"Di fenomeni in giro ce ne sono pochi. Magari ne riconosci anche qualcuno nella mischia, ma poi è la costanza, la motivazione, lo spirito di sacrificio a far la differenza". Così apre l'intervista ai nostri microfoni Stefano Morrone, centrocampista che ha collezionato 300 presenze in Serie A con le maglie di Empoli, Lazio, Venezia, Palermo, Chievo. Un uomo di campo, Stefano, che ha fatto del calcio la sua scelta di vita e, anche adesso che ha lasciato il calcio giocato, si dedica alla formazione Beretti del Parma. La nostra redazione l'ha contattato in vista del match tra Napoli e Chievo, ecco le dichiarazioni che ha rilasciato in esclusiva ai nostri microfoni: "Adesso alleno la Beretti del Parma, sono tutti classe '99. Molto piccoli, difficile intravedere il fenomeno in giocatori in una così tenera età. Di Messi e Maradona non ne nascono più. Alcuni hanno pure quel quid in più, ma la differenza la fanno lo spirito di sacrificio, la voglia, la dedizione. A volte, anche gli amici e l'ambiente che li circonda possono fare la differenza".
Hai giochato nel Chievo come centrocampista, adesso al posto che hai lasciato c'è De Guzman con la maglia numero 1 - "E' un buon giocatore, deve trovare la collocazione giusta per lavorare con continuità. La scelta del numero 1 è una cosa simpatica, goliardica. Alla fine parla sempre il rettangolo verde. Se hai l'uno sulla maglia, magari hai più occhi addosso, hai più riflettori puntati su di te".
Nel Chievo, nel 2003, c'erano anche Barzagli, Pellissier, Luciano, Amauri... ci racconta un episodio che ancora ricorda di quegli anni? "Luciano era un personaggio molto simpatico, questo me lo ricordo bene. Un tipo da gruppo. Si scherzava sul fatto che all'inizia si faceva chiamare Eriberto. In campo lo prendevamo in giro, lo chiamavamo col suo vecchio nome e lui ci scherzava su. Barzagli non era una prima scelta nelle idee di Del Neri, poi è cresciuto col tempo ed è diventato quel che è diventato".
Che ricordi hai di Del Neri? "Quando perdevamo, il martedì era inavvicinabile. Di poche parole, pochissime. Non ci metteva in punizione".
La partita più emozionante? "Ti rimangono varie cose, tanti episodi nel corso degli anni. Ricordo l'esordio in Serie A, il primo gol: avevo 19 anni. Empoli-Perugia: vincemmo 2-0. La seconda la perdemmo contro l'Inter. Nel tunnel al mio fianco c'erano Baggio e Zamorano, li guardai e in quel momento capii che ero arrivato. Avevo realizzato il mio sogno. Stavo giocando nel calcio che conta".
Un commento sul Napoli di Sarri? "Nel Napoli di oggi son tutti fenomeni. Fa un gioco bellissimo, il merito è di un grandissimo allenatore. Il Napoli gioca bene, è proprio piacevole guardare le partite. Non me ne perdo una. Quando non posso le registro. Mi ispiro a Sarri per la carriera che ha fatto, è un esempio da seguire".