di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)
E' ormai fuori dal mondo del calcio già da anni, ma il suo nome se lo ricorderanno bene i tifosi del Perugia, del Napoli, del Foggia, ma anche del Nottingham Forest. Salvatore Matrecano è l'ospite del giorno di CalcioNapoli24 che l'ha raggiunto, in esclusiva, per farsi raccontare gran parte della sua carriera: dall'incontro con Zeman alla riappacificazione con Vujadin Boskov, tecnico prima al Napoli e poi al Perugia.
Sei uno dei tanti napoletani emersi altrove, senza che nessuno qui in Campania ti notasse. Come mai? Chi ti vide per primo? "Dai sedici anni cominciai a girare in Serie C, tra Vigor Lamezia ed Ercolanese. Poi disputai i campionati con la Nazionale di C e fu lì che si accorsero di me. Sul campo c'erano Pavone e Zeman, rispettivamente direttore e tecnico del Foggia. Mi acquistarono subito, da lì cominciò la mia favola. Speravo, almeno, di poter fare qualche presenza in Serie A, anzi mi bastava qualche panchina. Ma alla prima di campionato, nel 1991, a mister Zeman, balzò in testa la brillante idea di schierarmi da titolare. Marcai un certo Jurgen Klinsmann, contro l'Inter. Feci un partitone e da quel momento non uscì più dall'undici titolare".
Avevi un rapporto speciale con Zeman. Che personaggio era fuori dal campo? "Ci stimavamo tanto, imparai a capirlo anche se parlava molto poco. Lui ha una caratteristica, riesce a farti capire le cose pur stando zitto. Fantastico. Però un giorno si arrabbiò tantissimo con noi, quando nell'ultima di campionato ne prendemmo otto dal Milan. Non riuscì proprio ad accettarlo, glielo si leggeva negli occhi".
Poi il passaggio a Parma, dove diventasti campione vincendo la Coppa delle Coppe. "A Parma mi consacrai. Arrivò una richiesta precisa di Tanzi al Foggia e non esitai ad accettare. Mi videro nella doppia sfida tra Parma e Foggia in campionato, giocai benissimo e feci una buona impressione. Loro avevano una difesa fortissima tra Grun, Apolloni, Benarrivo e Di Chiara. Gli serviva un jolly difensivo e scelsero me".
Napoli, il momento più bello e quello più brutto della tua breve esperienza in azzurro. "Quello più bello fu quando ricevetti la notizia che fui acquistato dal Napoli. Il mio più grande rammarico è quello di non essere mai stato apprezzato a Napoli. Non mi hanno dato tempo nè fiducia, come magari accadde con due napoletani doc come Ferrara e Cannavaro. Così a novembre decisi di andare ad Udine per tornare a sentirmi importante".
Com'era il tuo rapporto con mister Boskov? "In tre parole riusciva a farti capire che uomo e che calciatore volesse in mezzo al campo. Ebbi dei grossi problemi con lui, non mi faceva giocare. Feci qualche presenza con Guerini, ma quandò arrivò il tecnico serbo per me si chiusero le porte. Mi giocavo prima il posto con Luzardi, poi con Fausto Pari che era un suo fedelissimo alla Sampdoria. La cosa strana è che rincontrai Boskov a Perugia, io ero il capitano di quella squadra e mi aspettavo che tornasse ad escludermi. Invece mi chiamò prima di arrivare, andammo a cena insieme e mi rivelò che sbagliò nel periodo di Napoli. Mi vedeva giovane, troppo. All'epoca mi resi conto di che persona squisita era Vujadin Boskov".
L'ultima tua esperienza da allenatore risale al 2010, col Foligno. Come mai ti sei fermato? Eppure facesti così bene..."Scelsi di fermarmi per una serie di circostanze che non sto qui a rivelare. Diventai Campione d'Italia con la Berretti del Perugia, poi vinsi il campionato di Eccellenza. Ero al top della mia carriera, sentivo di poter arrivare in alto, ma mi sono sentito solo. Nessuno mi diede una mano..."
Nessuno. A chi ti riferisci? Al tuo ex agente? "Assolutamente sì, speravo credesse in me. Invece..."
Invece...? "Invece non andò così ed io pensai di dedicarmi esclusivamente alla famiglia. Ma in fondo non sparì del tutto, andavo in giro per l'Europa a vedere calcio. Mi sono informato su come si facesse sport altrove. Mi manca il calcio, chi ha giocato a pallone per anni sente il bisogno di odorare l'erba e di calcare campi da calcio".
Un ruolo nel Napoli di Sarri? O magari nelle giovanili degli azzurri. "Sarebbe il massimo, il coronamento di un sogno. Ma non solo per me, ma anche per tutti i giovani allenatori napoletani".
Tra i tanti giovani che hai avuto a tua disposizione in carriera, quali hanno fatto carriera e sono arrivati nel calcio che conta? "Il primo è Ceppitelli che ha disputato tutta la stagione da titolare a Cagliari. Ha fatto benissimo. Poi Falcinelli che sta a Perugia ed ha fatto tantissimi goal in B".
E' appena cominciato il progetto di 'italianizzazione' del nuovo Napoli. Chi sceglieresti per puntellare la difesa? "Armando Izzo, che peccato che non sia più del Napoli. Mi ricorda il Matrecano calciatore. Purtroppo il Napoli segue altri calciatori, magari più affermati".
Hai mai avuto modo di conoscere Sarri? "Quando divenne il tecnico del Perugia lo andavo a studiare. Mi piaceva molto il suo modo di fare l'allenamento".
Insomma. Disegna il tuo futuro. "Non sai quanto mi piacerebbe tornare a lavorare coi giovani. Non vedo l'ora".
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