di Leonardo Vivard - Twitter: @LeonardoVivard
Napoli-Juve si avvicina. La doppia sfida del San Paolo ospiterà i rivali di sempre. E tra Calciopoli, scontro con Ronaldo e possibilità di vestire la maglia azzurra, abbiamo provato ad entrare in clima partita intervistando ai nostri microfoni Mark Iuliano, difensore bianconero dal 1996 al 2005.
Sei passato dalla Salernitana alle finali di Champions. Che differenza c’è e cosa si pensa in una partita così importante?
Ho avuto tanta voglia di arrivare fin da ragazzino. Ho giocato dalla seconda categoria fino alla finale di Champions per tre volte. E’ l’apice dei sogni di ogni ragazzo. Il culmine del lavoro di una vita calcistica. Io ho avuto la fortuna di giocarne tre di finali di Champions, ma le ho perse tutte. In ogni caso, avevamo vinto comunque il campionato la settimana prima. Mancava solo la ciliegina sulla torta.
Sei stato protagonista con la Salernitana tra le più forte di tutti i tempi, cresciuto nel Real Campagna (provincia di Salerno), ma sei mai stato accostato al Napoli?
Ebbi la possibilità dalla Salernitana di andare al Napoli. Poi le società si misero d’accordo diversamente. Nonostante fossi tifoso juventino sono sempre stato simpatizzante del Napoli, soprattutto di questo Napoli. Grande stima per Sarri e Giuntoli. Il ds è tra i migliori in circolazione, capisce moltissimo di calcio ad ogni categoria. Napoli fortunatissimo ad averlo. Non andai al Napoli perché la Juve in quel caso offriva di più. Era la stagione 96-97, la Salernitana aveva venduto l’anno prima Fresi e successivamente sarebbe toccato a me. Sapevo dell’interesse dei partenopei, ma i bianconeri mi hanno spinto maggiormente. Alla fine ho fatto la scelta giusta, ho avuto 10 anni di grandi successi, mi reputo fortunato ad aver giocato in quella squadra. Fermo restando che se avessi giocato con il Napoli comunque mi sarei innamorato di quella maglia, ma non è successo. Inutile pensare a ciò che sarebbe potuto essere. Anche perché quello era un Napoli retrocesso, fallito. Con il club non ebbi alcun contatto diretto. Mi avvertì di questo interesse il mio agente dell’epoca, Enrico Fedele.
Conosci bene Giuntoli, lo senti ancora?
Lo stimo dal punto di vista professionale ed umano. Uno dei migliori secondo me. Ci sentiamo ancora spesso quando è possibile, anche perchè sempre impegnato. Se gli ho consigliato qualche giocatore? Non ne ha bisogno. Nel Napoli c’è molto di suo. Lippi allenatore, com è? Un allenatore eccezionale, sa leggere le partite come nessun altro. Sa quando c’è bisogno del cambio, sa sempre la mossa giusta. In noi giocatore incudeva fiducia con gli occhi, bastava uno sguardo per capire cosa volesse.
Uno degli scandali calcistici più grandi della storia. L'arbitro Moreno: tu eri presente, mi racconti cosa successe e voi in campo cosa provavate in quegli istanti?
Non sapevamo cosa pensare. In un ottavo di un Mondiale, stavamo dominando contro una squadra nettamente inferiore. Sembrava di vivere un film: ci assegnava rigori contro, cartellini inesistenti. Non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo. Non potevamo fare nulla, appena alzavamo la voce ci buttava fuori senza aver fatto nulla. Non ce n’era uno non arrabbiato. E’ un ricordo bruttissimo. Abbiamo dovuto subire una beffa incredibile.
Stagione 2004/05, la tua ultima alla Juve: lo senti tuo quello scudetto poi revocato dalla Giustizia Sportiva?
Eravamo i più forti, abbiamo dominato il campionato.
In campo voi giocatori sentivate una sorta di sudditanza psicologica? Avvertivate che qualcosa di anomalo ci fosse?
Sudditanza psicologica degli arbitri? Ma di che stiamo parlando. Sono cose che dicono gli altri. In campo noi pensavamo solo a giocare e a vincere le partite. Ciò che hanno deciso in tribunale lo accettiamo, ma sul campo c’è una squadra che ha vinto non meritatamente, ma di più. Se gli altri si sono appropriati di quello scudetto è un problema loro.
Pensi sia emerso tutto da Calciopoli? E pensi che ci sia stata uguaglianza di trattamento tra la Juve e le altre società ritenute responsabili?
Non lo so. Mi è soltanto dispiaciuto vedere infangata la professionalità di persone che hanno dato tutto. Alcuni di questi hanno permesso alla Juventus di avere uno stadio di proprietà, mi riferisco a Giraudo, un professionista incredibile. Vedere gente come lui radiata mentre altri continuano a lavorare tranquillamente, mi fa strano…
Hai mai incontrato Ronaldo o l'arbitro Ceccarini dopo quell'episodio contro l’Inter?
Certo. Ma con Ronaldo non ne abbiamo mai più parlato. Mai stati nemici, in campo pensavamo solo a giocare. Quell’episodio non fu la chiave della partita. Meritavamo comunque di vincerla, resta una situazione dubbia.
Sei stato squalificato per due anni per essere risultato positivo a dei test relativi alla cocaina: come hai vissuto quel periodo?
Stupidaggine commessa a fine carriera. Avevo 35 anni, non avevo più voglia di scendere in campo. Ho pagato il mio errore, è stato un capitolo negativo. Ma la gente ricorda soprattutto certi episodi. Non sono cambiato per nulla, questa cosa non mi ha turbato. Ho ricominciato da zero dopo quell’episodio. L’ho dimenticato.
Quando ti sei riaffacciato al mondo del calcio, le persone ti guardavano con occhi diversi?
Non è una cosa che mi interessava. Mai fatto del male a nessuno, semplicemente a me stesso. E’ stata una cazzata e l’ho pagata. Anche perchè non ho barato, non era doping. Era una cosa che esulava dal mondo del calcio. Fortunatamente amici e famiglia sono rimasti. La gente vera ti resta accanto, mentre ai colleghi non frega più di tanto.