"Ten nu carattere nu poc brusco e scorbutico, però, in questa occasione ho avuto l'opportunità di vedere quanto ci tenga a me. La mia felicità? Essere voluto bene da Pino Daniele". Due leggende napoletane a confronto in una memorabile puntata del programma 'Alta Classe' dedicato ai grandi artisti, ideato e condotto dal miglior giornalista italiano di sempre, Gianni Minà. Verrà ricordata come una pagina indelebile di grande televisione. Arte, musica sopprafina, comicità geniale, non volgare e mai banale. Dalla famosa 'agendina' di Minà l'invito a Massimo Troisi: "Fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho, Troisi... e m'ha invitato". Minà divertito commenta: "Serata difficilissima". Poi iniziano gli esilaranti botta e risposta. "Pino vien accà, a festa è a toje, t'ammà chiammà p telefon pur a te?". Il re del blues risponde: "Mo arrivano le domande disgraziate... come vi siete conosciuti?". Iniza il racconto, o meglio lo sketck di Troisi, semplice e non costruito: "La prima volta che l'ho incontrato si è presentato così 'Piacere, Daniele Giuseppe'. Non pensavamo di avere successo e allora non ci siamo ricordati le cose interessanti che ci siamo detti. Adesso lui mi scrive una canzone ed io faccio un film. Andiamo avanti così da anni". Tra battute sul divanetto a tre e risate di un pubblico in visibilio la serata scorre piacevolmente fino a toccare punti elevatissimi di cultura e filosofia di vita, le massime sulla sofferenza in amore: "L'artista va derubato per il suo interesse. Più soffri e più scrivi meglio". E infine di poesia, con un testo inedito di Massimo Troisi musicato proprio da Pinuccio, 'O saje comm fa o core', dedicato a Napoli, definito un posto speciale. Una serata indimenticabile. CalcioNapol24.it ha pensato di strappare un ricordo al giornalista più vicino a Pino Daniele, per avere un ritratto intimo del cantante che ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore dei napoletani ma tantissime emozioni:
"Sembrerà banale ma il ricordo più piacevole che ho di Pino Daniele è quello della sua scoperta da musicista. Era un artista strepitoso, molto rigoroso ed era napoletano nel'anima. Rifutava i luoghi comuni su Napoli e combatteva sempre i pregiudizi. Nei testi delle sue canzoni c'era tanta ironia, ma anche tanta critica nei confronti di chi infangava le sue origini. Queste cose lo facevano risultare un napoletano vero e non una macchietta. A parte la grandezza del musicista, che ha avuto la bravura e l'onore di cantare e suonare con tutti i grandi del jazz, rock e blues della nostra epoca, rimarranno eterni i testi delle sue canzoni. Il solo fatto di aver scritto 'Napule è' lo qualifica come uomo, lo fa diventare leggenda. Pino aveva deciso di ritirarsi per problemi cardiaci come Massimo Troisi. Successivamente ritornò sui suoi passi e mi disse: "Perchè devo credere di poter cambiare il mio destino? Quello che sarà, sarà. Non devo avere paura di fare concerti. Se il Padretemo mi ha assegnato un destino, quello sarà". Peccato sia rimasto in terra soltanto 60 anni. Della festa Scudetto ho immagini confuse. Non fu semplice mettere insieme tantissimi artisti in poche ore. C'erano tutti, i migliori, quelli della vecchia e nuova generazione. Quella sera Pino era collegato dallo stadio di Fuorigrotta, mentre io da studio cercavo di tenere le briglie di uno spettacolo di voci e colori. Quello che m'impressionò di lui fu il fatto che prima di eseguire il pezzo che aveva scelto, accennò 'O sole mio', per rimarcare l'appartenza alla sua terra. Ad 'Alta classe', invece, dovevamo ricostruire la sua carriera professionale. Troisi. però stravolse tutto all'improvviso e puntò su di me. Furono 24 minuti di grande televisione. Quella tramissione fu la dimostrazione che si può ancora fare ironia intelligente. Far ridere, penso, sia molto più difficile che far piangere. Adesso lo immagino in Paradiso con tutti gli amici di una vita, con Massimo, uno complice dell'altro. Addio Pino, un grande artista rigoroso che ha onorato Napoli".
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