'è successo: un 'bell'inferno'!
Cos'è per me Napoli? Intanto ringrazio la dea bendata di avermi fatto vivere queste esperienze a Napoli, dico che ha dato un senso alla mia vita: più passa il tempo, più non la dimentico mai e la porto nel cuore".
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