ESCLUSIVA - Ujfalusi: "Domani finisce 3-2, la risolve Gonzalo! Dal Messicidio al tradimento in nazionale: rischiai di perdere una gamba, dopo il ritiro...faccio il padre! Mertens come Aguero? Chissà..."

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ESCLUSIVA - Ujfalusi: Domani finisce 3-2, la risolve Gonzalo! Dal <i>Messicidio</i> al <i>tradimento</i> in nazionale: rischiai di perdere una gamba, dopo il ritiro...<i>faccio il padre!</i> Mertens come Aguero? Chissà...

"Facciamo così, ti richiamo io perchè su WhatsApp non si sento molto bene e perdo la linea...". Dopo un minuto e mezzo, si ha la sensazione che la chiacchierata sarà una di quelle divertenti. Molto divertenti. Effettivamente, va proprio così. Tomas Ujfalusi, ex difensore della Fiorentina, si lascia andare in una lunga intervista a CalcioNapoli24 in vista della partita dell'Artemio Franchi, l'ultima del 2016, che vedrà opposte la 'sua' Fiorentina ed il Napoli: "Guarda, il Napoli è in ottima forma ma sarà una partita bellissima", annuncia. 

Allora Tomas, come nasce l'amore per il calcio? 
"(ride, ndr) Non saprei, è nato tutto il modo molto naturale: avevo forse quattro anni quando iniziai a dormire con la palla e le scarpette, già da quella età iniziai a giocare"

Sigma Olomouc, Amburgo, Fiorentina, Atletico Madrid, Galatasaray: hai giocato in quasi tutti i maggiori campionati europei, cosa ricordi maggiormente di queste esperienze? Davvero cambia così tanto l'approccio?
"Guarda...quando sono andato via dalla Repubblica Ceca per la Germania, è stato difficile perchè il  modo di intendere il calcio è differente: il campionato ceco non era così forte e veloce, poi sono arrivato in un Amburgo che giocava la Champions League. Ti devi abituare a lavorare un po' di più, in quell'epoca era difficile anche perchè trovavi un'altra lingua che non conoscevi. Non fu facile, poi dopo tre anni e mezzo ti abitui e ad un certo punto della vita, sai, ho deciso di andare via. Non volevo giocare più di quattro anni in un paese, per la lingua, per la cultura e per il calcio: volevo sfruttare i quindici anni di carriera, andare a Firenze fu una scelta motivata perchè, da difensore, sono sempre stato innamorato del calcio italiano. Per come si lavorava in fase difensiva, per i giocatori..."

Perchè il tuo sogno era la Serie A? Premier League e Liga forse sono complessivamente migliori...
"...certo, ma nel 2004 il calcio italiano era fortissimo: era il più forte ed aveva calciatori fortissimi. Ho scelto Firenze quando salì in Serie A, non era facile ma quando il mio procuratore disse che c'era un'offerta...dissi che sarei voluto andare là subito. La città è stupenda, così come i tifosi: ne parlai con Tomas (Repka, ndr) e con Lubos (Kubik, ndr) che avevano già giocato in viola. Decisi di andare lì e basta. Non era facile cambiare ancora, ma ormai dopo il primo spostamento mi ero abituato: sono rimasto quattro anni, volevo rimanere ancora di più ma non trovai l'accordo con Pantaleo Corvino"

Se ti chiedo un compagno che ti ricordi maggiormente nella tua carriera? Magari uno che si faceva notare anche per ciò che faceva fuori dal campo...
"In ogni squadra c'era sempre un calciatore al quale stavi più vicino: all'Amburgo ho passato tanto tempo con Sergej Barbarez, col quale parlai tante volte nonostante fosse più anziano di me; a Firenze strinsi con molti compagni, era quasi una famiglia dato che uscimmo tante volte assieme. Ho passato molto tempo con Martin Jorgensen, perchè era il mio compagno di stanza, ma non dimentico Adrian Mutu, Dario Dainelli, Alessandro Gamberini...anche Luca Toni, certo. Mi sono innamorato, perchè quella Fiorentina funzionava come una famiglia. A Madrid invece...Simao Sabrosa, abbiamo vissuto tre anni assieme anche se non dimentico Garcia, Seitaridis, Diego Costa. In Turchia, invece, c'era già il mio compagno di nazionale Milan Baros: abitavamo vicini..."

Ecco, il Galatasaray: ma quelle ciabatte alla presentazione da dove uscirono?
"Guarda, fecero tutto loro: quando arrivai lì, non lo sapeva nessuno. Entrai subito in una automobile con i vetri oscurati, uscii direttamente nell'ospedale: mentre preparavano tutti gli esami, scattarono la foto e la misero così. Diciamo che fu un po' più differente del solito (ride, ndr)"

Ho letto che hai rischiato di subire l'amputazione di una gamba...
"Sì, sì...."

...cosa successe?
"Giocammo contro il Brescia, presi una botta di tacco nella zona del ginocchio: avevo un buco in profondità, roba di due-tre centimetri. Mancavano 15-20 minuti, ci misero su quello che potevano e finii la partita. Nella notte però già sentivo che qualcosa non andasse per il verso giusto, mi recai dal dottore il giorno dopo e mi presero subito in esame: mi pulirono il ginocchio in circa tre ore, poi restai tre settimane in ospedale sotto cura antibiotica. Stavano cercando la cura giusta che potesse aiutarmi, ma fecero fatica: quando mi sono ripreso, il dottore mi disse 'Guarda, hai rischiato l'amputazione perchè chi ha pulito il tuo ginocchio ti dava il 5-10% di possibilità di non amputazione'. Lo staff medico e societario della Fiorentina mi disse che ero stato fortunato, fu un periodo non facile ma Dio è stato con me (ride, ndr)"

Benitez ti chiamò per portarti al Liverpool, e tu gli attaccasti il telefono in faccia...
"Mi chiamò, è vero! Pensavo fosse uno scherzo da parte di Adrian Mutu, pensavo mi stesse prendendo per il culo (testuale, ndr): all'inizio non ci credevo, anche perchè Rafa iniziò a parlare in inglese dicendomi che gli sarebbe piaciuto avermi a Liverpool. Dissi 'no Adri, basta' e lasciai il telefono. Mi chiamò di nuovo parlandomi in italiano, raccontandomi degli studi a Coverciano: gli chiesi scusa, gli dissi che pensai fosse un mio compagno di squadra. Parlai con lui, sì: ero contento della chiamata e dell'interesse del Liverpool, però dopo quattro anni a Firenze...gli dissi 'mi piacerebbe, ma non posso andare in Inghilterra dopo tutto il tempo passato qui'. Preferii andare in Spagna, dove la vita è abbastanza simile a quella italiana: fu una buona scelta, perchè lì ho vinto qualcosa"

E' capitato anche a Koulibaly, in passato: come dobbiamo spiegarci questa cosa che i difensori centrali chiamati da Benitez gli attaccano sempre il telefono in faccia?
"(ride, ndr) se l'avessi saputo prima, avrei iniziato a parlare normale. Non ricordo se il numero fosse inglese o sconosciuto, però pensavo fosse Adri che mi prendeva in giro: lui faceva sempre queste cose, scherzava molto. Mi dispiacque (ride, ndr)"

Qual è la cosa più strana che ti è capitata in carriera?
"Guarda, non saprei...un po' di cose sono capitate: escludendo le vittorie dei trofei, posso dirti che tra le più belle c'è una partita della Fiorentina. Vincemmo dopo tanti anni contro la Juventus, quando tornammo a Peretola circa 5-7000 tifosi ci aspettarono: fu una cosa che non mi aspettavo, non lo dimentico. Ricordo anche una sconfitta con l'Atletico Madrid: perdemmo una coppa contro il Siviglia, ma i tifosi furono incredibili. Rimasero sul campo a incitarci, ci fecero sentire come se avessimo vinto. Queste sono le cose più belle che ricordo"

E quelle brutte, allora?
"Beh...c'è il Mondiale del 2006: l'espulsione al secondo match, l'eliminazione contro l'Italia...parlai con Luca Toni dell'incontro che ci sarebbe potuto essere tra di noi. Però non giocò nessuno dei due, ma è successo: il calcio è fatto anche di queste cose"

Venisti espulso contro il Barcellona, in Spagna scrissero "Messicidio di Ujfalusi": ma fu davvero cattivo quel fallo?
"Forse fu un po' eccessivo (ride, ndr), diciamo che la partita stava finendo ed ero sicuro di prendere la palla: però Messi lo conosciamo, è un po' più veloce di me (ride, ndr). Toccai poco la palla, poi appoggiai il piede sulla sua caviglia: sono stato un po' sfortunato, ma quando ho visto le immagini non rimasi molto bene. Sono dei momenti in cui ti girano in mente dei pensieri del tipo 'se fai male al più grande calciatore del mondo e magari rimane fuori sei mesi...': non sono certo degli attimi piacevoli, ma dopo due settimane Messi era già in piedi. Fui sfortunato, certo...ma anche fortunato, non sono tanti i giocatori che lo hanno preso (ride, ndr). Mi dispiacque, certo, ma sono sicuro che se non fosse stato Messi...non sarebbe successo niente: volevano darmi dodici turni di squalifica, mamma mia, alla fine ne presi tre perchè era Messi. Se non ci fosse stato lui al massimo avrei preso un turno di stop: però va bene così, bisogna proteggere quelli davvero bravi"

C'è qualcosa di cui ti penti e che non rifaresti?
"Mmm...guarda, non voglio cambiare qualcosa: certo, qualcosa in 17 anni potrebbe essere andata in modo differente. Ad esempio il modo in cui lasciai la nazionale, abbastanza presto: avevo una trentina d'anni, ma a quel punto potevo concentrarmi sul club. Lasciai la nazionale non perchè non volessi farne parte, ma perchè successe qualcosa che si sa: uscimmo con delle amiche, ma non mi piacque la reazione di alcuni giocatori. Quelli più conosciuti e forti avrebbe potuto dire qualcosa a riguarda, non lo fecero e per quello decisi di lasciare la nazionale: come se non fosse una famiglia. Tradimento? Sì, mi aspettavo che qualcuno dicesse qualche cosa sull'uscita con le amiche. Invece non dissero niente, e allora decisi di non continuare"

Cosa ha dato il calcio a Tomas Ujfalusi?
"Amici, ma non tantissimi. Tante lingue, ne parlo cinque ed è importante. Poi tanta conoscenza del mondo..."

Sei rimasto in buoni rapporti con qualche ex compagno?
"Ma sì, sento ogni tanto Mutu, Dainelli, Simao, Diego Costa, Barbarez...ci mandiamo qualche messaggio. Poi ogni due-tre mesi vado a Firenze, a Madrid anche devo tornarci dopo sei mesi, anche ad Istanbul però sta succedendo un po' di tutto: dovevo andare a novembre. Però quando vado in questi posti, mando un messaggio ai vecchi compagni e li avviso che sono lì. Magari mangiamo qualcosa assieme..."

Adesso cosa stai facendo?
"Per il momento sto facendo un po' di scouting per lo Sparta Praga e collaboro un po' col mio procuratore. Sto facendo il padre (ride, ndr): ti dico la verità, tanti calciatori quando finiscono la carriera magari hanno dei problemi a riabituarsi alla solita vita. Io invece no, perchè ho smesso per colpa di un infortunio e ho dovuto accettare la fine della carriera. Magari gioco ogni tanto con gli amici, certo vivere quotidianamente lo spogliatoio manca: però non mi mancano i molti viaggi, così come le notti in albergo (ride, ndr). Non volevo fare l'allenatore, però"

In Italia è arrivato Schick, così come Krejci: tanti talenti cechi arrivano in Serie A...
"Sono molto contento per loro due, soprattutto per Krejci che ha fatto la scelta giusta. Tanti dovrebbero fare come lui: m'è piaciuto il fatto che abbia giocato tanto con lo Sparta Praga ed abbia acquisito esperienza internazionale, prima della decisione di partire. Altri ragazzi magari a 16-18 anni giocano qualche partita e vanno via, anche se il caso di Schick è differente: secondo me trionferà, sicuro. E' bravissimo, come Ladislav, a livello tecnico anche se magari non ha trovato tantissimo spazio: deve avere pazienza, arriverà il suo momento"

Nel frattempo c'è Fiorentina-Napoli...come la vedi?
"La Fiorentina non è più la stessa, ha perso un po' di equilibrio rispetto all'anno scorso. Non saprei, magari è solo un momento: bisogna dimenticare il ko contro la Lazio, mentre il Napoli è molto in forma e l'ha dimostrato in Italia ed in Europa. Anche senza Milik, certo una perdita pesante: adesso sta facendo bene, magari è la partita giusta per la Fiorentina per riprendersi...però se riesci a vincere tre partite puoi fare la differenza. Sono convinto che la Viola si riprenderà"

Nel 2008 avesti come compagno di squadra Christian Maggio, te lo ricordi?
"Certo che me lo ricordo! Quando arrivai era già lì, abbiamo vissuto un po' di tempo assieme: come dicono gli spagnoli, era una 'maquina'! Era veramente forte fisicamente, veloce e molto buono. Non giocò tantissimo con noi, ma a Napoli ha fatto molto bene: un professionista che lavorava sempre al massimo, che voleva sfruttare ciò che il campo gli proponeva"

Hai visto Mertens? 
"Sì...ti dico la verità: è bravo, è bravo..."

Come giocatore potrebbe ricordare un po' Sergio Aguero, basso ma a suo agio nel ruolo di centravanti?
"La difficoltà, così, è nel non avere un punto di riferimento in avanti: diciamo come Ibrahimovic, alto e forte. Uno come Mertens, però, è difficile da marcare: magari ci si mette tra le linee, e per il centrale poi spunta la decisione di 'uscire' o chiamare il centrocampista. Se uno è furbo, è sempre complicato da difenderci su: a maggior ragione se sei veloce nell'uno contro uno e sai segnare negli ultimi venti metri. Mertens può ricordare un po' Aguero come tipologia di calciatore, sono entrambi veloci (ride, ndr)"

Ma a Firenze, in tutto questo, come finisce?
"Guarda, il Napoli è in ottima forma ma sarà una partita bellissima. Su chi punto? Io dico che possa finire 3-2 per la Fiorentina...chi la decide? Beh, io sono un difensore centrale: non posso non dire un centrale, dico Gonzalo Rodriguez!"

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