Napoli-Inter, una sfida con mille intrecci tra passato, presente e futuro: allenatori, calciatori, colpi di mercato mai realizzati ed un campionato in corso che vede entrambe le squadre in lotta per il terzo posto ma con gli azzurri nettamente in vantaggio. Il cammino si intreccia anche in Coppa Italia dove appunto le due squadre si sfideranno per i quarti di finale, mercoledì sera, allo stadio San Paolo. Il Napoli, campione in carica, è impegnato anche in Europa League mentre per l'Inter, viste le difficoltà per il terzo posto, la Coppa Italia potrebbe rappresentare una vera e propria scialuppa di salvataggio. Ne ha parlato ai microfoni di CalcioNapoli24, l'ex portiere nerazzurro, Walter Zenga.
Momento delicato per l'Inter, Napoli in gran forma: da cosa dipenderà il passaggio del turno?
“Le partite non vanno mai viste singolarmente, bisogna vedere come ci si arriva. Gli infortuni spesso possono condizionare un'intera stagione, idem il mercato. Ogni partita si valuta nel suo complesso. Difficile fare pronostici”.
Mercato: il Napoli ha lasciato andar via Reina e dato fiducia a Rafael, chi ci ha guadagnato?
“L'addio di Reina ha pesato tanto perché è un portiere di grande esperienza e quindi chi deve sostituire un giocatore del genere ha bisogno di tempo. Difficile essere ai suoi livelli ma chi segue almeno per non farlo rimpiangere. Sostituirlo è difficile a qualsiasi livello, sia a Liverpool che a Napoli. Il segreto è non fare paragoni con chi c'era prima. Una volta andato via, stop. C'è Rafael ed è lui il portiere del Napoli con le sue qualità e le mette in campo”.
Lei ha vissuto il San Paolo probabilmente nel periodo migliore della storia del Napoli dove, al di là degli scudetti vinti, c'era sempre una massiccia affluenza: che emozioni si provano a scendere in campo da avversario?
“Il San Paolo è come il Meazza, probabilmente tra le tifoserie più calde d'Italia ed indubbiamente in quel periodo storico lo era di più. La tifoseria ti dà tantissima carica e tantissima spinta. Adesso gli stadi sono entrambi un po' vecchiotti ed vanno ristrutturati per poterli vedere stracolmi. É difficile portarci le persone perché spesso si tratta di strutture vecchie, andrebbero ristrutturate e si potrà riapprezzare una massiccia affluenza. É risaputo. Squadra, società e tifosi devono essere in simbiosi ma ognuno deve limitarsi alla propria sfera. Se il tifoso o la società vuole fare l'allenatore allora sbagliano, e viceversa. Ognuno deve fare il meglio nella sua posizione”.
Nella prima parte di stagione stava venendo meno quel rapporto tifosi-squadra che da anni ha sempre fatto invidia. L'eliminazione dalla Champions è stata determinante per questa frattura, ma nella testa di un giocatore quanto pesa non giocare nell'Europa che conta? Soprattutto per chi è abituato a giocare a certi livelli...
“Premetto che ci sono cose molto più gravi e grandi nella vita che la delusione di non giocare in Champions per un anno. Pazienza, c'è l'Europa League e il campionato. Bisogna chiedere a Benitez come mai la squadra abbia reagito così. Fare l'allenatore è un lavoro difficile ovunque. Può capitare che, anche se sei un ottimo allenatore, non riesci a far bene da una parte e far benissimo altrove. Dipende da tanti fattori”.
Se lei fosse ancora in campo, quale sarebbe l'attaccante più temibile?
“Beh io chiederei agli attaccanti qual è il portiere che più gli fa paura, che gli ha dato più fastidio”.
Un tuffo nel passato, fu ad un passo dal Napoli, Maradona lo voleva fortemente, poi non se ne fece più nulla. Rammarico?
"E' una storia passata, sono molto fatalista, si vede che così doveva andare. Il Napoli viveva un momento fantastico, sarebbe stato bello, ma anche l'Inter era una squadra vincente. La verità è che ci fu una trattativa che non si è conclusa così come succede in tanti altri casi. Conosco Diego e siamo amici, vivendo a Dubai ci vediamo anche. Fece piacere il fatto che mi volesse in squadra con lui ma sono felice di aver lasciato il segno e di essere rimasto nel cuore dei tifosi interisti per tutto quello che ho fatto a Milano".
E' successo troppo spesso che alcuni calciatori abbiano rifiutato il trasferimento al Napoli sia per la città che per l'ambiente...
“Sono tutte cazzate, non rientra nella mia mentalità, nel mio personaggio. L'Inter ha fatto di tutto per trattenermi, e la trattativa non si concluse. Nessun rammarico, però, con tutta onestà, sarei stato un portiere da Napoli...”
Cioè?
“Avevo un carattere per poter giocare nel Napoli, si avvicina molto a quello dei napoletani. Bisogna avere una visione completamente aperta e sapersi adattare a quelle che sono le esigenze della società, della città e della vita. Vivere a Napoli è diverso dal vivere a Palermo anche se siamo nella stessa Nazione. Bisogna essere veloci e bravi nel capire le esigenze e rispettar usi, costumi e cultura della città”.
“La stessa Nazione”... le ricordo uno striscione esposto a San Siro nelle settimane in cui si parlava della trattativa col Napoli. I suoi tifosi la invitarono a “Restare in Italia”.
“Sono dell'idea che delle cose non vadano neanche commentate. Non ricordavo questo episodio ma ad ogni modo sono atteggiamenti incommentabili”.
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